mercoledì 10 giugno 2015

SE QUESTI SONO I GIOVANI INDUSTRIALI, SIAMO SPACCIATI



La speranza, come noto, è una delle tre virtù teologali, ma è lo stesso Papa Francesco, in una delle sue prime uscite da Pontefice, che ci ha invitato a non confonderla con l’ottimismo, ossia la capacità di guardare le cose con buon animo ed andare avanti, né, ha aggiunto, la speranza è un atteggiamento positivo davanti alle cose, no, la speranza è ben altro.
Ed allora voglio proprio riportare le parole del Papa: «Non è facile capire cosa sia la speranza. Si dice che è la più umile delle tre virtù, perché si nasconde nella vita.  La fede si vede, si sente, si sa cosa è. La carità si fa, si sa cosa è. Ma cosa è la speranza? Cosa è questo atteggiamento di speranza? Per avvicinarci un po’, possiamo dire in primo che la speranza è un rischio, è una virtù rischiosa, è una virtù, come dice San Paolo “di un’ardente aspettativa verso la rivelazione del Figlio di Dio”. Non è un’illusione».
 “La Speranza è un rischio, è una virtù rischiosa”
Come sapete un paio di giorno fa Matteo Salvini ha presenziato all’Assemblea dei Giovani Industriali tenutasi a Santa Margherita Ligure, anticipo subito che il Segretario della Lega Nord, a volte, dovrebbe anche, con educazione, declinare alcuni inviti, soprattutto se arrivano da organizzazioni anacronistiche ed antiquate nelle quali proliferano personaggi mediocri che cercano solamente visibilità visto che non hanno qualità per imporsi.
L’Italia ha certamente bisogno di giovani imprenditori, ma non certo di coloro che si iscrivono a Confindustria, e men che mai di coloro che all’interno di queste associazioni vocazionalmente  burocratiche rivestono pure incarichi di rappresentanza.
Il Presidente di Confindustria giovani, Marco Gay, già un anno fa, al momento dell’elezione plebiscitaria aveva fatto capire di che pasta era fatto esordendo con una frase assolutamente originale e dal significato profondissimo: Il futuro è dei giovani. Una vera e propria genialata.
Quando l’ho sentito mi sono detto “Questo è un renziano”, e non avevo nemmeno finito di pensarlo che gli sento pronunciare: E’ un’opportunità avere un Primo Ministro che è un nostro coetaneo, un giovane come noi. Noi siamo qui per lavorare, siamo a disposizione per lavorare con il Governo e vogliamo lavorare insieme perché l’obiettivo è unico”.
Ed allora mi sono detto “se questo è stato eletto con la quasi totalità dei voti validi, mi immagino come sono gli altri.”
Infatti in questa convention, uno dei tre vice-Presidenti, tal Francesco Ferri, prendendo la parola e  rivolgendosi a Salvini, dopo averlo bollato con l’appellativo di populista (anche in questo estremamente originale) lo ha invitato a parlare di ricette concrete per l’industria. Non come la battaglia contro la moneta unica perché il patrimonio immobiliare si svaluterebbe del 30%, se non ci fosse più l’euro
Ora, è evidente a tutti che una frase del genere può essere pronunciata solo da un autentico dilettante velleitario, l’uscita dall’euro va evitata, ma per ben altri motivi, primo fra tutti l’enorme svalutazione inflattiva che subirebbe la lira e in secondo luogo la necessità di rinegoziare il nostro enorme debito pubblico nella nuova valuta, eventualità che porterebbe nel giro di pochi mesi lo Stato alla bancarotta.
Insomma, se la nuova classe imprenditoriale italiana è di questo livello … siamo spacciati. (source)