giovedì 29 novembre 2012

Che ne direste di una manovra di primavera da 10 miliardi?



Che ne direste di un’altra bella manovrina finanziaria per la prossima primavera? Diciamo da 10 miliardi? I maggiori economisti ed esperti del settore internazionali ne sostengono l’ineluttabilità. Il ministro Grilli smentisce con sempre meno calore, anche perché sa benissimo che si tratterà probabilmente dell’ultimo atto di questo sciagurato governo. Ricapitoliamo: Abbiamo sottoscritto l’unione di bilancio con l’UE, abbiamo inserito in Costituzione il pareggio di bilancio, ci siamo dati da soli come scadenza il 2013, più stupidamente di così non era possibile agire. L’unione di bilancio andava meglio concordata, il pareggio di bilancio non doveva entrare in Costituzione, per il semplice fatto che non ci arriveremo mai. Si tratta di un suicidio in piena regola. Nessuna persona sana di mente penserebbe di raggiungere il pareggio nel 2013, un anno che vedrà l’Italia scivolare in una recessione ancora peggiore del 2012. Ricordiamo sempre che, nel rapporto debito pubblico/PIL, se il denominatore rimane negativo, il pareggio è una chimera. Il PIL non potrà crescere mai in presenza di manovre finanziarie fatte di tagli e nuove imposizioni fiscali. Si tratta di manovre depressive per l’economia, che nessun esperto in economia e finanza consiglierebbe. Solo la nostra insulsa sudditanza alla Germania ci ha imposto politiche di bilancio semplicemente autolesioniste. Le manovre lacrime e sangue si fanno nei momenti di crescita, di prosperità economica, guai a praticarle quando l’economia è in crisi e il debito sovrano cresce costantemente: ci si avvita sulle manovre, che non bastano mai, perché si insegue un fantasma (il famoso pareggio di bilancio) che si allontana sempre di più. Si entra nel seguente circolo vizioso: aumento del debito, cui corrisponde una manovra depressiva, si arrestano i consumi, le banche attuano la stretta creditizia per cui le imprese vanno in crisi e licenziano ingrossando le fila dei disoccupati, il PIL necessariamente diventa sempre più negativo. In questo modo si finisce strangolati dalle manovre. Non fatevi incantare dai nomi di fantasia che sono stati attribuiti dai signori professori che ci governano alle manovre sin qui attuate: “spending review”, “patto di stabilità”, “manutenzione dei conti” ecc., tagli sono, e nuova pressione fiscale. Il governo Monti ha avuto l’unico pregio di aver proceduto ad un restyling della facciata italiana, sino ad allora svillaneggiata, con Berlusconi, da tutto il mondo. Ma le sue qualità finiscono qui. Le manovre finanziarie ragionieristiche è capace a farle anche un ragioniere diplomatosi alle serali. Non ci volevano fior di professori. Se non si mette mano allo sviluppo economico e non si incentiva con investimenti pubblici la crescita, ci si condanna, tra 18 – 24 mesi al default come sta accadendo in Grecia, in Argentina e, presto, anche in Spagna. Una BCE che, anche considerando i limiti entro i quali può operare, fa gli interessi dei paesi del nord Europa (che poi sono solo Germania, Olanda Finlandia e Austria), le politiche di austerità e rigore vanno bene per loro che non sono strangolati da un debito elevatissimo, sono viceversa controindicate ai paesi del sud Europa, compresi Irlanda e Belgio, che sono indebitati fin al collo e le cui banche sono in crisi di liquidità. Insomma, per farla breve, il governo Monti ha completamente deluso, non è stato neppure in grado di scalfire i privilegi della casta, non ha neppure istituito una patrimoniale sui grandi capitali finanziari improduttivi, non ha imposto una tassazioni alle pensioni oltre i 150.000 euro annui. Una riforma delle pensioni come quella varata dalla Fornero l’avrebbe  licenziata anche un blairiano come Matteo Renzi, non è così difficile, è solo impopolare. In Italia, ormai, siamo arrivati al punto che si dispongono tre manovre finanziarie l’anno: una a primavera, una nel corso dell’estate, ed un’altra, col decretone milleproroghe, a fine anno. Ma un paese in crisi acuta come l’Italia, secondo voi, può sopportare a lungo tre manovre finanziarie l’anno? Pardon, spending review? Tra qualche mese saremo chiamati alle urne, è una disperazione, nessuno di noi, credo, sa bene dove andremo a parare. Bersani è un campione di paragoni, ma di economia e finanza non capisce nulla, Renzi è un dilettante velleitario, Grillo non fa neppure più ridere come comico, il PDL è un partito totalmente allo sbando, con un Berlusconi che cambia idea un giorno si e uno no. Non parliamo della Lega che dopo gli ultimi scandali finanziari è in caduta libera. Ma anche coloro che auspicano un esecutivo politico con presidente del consiglio Monti (il famoso Monti bis), non temono che questo compassato e legnoso signore ci porti, seguitando a fare i compiti dettati della Merkel, sull’orlo del tracollo economico? Sarebbe bella fallire con un presidente del consiglio economista! L’idea non ci aggrada più di tanto, è ovvio. Ma se ci guardiamo intorno, nel panorama politico italiano, c’è da piangere. Nessuno è in grado di prendere il posto di Monti e governare un paese allo sbando. E forse, al punto in cui siamo, Monti potrebbe rappresentare il male minore.