Essere sotto scacco nel gioco degli scacchi identifica
una terminologia tecnica con cui si vuole definire uno stato di attacco che non
consente di proteggersi, solitamente rappresenta anche una situazione di
conflitto in cui una parte viene gravemente minacciata da un altra. Sono
ormai passati quattro anni dal fallimento di Lehman Brothers e da quella data
abbiamo visto costantemente peggiorare la nostra sicurezza e serenità sia
finanziaria che occupazionale. Periodicamente i media ci fanno notare i
fenomeni di contestazione e disagio giovanile in varie aree metropolitane
europee sottolineando come ancora oggi governi ed organismi sovranazionali non
abbiano messo in essere programmi credibili di risanamento e rilancio
economico dei vari paesi oggetto di assedio finanziario. A distanza di tutto
questo tempo forse è il caso di soffermarsi a riflettere su chi incolpare per
quello che stiamo subendo. Tanti di voi magari adesso penseranno che i mutui
subprime siano i soli grandi responsabili della grande recessione del 2008 e
della crisi del debito sovrano che ne è conseguita. In vero questa è una lettura
molto banale e popolare, spesso richiamata dalla stampa nazionale per poter
puntare il dito contro qualcuno o qualcosa.
L'origine dei nostri mali è da ricercare piuttosto in
un disposItivo di legge promulgato dagli Stati Uniti (sotto il mandato di Jimmy
Carter) alla fine degli anni Settanta su pressione di esponenti politici
appartenenti al Partito Democratico, ed in più occasioni soggetto a modifiche
ed aggiunte continue nel corso degli anni successivi, denominato Community
Reinvestement Act (CRA) che venne concepito per conseguire ambiziosi ideali
di equità sociale, ma al tempo stesso anche molto utopici. Il CRA aveva come
obiettivo principe quello di aiutare e supportare le minoranze etniche di
lavoratori a basso reddito a conseguire finanziamenti e mutui facilitati,
soprattutto per l'acquisto di una prima abitazione. La ratio che supportava
l'istituzione del provvedimento si basava su statistiche federali che
evidenziavano come in quegli anni l'80% dei bianchi caucasici era proprietario
della propria abitazione, contro il 40% degli afroamericani ed il 20% degli
ispanici ed orientali. In buona sostanza per non dilungarmi troppo gli USA
imposero alle banche attraverso questo provvedimento di prestare
denaro a persone che in assenza di questo intervento legislativo non sarebbero
mai state affidate o lo sarebbero state a condizioni di prestito molto onerose.
Il governo federale si proclamò motore e intermediario di questi prestiti
attraverso le cosidette GSE (Government Sponsored Enterprise), Fannie Mae
e Freddie Mac (acronimi che stanno rispettivamente per Federal National
Mortgage Association e Federal Home Loan Mortgage Corporation).
Quello che è accaduto non ha precedenti storici:
l'America di fatto ha impedito alle banche di poter discriminare, cioè
ha impedito loro di esercitare un mestiere che svolgono da ottocento anni, che
è quello di selezionare con prudenza e perizia i prestiti che concedono,
questo proprio per proteggere e tutelare i depositi dei loro correntisti e
risparmiatori e garantire così facendo la loro stessa solidità ed integrità
patrimoniale. Le banche sono state messe sotto scacco da una legislazione
che prometteva equità e benessere sociale diffuso ed invece ha prodotto il più
grande numero di disoccupati e sfrattati della storia economica recente. In
aggiunta ed in parallelo nel 1999 durante il mandato e la benedizione di Bill
Clinton è stato approvato il Gramm Act (dal nome del Senatore Phil
Gramm) il quale ha revocato gran parte dei vincoli e limiti che erano stati
introdotti con il Glass Steagle Act negli anni Trenta, a suo tempo istituito
per evitare proprio il ripetersi di un'altro crollo finanziario simile a quello
del 1929. Il Gramm Act ha consentito, attraverso la deregolamentazione
finanziaria che ha innescato, la diffusione del contagio nelle altre
economie occidentali, minando la stabilità di tutte le grandi banche
internazionali, nel frattempo cresciute in dimensione degli assets detenuti e
dei rischi assunti proprio grazie al Gramm Act.
Prestito
indiscriminato e farwest finanziario hanno alimentato la più grande bolla
immobiliare degli ultimi cento anni. Sappiamo tutti che cosa è accaduto
dopo: le grandi banche sono state salvate dai governi in quanto troppo
grandi per poter essere lasciate fallire, istituendo programmi di austerity e
ridimensionamenti degli interventi pubblici per risanare le colossali perdite
nei loro bilanci, mettendo l'economia di ogni paese a disposizione dei bailout
bancari. Fate attenzione pertanto a gongolare per la vittoria di Obama, perchè
lui, la lobby professionale che rappresenta (avvocati civilisti come Bill
Clinton che facevano causa a banche che non prestavano denaro ad hispanici ed
afroamericani, principali beneficiari del CRA, citandole per discriminazione
razziale) ed il suo stesso partito sono stati i principali artefici ad
aver dato inizio alla più grande follia finanziaria della storia del
capitalismo occidentale. Oggi grazie ad una compiacenza e appoggio mediatico di
giornali e televisioni nei confronti di questo leader americano non è possibile
puntare il dito contro chi dovrebbe essere messo sul banco degli imputati
per quanto ha provocato direttamente ed indirettamente, di contro invece lo
vediamo continuamente osannato come il nuovo che avanza. Quello che sta
avanzando purtroppo è solo rischio, malessere e depressione economica causata
da infelici scelte di politica sia sociale che economica, irrorate da retorica
e consenso populista in un paese che ha trasformato l'american dream
nell'american nightmare.
Eugenio Benetazzo –
eugeniobenetazzo.com
E’ superfluo aggiungere qualcosa. Questa lezione di storia
dell’economia impartitaci da Eugenio Benetazzo, uno degli analisti economico
finanziari più lungimiranti del nostro tempo, ci insegna che le cause remote
della contrazione mondiale che stiamo vivendo non è da ricercarsi nei grandi
capitalisti americani, un pugno di miliardari che tengono in scacco il mondo
intero con le loro speculazioni (sebbene non siano scevri da colpe
inemendabili), ma dalla politica dissennata, populista, gonfia di retorica “democratica”
innescata prima da Jimmy Carter, il primo responsabile della crisi attuale, e poi da Bill Clinton, che, come spiegato da Benetazzo, ha assecondato
e dato nuovo impulso alla politica suicida che ha portato le banche al
tracollo, e per contagio sistemico, l’intera finanza occidentale alla deriva. Certo, da qui è
cominciato tutto, poi si sono sovrapposte le autolesioniste deregolazioni del
mercato finanziario, che ha potuto, con azioni piratesche, condizionare
completamente economia reale e politica, ma è curioso e istruttivo allo stesso
tempo apprendere che la spaventosa crisi che ci affligge ha i suoi prerequisiti
proprio nelle scelte di due Presidenti democratici. Romney non sarà stato un
fulmine di guerra, anzi, ma il fatto che sia stato rieletto un democratico
presidente degli Stati Uniti aggiunge un elemento di preoccupazione al popolo
americano e anche a noi.