giovedì 23 gennaio 2014

CARIGE E' IL MALE ASSOLUTO



(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 22 gen - La Consob il 10 gennaio scorso ha assunto una delibera che ha come oggetto l'accertamento della non conformita' di bilancio consolidato e d'esercizio al 31 dicembre 2012 e del bilancio consolidato semestrale abbreviato al 30 giugno 2013 di Banca Carige. Lo rende noto la banca in una nota. La delibera e' stata trasmessa alla banca il 13 gennaio scorso. Consob ha chiesto a Carige di chiarire: in primo luogo le carenze e le criticita' rilevate in ordine alla correttezza dei due bilanci; in secondo luogo i principi internazionali applicabili e le violazioni riscontrate al riguardo e in terzo luogo l'illustrazione in un'apposita situazione economico-patrimoniale consolidata pro-forma degli effetti che una contabilizzazione conforme alle regole avrebbe prodotto sulla situazione patrimoniale, sul conto economico e sul patrimonio netto dei due bilanci "per i quali e' stata fornita un'informativa errata". La banca, nella nota, sottolinea di "non condividere il giudizio della Consob di non conformita' e si riserva l'impugnazione del provvedimento". Inoltre, afferma che "le ipotesi di non conformita' sono essenzialmente relative a poste di bilancio di natura interamente valutativa la cui eventuale rettifica non produce alcun effetto monetario e non incide sul patrimonio di vigilanza ne' sul patrimonio tangibile della banca". Ancora, rispetto alle valutazioni degli avviamenti e delle partecipazioni nelle controllate "gli impairment effettuati al 30 settembre 2013 hanno determinato una integrale svalutazione dell'avviamento delle due controllate (Banca Carige Italia e Banca del Monte di Lucca), recepita nelle scritture contabili della banca e pertanto gli effetti illustrati nelle situazioni economico-patrimoniali consolidate pro-forma sono comunque assorbiti nelle rilevazioni contabili al 30 settembre".


Da mesi ormai continua il bombardamento mediatico sulle pessime condizioni del principale istituto di credito ligure. Ogni qualvolta la stampa o qualche sito internet si occupa di banca Carige lo fa per dare una cattiva notizia o per formulare previsioni catastrofiche. E’ pur vero che la banca genovese  ha una lunga coda di paglia, in quanto le malversazioni vere o presunte compiute dalla precedente governance non si contano. Ma questa è ormai materia penale sulla quale stanno indagando le Procure di Genova e Savona, coadiuvate dalla Guardia di Finanza. Ricordiamoci sempre che stiamo parlando di uno dei primi dieci gruppi bancari italiani, una della 15 banche soggette al monitoraggio BCE per l’anno 2014. Ma adesso i vertici dell’istituto e della Fondazione ad esso correlata sono cambiati, l’amministratore delegato di Carige è Piero Montani, un professionista con un curriculum immacolato, grande tecnico ed esperto ristrutturatore, graditissimo a Bankitalia. A questo punto non si capisce più il vero e proprio accanimento (perché di questo si tratta) della stampa specializzata e di tutti i blog finanziari che si trovano sulla rete: sembra una gara a chi le spara più grosse, a chi prevede il commissariamento dell’istituto fino alla sua messa in liquidazione. Ora ci si mette anche la Consob. I rilievi sopra riportati sono stati ampiamente superati dalla pulizia del bilancio effettuata nella trimestrale del settembre 2013. Eppure, nonostante il periodo delicatissimo attraversato dalla banca, che cerca faticosamente di liberarsi dalle secche, la Consob si accanisce al solo scopo, evidente, di massacrare la banca e far sprofondare il titolo in borsa. Le osservazioni della Consob appaiono speciose e pregiudiziali, la nota di risposta di Carige, (15 pagine), redatta probabilmente dallo stesso Montani, è una dura accusa all’organo di vigilanza della borsa, numeri alla mano, che prevede, probabilmente, l’impugnazione del provvedimento. Montani non è uomo da farsi prendere per il naso. Il giudizio della Consob arriva come un abbassamento del rating, produce un effetto analogo sui mercati e sugli investitori. E la tempestività dell’intervento fa presagire non poche dietrologie. La fase attuale, per Carige, è delicatissima: Bankitalia richiede un aumento di capitale di 800 milioni, scesi a 700 per la cessione ad Arca di Carige SGR, un aumento che dovrebbe avere in ordine la cessione degli assets non strategici, come i rami assicurativi vita e danni. Ma nessuno sembra intenzionato a rilevarli. Ci vorrebbe l’ingresso di un nuovo socio che potrebbe diluire la quota detenuta in Carige dalla Fondazione (il 46% circa) ed alleggerire la quota di capitalizzazione. Ma non si profila all’orizzonte alcun nuovo socio. L’aumento di capitale, in questo caso, sarebbe sanguinoso: si tradurrebbe in un cash a carico dei poveri azionisti che vedono il valore del titolo scendere giorno dopo giorno, ormai sotto quota 0,45.  A cosa è dovuto questo tiro al bersaglio da parte di tutti, media, Bankitalia, Consob? Carige è dunque il male assoluto, ha solo compiuto malversazioni, ha truccato i bilanci, ha fatto aggiotaggio, insider trading, false comunicazioni sociali, riciclaggio di denaro sporco, insomma, è una associazione per delinquere? Ovviamente non è così, ma i media stanno facendo passare questa concezione nel pubblico di risparmiatori e investitori, che, sempre più spaventati corrono in filiale a vendere tutto quello che hanno. Si stabilisce il circolo vizioso del panico, il panic selling.  E poi, siamo sicuri che le altre banche siano così cristalline? Che nessun top manager di altri istituti si sia comportato come un’educanda? Le banche italiane hanno sofferenze per 150 miliardi di euro circa, tutti gli istituti, chi più chi meno, hanno fatto ricorso ad artifici contabili per mascherare il più possibile i crediti deteriorati. Si direbbe allora che Carige è diventata il capro espiatorio di una prassi largamente diffusa nella stesura dei bilanci delle banche, che lascia un certo margine di discrezionalità, per così dire, all’amministratore delegato. Carige è il parafulmine, il catalizzatore di tutto quello che di negativo ci perviene dal sistema bancario, è diventata, suo malgrado il simbolo di tutto questo. Ma ora la domanda è un’altra. A chi giova tutto ciò? Verrebbe da domandare a Consob e Banca d’Italia: volete commissariare l’istituto, perché non lo avete fatto prima che si insediasse il nuovo ad Montani? Volete fare fallire Carige? Prego, accomodatevi, commissariate l’istituto e mettetelo in liquidazione. Carige è una realtà profondamente ancorata al territorio ligure, ha diramazioni, anche attraverso l’attività della fondazione, un po’ ovunque: nella formazione, nella scuola, nella cultura cittadina, nelle attività a carattere sociale, nella promozione turistica della regione, nel tessuto commerciale.  Provocare il fallimento di questa banca significa mandare a gambe all’aria una intera regione. E’ questo che vogliono i signori analisti della carta stampata o di internet, è questo che vogliono i due organi di vigilanza, Consob e Bankitalia? Se così fosse lo dicano chiaramente, sapremo almeno come regolarci. Il fallimento di una banca prevede, allo stato attuale, il “bail in”, la partecipazione dei soggetti privati alla ristrutturazione del debito. Vale a dire che dagli azionisti ai correntisti, tutti sono chiamati ad un haircut, un taglio dei propri averi, una partecipazione alle perdite  per rimettere la banca in pista. La Consob e Bankitalia è questo che vogliono: che siano i risparmiatori a pagare un prezzo salatissimo? Lo dicano chiaramente, una buona volta.