(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 22 gen - La Consob il 10
gennaio scorso ha assunto una delibera che ha come oggetto l'accertamento della
non conformita' di bilancio consolidato e d'esercizio al 31 dicembre 2012 e del
bilancio consolidato semestrale abbreviato al 30 giugno 2013 di Banca Carige.
Lo rende noto la banca in una nota. La delibera e' stata trasmessa alla banca
il 13 gennaio scorso. Consob ha chiesto a Carige di chiarire: in primo luogo le
carenze e le criticita' rilevate in ordine alla correttezza dei due bilanci; in
secondo luogo i principi internazionali applicabili e le violazioni riscontrate
al riguardo e in terzo luogo l'illustrazione in un'apposita situazione
economico-patrimoniale consolidata pro-forma degli effetti che una contabilizzazione
conforme alle regole avrebbe prodotto sulla situazione patrimoniale, sul conto
economico e sul patrimonio netto dei due bilanci "per i quali e' stata
fornita un'informativa errata". La banca, nella nota, sottolinea di
"non condividere il giudizio della Consob di non conformita' e si riserva
l'impugnazione del provvedimento". Inoltre, afferma che "le ipotesi
di non conformita' sono essenzialmente relative a poste di bilancio di natura
interamente valutativa la cui eventuale rettifica non produce alcun effetto
monetario e non incide sul patrimonio di vigilanza ne' sul patrimonio tangibile
della banca". Ancora, rispetto alle valutazioni degli avviamenti e delle
partecipazioni nelle controllate "gli impairment effettuati al 30
settembre 2013 hanno determinato una integrale svalutazione dell'avviamento
delle due controllate (Banca Carige Italia e Banca del Monte di Lucca),
recepita nelle scritture contabili della banca e pertanto gli effetti
illustrati nelle situazioni economico-patrimoniali consolidate pro-forma sono
comunque assorbiti nelle rilevazioni contabili al 30 settembre".
Da
mesi ormai continua il bombardamento mediatico sulle pessime condizioni del
principale istituto di credito ligure. Ogni qualvolta la stampa o qualche sito
internet si occupa di banca Carige lo fa per dare una cattiva notizia o per
formulare previsioni catastrofiche. E’ pur vero che la banca genovese ha una lunga coda di paglia, in quanto le
malversazioni vere o presunte compiute dalla precedente governance non si
contano. Ma questa è ormai materia penale sulla quale stanno indagando le
Procure di Genova e Savona, coadiuvate dalla Guardia di Finanza. Ricordiamoci
sempre che stiamo parlando di uno dei primi dieci gruppi bancari italiani, una
della 15 banche soggette al monitoraggio BCE per l’anno 2014. Ma adesso i
vertici dell’istituto e della Fondazione ad esso correlata sono cambiati, l’amministratore
delegato di Carige è Piero Montani, un professionista con un curriculum
immacolato, grande tecnico ed esperto ristrutturatore, graditissimo a
Bankitalia. A questo punto non si capisce più il vero e proprio accanimento
(perché di questo si tratta) della stampa specializzata e di tutti i blog
finanziari che si trovano sulla rete: sembra una gara a chi le spara più
grosse, a chi prevede il commissariamento dell’istituto fino alla sua messa in
liquidazione. Ora ci si mette anche la Consob. I rilievi sopra riportati sono
stati ampiamente superati dalla pulizia del bilancio effettuata nella
trimestrale del settembre 2013. Eppure, nonostante il periodo delicatissimo
attraversato dalla banca, che cerca faticosamente di liberarsi dalle secche, la
Consob si accanisce al solo scopo, evidente, di massacrare la banca e far
sprofondare il titolo in borsa. Le osservazioni della Consob appaiono speciose
e pregiudiziali, la nota di risposta di Carige, (15 pagine), redatta probabilmente
dallo stesso Montani, è una dura accusa all’organo di vigilanza della borsa,
numeri alla mano, che prevede, probabilmente, l’impugnazione del provvedimento.
Montani non è uomo da farsi prendere per il naso. Il giudizio della Consob
arriva come un abbassamento del rating, produce un effetto analogo sui mercati
e sugli investitori. E la tempestività dell’intervento fa presagire non poche
dietrologie. La fase attuale, per Carige, è delicatissima: Bankitalia richiede
un aumento di capitale di 800 milioni, scesi a 700 per la cessione ad Arca di
Carige SGR, un aumento che dovrebbe avere in ordine la cessione degli assets
non strategici, come i rami assicurativi vita e danni. Ma nessuno sembra
intenzionato a rilevarli. Ci vorrebbe l’ingresso di un nuovo socio che potrebbe
diluire la quota detenuta in Carige dalla Fondazione (il 46% circa) ed
alleggerire la quota di capitalizzazione. Ma non si profila all’orizzonte alcun
nuovo socio. L’aumento di capitale, in questo caso, sarebbe sanguinoso: si
tradurrebbe in un cash a carico dei poveri azionisti che vedono il valore del
titolo scendere giorno dopo giorno, ormai sotto quota 0,45. A cosa è dovuto questo tiro al bersaglio da
parte di tutti, media, Bankitalia, Consob? Carige è dunque il male assoluto, ha
solo compiuto malversazioni, ha truccato i bilanci, ha fatto aggiotaggio,
insider trading, false comunicazioni sociali, riciclaggio di denaro sporco,
insomma, è una associazione per delinquere? Ovviamente non è così, ma i media
stanno facendo passare questa concezione nel pubblico di risparmiatori e
investitori, che, sempre più spaventati corrono in filiale a vendere tutto
quello che hanno. Si stabilisce il circolo vizioso del panico, il panic selling. E poi, siamo sicuri che le altre banche siano
così cristalline? Che nessun top manager di altri istituti si sia comportato
come un’educanda? Le banche italiane hanno sofferenze per 150 miliardi di euro
circa, tutti gli istituti, chi più chi meno, hanno fatto ricorso ad artifici
contabili per mascherare il più possibile i crediti deteriorati. Si direbbe
allora che Carige è diventata il capro espiatorio di una prassi largamente
diffusa nella stesura dei bilanci delle banche, che lascia un certo margine di
discrezionalità, per così dire, all’amministratore delegato. Carige è il
parafulmine, il catalizzatore di tutto quello che di negativo ci perviene dal
sistema bancario, è diventata, suo malgrado il simbolo di tutto questo. Ma ora
la domanda è un’altra. A chi giova tutto ciò? Verrebbe da domandare a Consob e
Banca d’Italia: volete commissariare l’istituto, perché non lo avete fatto
prima che si insediasse il nuovo ad Montani? Volete fare fallire Carige? Prego,
accomodatevi, commissariate l’istituto e mettetelo in liquidazione. Carige è
una realtà profondamente ancorata al territorio ligure, ha diramazioni, anche
attraverso l’attività della fondazione, un po’ ovunque: nella formazione, nella
scuola, nella cultura cittadina, nelle attività a carattere sociale, nella
promozione turistica della regione, nel tessuto commerciale. Provocare il fallimento di questa banca
significa mandare a gambe all’aria una intera regione. E’ questo che vogliono i
signori analisti della carta stampata o di internet, è questo che vogliono i
due organi di vigilanza, Consob e Bankitalia? Se così fosse lo dicano
chiaramente, sapremo almeno come regolarci. Il fallimento di una banca prevede,
allo stato attuale, il “bail in”, la partecipazione dei soggetti privati alla
ristrutturazione del debito. Vale a dire che dagli azionisti ai correntisti,
tutti sono chiamati ad un haircut, un taglio dei propri averi, una
partecipazione alle perdite per
rimettere la banca in pista. La Consob e Bankitalia è questo che vogliono: che
siano i risparmiatori a pagare un prezzo salatissimo? Lo dicano chiaramente,
una buona volta.