Il canone RAI è illegittimo. Lo dice
l’Europa! Così riportano alcuni importanti quotidinai nazionali. Pochi giorni
fa, una sentenza della Corte eurpea dei diritti umani ha sentenziato
l’irregolarità del canone RAI, a conclusione di un ricorso di un cittadino
leccese che non si è fermato dinnanzi alle bocciature dei tribunali italiani.
La sentenza emessa il 30 Dicembre 2013 afferma il principio per il quale il
canone RAI è illegittimo in quanto non si attiene alla “materia fiscale,
nocciolo duro della supremazia del potere pubblico, essendo dominante il
carattere pubblico tra il contribuente e il resto della comunità”. In altre
parole, la Corte asserisce che l’intervento della polizia tributaria ai danni
del cittadino viola il diritto a ricevere notizie e informazioni di carattere
pubblico. Di conseguenza lo Stato italiano, obbligando i cittadini a pagare un
canone di abbonamento, il cui mancato pagamento ha come conseguenza
l’oscuramento degli apparecchi di informazione, viola la libertà di informazione
di ogni libero cittadino. Una batosta che cade alla vigilia della riscossione
dell’abbonamento annuale RAI in scadenza il 31 gennaio e che potrebbe mettere a
dura prova il bilancio di previsione del carrozzone pubblico italiano,
già al centro di numerose polemiche sulla gestione delle spese e del denaro dei cittadini,
come anche osservato recentemente dalla Corte dei Conti.
Adesso i contribuenti sono
legittimati a non pagare più
Non solo. La sentenza della Corte
europea – sostengono alcuni esperti di diritto che attendono di esaminare
dettagliatamente il testo – potrebbe adesso aprire uno squarcio nei conti
pubblici della RAI. Per tre quarti di secolo, da quanto è entrato in vigore il regio
decreto n. 246 del 1938 che istituiva l’imposta sulla detenzione di
apparecchi atti o adattabili alla ricezione dei programmi televisivi, sono
stati versati dai cittadini fiumi di denaro, non propriamente dovuti, nelle
casse dello Stato. Ciò sarebbe potuto essere corretto (il condizionale è
d’obbligo a questo punto) qualora le trasmissioni fossero state pubbliche e non
private. Ma oggi, nell’era delle trasmissioni digitali, delle parabole, di
internet, ecc. questa “tassa” è diventata più che discutibile. Ciò potrebbe
costituire un deterrente per intraprendere una causa collettiva (class
action) contro lo Stato per aver “abusato” di uno strumento legislativo
antiquato atto a escutere somme di denaro in maniera impropria e ingiusta. Alla
luce della recente sentenza della Corte europea, inoltre, da questo momento
chiunque potrebbe sentirsi legittimato a non versare più i 113,50 euro dovuti
alla RAI per il 2014.
Il canone RAI non è abolito. Si paga
anche in Europa, ma è diverso
E’ bene comunque precisare che la
Corte europea di Strasburgo non ha il potere di annullare una legge italiana e
nemmeno quello di imporre veti violando la sovranità fiscale e legislativa di
un paese membro. Tuttavia lo stato italiano adesso dovrà adeguarsi alle
disposizioni impartite dai giudici europei nel rispetto dei diritti
fondamentali dei cittadini che appartengono all’Unione. Quindi, il canone RAI,
così com’è stato concepito dalla legge italiana anteguerra, non è abolito,
come potrebbe sembrare, ma solo messo in discussione da un organo giuridico
sovranazionale. Certo è che se prima il canone era duramente contestato dai
contribuenti ora lo sarà ancora di più ed è presumibile che per il 2014 la RAI
incasserà meno soldi del previsto alla luce di questa sentenza. Del resto, come
si fa a non rendere discutibile una legge vecchia di 76 anni, quando a quei
tempi le televisioni erano possedute solo da pochissime famiglie abbienti? Va
inoltre ricordato che il canone RAI si paga anche in altri paesi europei, ma
l’imposta non è legata al possesso di un apparecchio radiotelevisivo, bensì
all’utilizzo di frequenze pubbliche il che rende meno discutibile l’imposta.
Non pagare il canone RAI si può?
Così, in attesa che i politici e le
lobby dello spettacolo di Saxa Rubra si mettano al lavoro per trovare una soluzione
legislativa che superi, non solo la sentenza dei giudici europei, ma
soprattutto le anacronistiche disposizioni legislative, è bene ricordare a
tutti che è possibile disdire l’abbonamento RAI con una semplice
raccomandata. Spendendo 4,30 euro si evita di pagarne 113,50. Basta
chiedere il “suggellamento” della TV seguendo le istruzioni fornite dalla
stessa RAI (http://www.abbonamenti.rai.it/Ordinari/IlCanoneOrdinari.aspx#DisdAbb).
Tranquilli! Non verrà nessuno a spegnervi per sempre l’apparecchio! Ogni anno
quasi 12.000 persone scrivono alla RAI per chiedere il “suggellamento”
dell’apparecchio TV e la cessazione del relativo canone. Con questa richiesta
chiederete alle autorità preposte di sigillare il vostro televisore,
maturando il diritto a non pagare più il canone della televisione pubblica, che
– ricordiamo – è una imposta collegata al possesso e all’uso dell’apparecchio.
Attenzione solo a chi possiede
antenne paraboliche atte alla ricezione di canali satellitari con abbonamenti
Sky e Mediaset Premium, ad esempio. In questo caso i controlli vengono svolti d’ufficio
e con incrocio di dati fiscali, per cui dovranno essere cessati congiuntamente
anche questi tipi di contratto.
Mirco Galbusera per Investireoggi