venerdì 23 giugno 2017

ASSAD: BREVE STORIA DI UN MACELLAIO



I Radicali andrebbero ascoltati sempre, seguiti spesso. Soprattutto quando il campo è quello dei diritti umani e della politica internazionale. Meritoriamente, i Radicali, in primis Marco Pannella ed Emma Bonino, hanno ritenuto che il rispetto dei diritti umani e la condanna di chi di essi fa scempio non dovessero trovare ostacoli insormontabili nell'affermazione secondo cui all'interno dei confini di uno Stato-nazione tutto, o quasi, potesse essere permesso o tollerato, in nome di quell'imperante sovranismo nazionale che oggi, Trump docet, non solo fa spregio di diritti e libertà ma tende a marginalizzare tutti quegli organismi sovranazionali che quel sovranismo potrebbero intaccare.
I Radicali, gliene va dato atto, hanno provato a ribaltare questa logica e affermato che esiste un Diritto umanitario internazionale che permette, se c'è la volontà politica, di sanzionare, con un giusto processo, i responsabili di crimini di guerra e contro l'umanità. Il frutto positivo di queste battaglie è, ad esempio, la nascita della Corte Penale Internazionale de l'Aja, ovvero la Corte per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia o nel Darfur. È la via legale "all'ingerenza umanitaria", quella che Giovanni Paolo II invocò di fronte al martirio di Sarajevo o alle atrocità di Srebrenica.
Può esistere dunque una terza via tra rassegnazione e violenza nel rivendicare diritti umani, sociali, civili, di rispetto delle minoranze o per l'autodeterminazione dei popoli: questa via è la disobbedienza civile, la resistenza popolare non violenta. È rilanciare, su scala internazionale, il concetto che non vi è pace senza giustizia e che la giustizia ha sedi nelle quali può e deve essere esercitata, col pieno rispetto dei diritti della difesa. Solo così la giustizia non si trasforma in vendetta e il diritto non viene piegato alla realpolitik né abusato da chi detiene la forza. E se c'è oggi un Paese al mondo in cui il diritto è calpestato, dove ogni giorno si fa scempio di vite umane, in cui un popolo è tenuto in ostaggio in una guerra entrata nel suo settimo anno, questo Paese è la Siria.
"Assad all'Aja! Per una Siria libera e democratica" è il titolo dell'appello lanciato da Radicali Italiani e rivolto a tutti i cittadini, i Governi e alle Nazioni Unite affinché nella guerra in Siria si faccia trionfare la pace attraverso la giustizia. L'appello, che può essere firmato sul sito di Radicali Italiani chiede che tutti i criminali di guerra, del regime al potere o dei suoi oppositori, siano deferiti davanti alla Corte Penale Internazionale dell'Aja e processati per crimini contro l'umanità. Chiede inoltre il congelamento dei beni patrimoniali nei confronti del presidente Bashar al-Assad e di altri che potrebbero essere coinvolti nell'ordine o nell'esecuzione di crimini di diritto internazionale.
"Le centinaia di migliaia di morti e i milioni di profughi segnano la peggiore tragedia umanitaria, umana e civile della storia recente", rimarcano il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi e Igor Boni, membro della Direzione nazionale. "Un massacro al quale il mondo occidentale non ha saputo far fronte e che è divenuto in realtà pretesto per trasformare la Siria in un campo di battaglia e di alimentazione di bande terroristiche, dove si sono scontrati e si scontrano gli interessi di molti. In particolare l'azione di Putin e della Russia, a sostegno del regime violento e sanguinario di Assad, hanno peggiorato di molto una situazione che era già di per sé gravissima. Noi crediamo da anni che il filo da tirare per uscire dalla guerra sia quello richiamato dal motto "Non c'è pace senza giustizia". Con questa convinzione profonda offriamo alla comunità internazionale e a tutti i cittadini uno strumento per dare soluzioni durature per un angolo di mondo che non potrà certo tornare a una parvenza di normalità a suon di bombe e distruzioni e non potrà di nuovo essere governato dal dittatore Assad. Uno strumento che speriamo faccia proprio immediatamente il Governo italiano e l'Europa stessa", concludono Magi e Boni.
È una campagna da sostenere, una via da seguire, perché non chiude gli occhi di fronte alla devastazione perpetrata in Siria (circa 400 mila morti, oltre un milione di feriti, 2,7 milioni di rifugiati, 9,3 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza, oltre 6,5 milioni di profughi interni, il 31% dei villaggi rasi al suolo) e non accetta il consolatorio assunto "ma io che posso fare...".
Ecco, una cosa è possibile fare: sostenere questa campagna. Informandone, anzitutto. Di seguito il testo dell'appello:
"Circa 400.000 morti e milioni di profughi nella peggiore guerra della storia recente. Come in Bosnia venti anni fa, quella in corso in Siria non è una "guerra civile" ma è una "guerra ai civili", una sistematica opera di massacro della popolazione iniziata e attuata da un dittatore, Bashar al-Assad, che è disposto a tutto pur di mantenere il proprio potere. Noi cittadini d'Italia, d'Europa e del mondo, noi organizzazioni per la difesa dei diritti umani e civili, diciamo, innanzitutto, BASTA! Basta con il silenzio, basta con l'indifferenza, basta con la rassegnazione. Basta con una realpolitik che ha contribuito a distruggere un intero Paese. Il regime sanguinario siriano deve finire, non certo per dare in mano la Siria a nuovi tagliagole o a terroristi; i cittadini siriani hanno il diritto a una democrazia e a un governo scelto tramite libere elezioni. Assad e tutti i criminali di guerra, del regime al potere o dei suoi oppositori, devono essere deferiti davanti alla Corte Penale Internazionale dell'Aja e processati per crimini contro l'umanità. Deve essere attuato il congelamento dei beni patrimoniali nei confronti del presidente Bashar al-Assad e di altri che potrebbero essere coinvolti nell'ordine o nell'esecuzione di crimini di diritto internazionale. Mai come ora per la Siria e per il mondo intero vale il motto "Non c'è pace senza giustizia!".
La campagna dei Radicali Italiani s'intreccia con quella lanciata da Amnesty International per chiedere ai leader mondiali di agire per assicurare giustizia, verità e riparazione a milioni di vittime del conflitto. La campagna, intitolata "Giustizia per la Siria", chiede ai governi di porre fine all'impunità e avviare l'accertamento delle responsabilità sostenendo e finanziando il meccanismo d'indagine approvato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite lo scorso dicembre e applicando la giurisdizione universale per indagare e processare persone sospettate di crimini di guerra e crimini contro l'umanità nel corso del conflitto siriano. "Dopo sei anni terribili, non c'è più alcuna scusa per lasciare impuniti gli orrendi crimini di diritto internazionale che vengono commessi in Siria – ha dichiarato Samah Hadid, direttore campagne presso l'ufficio di Amnesty International a Beirut –. I governi hanno già a disposizione gli strumenti giuridici per porre fine all'impunità che ha causato la morte di centinaia di migliaia di siriani e la fuga di milioni di persone. Ora è il momento di usarli". Tutti gli Stati, ricorda Amnesty, possono esercitare la giurisdizione universale su crimini di diritto internazionale come i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità. Essa permette di indagare e processare nei tribunali nazionali persone sospettate di essere responsabili di detti crimini, così come di quelli di tortura, genocidio e sparizione forzata, a prescindere dallo Stato dove siano stati commessi e della nazionalità della persona sospetta o di quella della vittima.
La giustizia internazionale ha i suoi strumenti, le sue vie. Non praticarle significa essere complici dei criminali responsabili del genocidio siriano.
Umberto De Giovannangeli – Huffington Post