mercoledì 1 gennaio 2014

CITTADINI E ISTITUZIONI: UN DIVARIO INSANABILE



È difficile stabilire la retribuzione di un dirigente ministeriale. Un confronto con una democrazia efficiente può aiutare. I dirigenti di vertice italiani sono pagati tra il 50 e l’80 per cento più di quelli britannici e sono più numerosi. Una differenza indifendibile.
La spesa per gli organi legislativi, che ho analizzato nelle puntate precedenti, è di alto valore simbolico, ma è una piccola parte della spesa pubblica. La parte più importante è la remunerazione dei dipendenti pubblici. Questo è un argomento controverso, su cui è importante evitare conclusioni e generalizzazioni affrettate. Ma una componente importante può essere investigata e valutata abbastanza facilmente: la remunerazione dei maggiori dirigenti. 
La tabella sottostante confronta le remunerazioni dei dirigenti più senior di quattro ministeri italiani, quelli degli Esteri, dell’ Economia, delle Politiche Agricole, e della Salute, con i loro omologhi britannici.  In entrambi i paesi la remunerazione include la parte variabile, ed eventuali bonus e premi di produttività.
UNA DIFFERENZA TRA IL 50 E L’ 80 PER CENTO …
Cominciamo dal ministero delle Politiche Agricole, in cui c’è una corrispondenza praticamente perfetta fra le posizioni di vertice in Italia e Gran Bretagna: un capo di gabinetto (un permanent undersecretary), tre direttori di dipartimento (tre director general) e sette direttori generali (otto director). La figura più senior in Italia è il capo di gabinetto, che guadagna 275000 euro; in Gran Bretagna il permanent undersecretary guadagna 192.000 euro – una differenza del 43 per cento. Dopo di questi, in media i tre direttori di dipartimento guadagnano 287.000 euro, contro i 166.000 euro dei director general: una differenza del 70 per cento. I sette direttori generali in media guadagnano 192.000 euro contro i 118.000 euro dei director: una differenza del 60 per cento.
Passiamo al ministero degli Esteri. Il segretario generale guadagna oltre 300.000 euro all’anno, il 15 percento in più del suo omologo britannico – una differenza non enorme. Il capo di gabinetto guadagna 273.000 euro, l’80 per cento più del chief operating officer britannico. Nel ministero degli Esteri italiano vi sono otto direttori generali, con uno stipendio medio di 250.000 euro, il 50 per cento più dei tre director general e l’80 per cento più della media dei tre director general e dei nove director.  La differenza è ancora più significativa perché non vi possono essere dubbi che il Foreign Office britannico ha un ruolo internazionale enormemente più importante del ministero degli Esteri italiano.
Il terzo riquadro della tabella si riferisce al Ministero dell’Economia. Qui non ho dati sulla remunerazione del capo di gabinetto e del capo della segreteria tecnica. I quattro direttori generali in Italia guadagnano in media 289.000 euro, il 90 per cento più dei quattro director general. Gli altri 57 dirigenti di prima fascia italiani guadagnano in media 176.000 euro, il 60 per cento più dei 17 director britannici.
Il quarto riquadro confronta i due ministeri della Salute. Il direttore del dipartimento ha uno stipendio di 293.000 euro, il 45 percento più del permanent secretary britannico. La media dei quattordici direttori generali italiani è di 232.000 euro, quella dei cinque director general britannici di 164.000 euro, una differenza del 40 percento.
… CHE NON HA ALCUNA GIUSTIFICAZIONE
La conclusione è chiarissima: i dirigenti di vertice italiani sono troppi, e iperpagati. Non esiste alcuna giustificazione per remunerazioni così alte. Semmai, ci si aspetterebbe l’ opposto, per due ragioni. I ministeri britannici competono nell’ attrarre talenti con la City di Londra, che ha salari altissimi, mentre non esiste niente di comparabile a Roma; e il costo della vita è molto più alto a Londra che a Roma.
Qualcosa va fatto, e sostanziale: non basterà bloccare l’ adeguamento all’ inflazione, o altri palliativi del genere. La Corte Costituzionale si opporrà, come in passato, perché ha un evidente conflitto di interessi in materia di stipendi d’ oro, ed ha già mostrato di usare una logica economica contorta per bocciare alcuni provvedimenti ragionevolissimi proposti in passato. Si dovrà anche smettere di invocare la nozione di “diritto acquisito”. Qualsiasi cambiamento di legislazione lede qualche “diritto acquisito”: se si aumenta l’ aliquota dell’Imu, si svantaggia chi aveva comprato una casa rispetto a un individuo identico che aveva deciso invece di prendere in affitto.
E non è solo un problema politico, morale e simbolico, come nel caso degli organi politici legislativi: ora le somme in gioco sono probabilmente più alte. Quanto esattamente al momento è difficile dire; nelle prossime puntate cercherò di fornire una stima più precisa.
Roberto Perotti per lavoce.info