lunedì 1 giugno 2015

L'EVOLUZIONE DELLA SPECIE



Quando ero adolescente e frequentavo le scuole superiori ricordo che nella mia classe mai venne emerso il sospetto che tra di noi compagni di classe vi fosse un omosessuale e nè tanto meno una lesbica. Ho avuto la sorte di frequentare i primi tre anni presso un liceo di città e successivamente gli altri due anni in un liceo di provincia. In tutte e tre le classi a cui sono stato assegnato, posso confermare quanto sopra, non mi risulta che ci fossero casi eclatanti di omosessualità per ambo i sessi. Ora non so se a distanza di 25 anni qualcuno di loro abbia fatto recentemente outing, tuttavia anche di questo non ho feedback positivo. In complesso stiamo parlando di circa 75/80 ragazzi adolescenti (tra maschi e femmine), suddivisi in tre classi di appartenenza di circa 25 alunni. Di certo se qualcuno lo fosse stato all’epoca se ne sarebbe ben guardato di annunciarlo agli altri con il megafono. Chi è nato all’inizio degli anni Settanta ricorderà maieuticamente come il fenomeno dell’omossessualità sia sempre stato trattato con molto distacco e riservatezza a causa dei luoghi comuni che all’epoca lo collegavano strettamente all’AIDS. Mi ricordo ancora che negli spogliatoi dei maschi durante l’ora di ginnastica si era soliti bighellonare con l’intento di deridere qualche compagno di classe con esternazioni poco prosaiche del tipo: Stai zitto culetto frocetto oppure stammi distante aprichiappe malato di Aids. Se qualcuno lo facesse oggi, rischierebbe forse qualche anno ai domiciliari per discriminazione oltre all’espulsione dalla scuola.
Non so se nello spogliatoi delle femmine il tono della conversazione degenerava alle volte in cotanto turpiloquio. Sta di fatto che in cinque anni di scuola superiore o quattro anni di università non mi è mai capitato di aver dovuto affrontare la diversa convenzionalità dell’attrazione sessuale tra esseri umani durante una lezione o per iniziativa di qualche docente. Allora l’unico riferimento che avevamo era quello di Freddie Mercury, morto di AIDS nel 1991 a fronte della sua conclamata omosessualità. Alcuni giorni fa mi sono imbattutto in una comitiva studentesca in aeroporto che si stavano dirigendo a Malta per un full immersion di lingua inglese, quanto ho avuto modo di vedere incidentalmente mi ha lasciato piuttosto colpito. Nella scolaresca vi erano due compagni di classe di sesso maschile che si scambiavano costantemente tenerezze piuttosto esplicite senza tanto nasconderlo agli occhi dei loro coetanei. Casualmente alcuni di loro si sono seduti in prossimità delle panchine di attesa in cui mi trovavo e mentre aspettavano l’imbarco dialogavano tra di loro sulle loro recenti conquiste o esperienze sessuali. Emerge dalla loro discussione che due loro compagne di classe, a detta di una ragazza all’interno di questo gruppo, avrebbero già avuto rapporto sessuali tanto etero quanto omosessuali, in particolar modo una di queste compagne di classe, che evidentemente non era presente, si sbizzariva a passare da un boyfriend ad una girlfriend a seconda di come >>omississ<< (troppo volgare non lo posso scrivere).
Stando alle più autorevoli proiezioni demografiche, entro il 2040 almeno il 40% della popolazione mondiale sarà omosessuale (gay e lesbiche), in Italia al momento questa percentuale si attesta al 15%. Tuttavia il dato dovrebbe essere letto in termini di moda statistica e non di media statistica, questo significa che la percentuale di eterosessuali è lentamente, ma progressivamente, in discesa soprattutto nelle giovani generazioni. Effettivamente oggi anche una persona poco attenta nota la presenza di molti più persone (tanto maschi quanto femmine) attorno a lui dagli atteggiamenti e parvenze oggettivamente difficili da ricondurre al life style della popolazione eterosessuale. Il tema è ormai un must di ogni contenitore mediatico (radio, cinema, televisione, web), tanto che lo stesso governo italiano al pari di altri europei ha messo in gestazione la proposta di legge per l’istitizione delle nozze gay. In 25 anni qualcosa deve essere accaduto da aver mutato de facto la percezione del fenomeno e soprattutto il fenomeno stesso. Da questo punto di vista vi sono due letture interpretative una di natura fisiologica ed una di natura antropologica. La prima prova a spiegare l’aumento progressivo della popolazione omosessuale come side-effect delle alterazioni ormonali che connota tutta la filiera alimentare della carne per consumo umano (pensiamo agli allevamenti intensivi) che a cascata produce conseguenze sul sistema ormonale umano. Non che sia una novità vi sono fior di ricerche che supportano la bontà di questa ipotesi.
La seconda è stata abozzata ancora da Charles Darwin nel 1859 con l’opera “Appunti sulla trasformazione delle specie” suffragata qualche anno dopo dal lavoro dell’economista e filosofo inglese, Herbert Spencer nel 1862, con il saggio denominato “Teoria della Popolazione”, richiamando entrambi la modalità di evoluzione del comportamento sociale attraverso la selezione naturale. Quest’ultima infatti si può manifestare nelle specie animali tanto per motivazioni genetiche che sessuali. Solitamente le specie molto intelligenti tendono a prediligere la via sessuale. In buona sostanza le specie animali che non hanno antagonisti concepiscono l’evoluzione sociale come una competizione in un ambiente in cui le risorse naturali non sono sostenibili nel lungo termine e pertanto al fine di proteggere la specie stessa (principio naturale di sopravvivenza) possono sviluppare comportamenti omosessuali al fine di ridimensionare il momentum demografico. Quando sono nato la popolazione mondiale era stimata a poco più di 4 miliardi di persone, quando ho iniziato l’università eravamo quasi 6 miliardi ed oggi siamo oltre i 7 miliardi e 318 milioni. Ogni cinque giorni la specie umana aumenta al netto delle morti di un milione di unità. L’evoluzione della nostra specie sta implementando dei freni naturali per impendire l’autodistruzione e la pressione che esercitiamo sugli altri ecosistemi. Non stupitevi pertanto se prima del 2050 verrà cretata l’Authority per il Mantenimento della Popolazione Umana, visto che a quel punto il concepimento di nuove nascite rappresenterà una variabile economica da gestire al pari del PIL o dell’inflazione.
Eugenio Benetazzo - eugeniobenetazzo.com