giovedì 15 giugno 2017

HANNO PROMOSSO I TRE VIGILI CHE AMMAZZARONO UN RAGAZZO PER UN TSO. SIAMO UN PAESE SENZA DIGNITA’



Hanno promosso i tre vigili che avevano prelevato il ragazzone disabile Andrea Soldi per portarlo al trattamento sanitario obbligatorio e invece finì all'obitorio. Uno di quelli dei quali nel Vangelo si dice: «Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli». Li hanno promossi, quei vigili, anche se i legali negano: sono passati dall'ufficio di gestione, dove li avevano degradati, al nucleo di polizia giudiziaria di Torino. E intanto aspettano il processo per omicidio colposo in programma per settembre 2017. Li hanno promossi e la gente dice: ah beh, certo, siamo in Italia. Non si stupisce più di niente la gente, e perché dovrebbe? Sa che questo e altro succede e indignarsi non serve. Anzi, si rischiano grane perché non c'è nessuno più suscettibile di chi è in sospetto di favoritismo o di impunità.
I GIUSTI DIVENTANO "CERVELLI IN FUGA". Sanno anche, gli italiani, che prendersela è anche un po' da farisei perché la piaga nazionale della burocrazia politicizzata, delle promozioni strategiche in ragione dell'appartenenza sono la regola e stanno bene a tutti, anche ai nuovi “honesti”, a tutti tranne a chi “non trova cane che gli abbai”. «Tu con chi sei messo? Chi è che può garantire per te?», sono frasi che ogni piccolo italiano impara già alla scuola dell'obbligo, le sente ripetere e gli entrano dentro fin che non si convince che gli serviranno più di ogni curriculum, di ogni talento e se non vogliono adeguarsi, se si ostinano a credere di potercela fare con le proprie forze e con le sole armi dell'equità e della decenza, allora sono dei fessi cui non rimane che far fagotto, rientrare nel curioso fenomeno conosciuto come “cervelli in fuga”: giovani scienziati, ricercatori, studiosi contesi all'estero, senza una possibilità in patria.
QUI TUTTO È BUROCRAZIA POLITICA. «Ma come mai non trovate lavoro in Italia?», si sentono chiedere questi cervelli espatriati nelle università americane. Perché dalle nostri parti tutto, rispondono gli sventurati agli esterrefatti interlocutori, è gestito integralmente dalla burocrazia politica, dalle grandi amministrazioni alla televisione di Stato, dai posti da bidello o portantino alle competenze locali. Non come nei mitici Paesi del Nord, dove hanno staccato l'influenza del governo da quella dell'amministrazione e il principio gerarchico funziona: Paesi mitici, ma meglio lasciarli là.
Non piace il merito, è considerato anti-egualitario, non convince l'attuale papa. Invece la lottizzazione del “chi conosci tu?” è virtuosa
Ma dove non c'è merito c'è la burocrazia della raccomandazione e della protezione che è come le sabbie mobili. Non piace il merito, è considerato anti-egualitario, non convince l'attuale papa, è esplicitamente odiato dai politici come Nichi Vendola che nei comizi lo definiscono - sentito con queste orecchie - «parola fascista, parola vergognosa che deve restare fuori dalle scuole». Invece la lottizzazione del “chi conosci tu?” è virtuosa, è egualitaria.
AFFLITTI DA INEFFICACIA GENERALIZZATA. Per la mancanza di merito si arriva all'inefficacia generalizzata, il che significa impossibilità di produrre sviluppo e ricchezza con cui sostenere il sistema-Paese, inclusi gli sbarchi in frequenza di mille e passa al giorno. Ma in Italia la lottizzazione si estende anche ai migranti: anche loro imparano alla svelta che debbono conoscere qualcuno, che tutti sono uguali ma fino a un certo punto e fino a un certo tempo. E così ci può stare anche lo spettacolo, surreale ma più reale del vero, dei tre vigili promossi in attesa di giudizio.
L'INNOCENZA È DIVERSA DALLA DECENZA. «Beh? Che c'è? Non siamo tutti innocenti fino a prova contraria, fino al terzo grado di giudizio?». E si contrabbanda l'innocenza di partenza con l'immunità per il buon gusto e magari la decenza. Dicono i genitori del “gigante buono” Andrea, l'omone di 45 anni di Torino cui tutti nella piazzetta del quartiere volevano bene perché innocuo e gentile: «Vogliamo giustizia, vogliamo sapere». Ma da sapere, da capire cosa c'è?
Ci sono casi come quello di Stefano Cucchi che ancora si trascinano dopo otto anni: la sorella Ilaria non si stanca di portare in giro la foto del corpo martoriato, incredibile, insostenibile a vedersi. Ogni tanto le danno un contentino, accertano qualche responsabilità, poi tutto torna ad accartocciarsi e bisogna ricominciare da capo. Intanto marcia quella garanzia sacrosanta per gli imputati che si chiama prescrizione, ma che solo qua è stata stravolta in un misterioso modo di farla franca, si tratti di una strage ferroviaria o di un disastro strutturale o di un omicidio colposo che ormai è la fattispecie più gettonata nei tribunali e sancisce l'attitudine al compromesso, l'indecisione felpata dei pubblici ministeri che non se la sentono di andare giù duri. Tutto ormai è omicidio colposo, o preterintenzionale: no, non è che volevano ammazzare, gli è scappato, ma appena appena.
IL GROTTESCO ORMAI NON STUPISCE PIÙ. «Beh, ma siamo in Italia, di che ti scandalizzi?». Ma non è questione di scandalizzarsi, solo di fare il punto su un Paese spappolato dalla mancanza di senso e di logica nelle grandi tragedie come nelle cose minime. Chi è che non resta colpito, quasi sconcertato, al punto da raccontarlo subito agli amici, se, entrato in un ufficio pubblico, si sente trattato da cittadino anziché da suddito o da paria? «Ma sai, sono stati gentilissimi, non me l'aspettavo», che è come dire: mi hanno concesso ciò a cui sono tenuti per contratto. Questo stupisce, i comportamenti grotteschi no.
RICORDATE I VIGILI MALATI DI ROMA? Ricordate il caso del capodanno romano del 2015, 850 vigili spariti per malattia, l'85% del totale? Solita bufera di polemiche, richieste di dimissioni, perfino una interpellanza parlamentare. Poi, il giorno dopo prendevano parola i rappresentanti sindacali del Corpo per dire che chiunque si fosse permesso di insinuare alcunché, loro lo avrebbero scaraventato davanti al giudice: i media democratici subito normalizzati, allineati tra florilegi di distinguo, di possibilismo, di formule dubitative. A distanza di 30 mesi si è saputo che non uno ha pagato: erano tutti malati per davvero insomma.
Da noi quelli che rubano tempo, anche per conto di altri, non li chiamano forse “furbetti”, un vezzeggiativo in fondo affettuoso?
Ma da noi quelli che rubano tempo, anche per conto di altri, non li chiamano forse “furbetti”, un vezzeggiativo in fondo affettuoso? Non è forse andata in televisione la moglie di uno che timbrava in mutande a sbraitare che era tutto un complotto, «mio marito è la vera vittima e paga per tutti, vergognatevi”»? “Paga per tutti”, cioè se in giro è tutto uno schifo perché ve la prendete solo con me? E siccome tutti si sentono poveri diavoli, si fa strada l'impunità di massa, egualitaria almeno lei.
TAR DEL LAZIO, ROBIN HOOD ALLA ROVESCIA. Tutto si può accomodare, tutto si può spiegare. E se qualcosa finisce oltre i limiti fisiologici dell'umana comprensione ci pensa il mitico Tar del Lazio che ormai è una specie di Robin Hood alla rovescia. I genitori di Andrea Soldi non ci possono credere che i tre vigili imputati di omicidio colposo del figlio sono stati promossi, ma così è e non è il caso di raccomandare al figlio perduto: adesso insegna agli angeli che cos'è la giustizia.
Massimo Del Papa – Lettera 43