Sono passati ormai più di dodici anni dall'istituzione
della moneta unica ed in virtù di quanto sta accadendo alle nostre vite è
comprensibile chiedersi se questo dannato euro deve essere considerato
l'origine dei nostri mali tanto per gli italiani quanto per gli europei. Se
provate a porre questa domanda all'uomo della strada vi dirà nella
maggior parte dei casi che la moneta unica ha rovinato e compromesso il suo
benessere. Questa risposta ormai è piuttosto scontata: in un momento difficile
come quello attuale fa comodo almeno sul piano psicologico poter puntare il
dito contro qualcosa o qualcuno, questo infatti consente di metabolizzare con
maggior senso di sopportazione il quadro desolante che si sta delineando
e che si protrarrà per almeno i prossimi cinque anni. Se oggi dovessimo
tuttavia dare una risposta istituzionale e oggettiva a questa domanda, la
risposta suonerebbe come uno shock per l'uomo medio della strada. L'euro ha
rappresentato per l'Italia una straordinaria e benefica opportunità. Benetazzo
è impazzito direte voi.
Tuttavia in 12 anni il nostro paese ha risparmiato
oltre 700 miliardi di euro sotto forma di mancati interessi passivi non
corrisposti per il rifinanziamento dello stock di debito pregresso. Stiamo
parlando di quasi 60 miliardi all'anno che non sono stati richiesti ai
contribuenti tramite la fiscalità diffusa (solo l'IMU oggi ne produce quasi
20): questo gradiente di risparmio sul piano tecnico è anche conosciuto come il
dividendo di Maastricht. Sostanzialmente l'Italia ha beneficiato per più
di un decennio di una condizione finanziaria anomala, che ha generato un
cospicuo risparmio finanziario per il paese, mai verificatosi in precedenza.
Questa condizione di tassi sino a due anni fa molto contenuti ha consentito
anche a centinaia di migliaia di nuclei familiari di poter acquistare una
prima abitazione sfruttando mutui ad intervento integrale a tasso variabile
a condizioni di mercato un tempo impensabili. Questo ha stimolato e generato un
considerevole effetto di traino a tutto il settore immobiliare e a
settori economici indotti. Non dimentichiamo mai che quando si acquista una
abitazione si versano allo stato fior di imposte (IVA o imposta di
registro).
L'euro inoltre ha sterilizzato il peso della
bolletta energetica del paese per un decennio, ed una nazione come la
nostra che necessita copiosamente di gas e petrolio da Algeria, Libia e Russia
ne ha beneficiato spudoratamente. Grandi beneficiari dell'euro sono stati anche
i politici delle precedenti legislature, i quali hanno sfruttato i modesti
tassi di interesse concessi dall'euro per non attuare politiche di
risanamento della spesa pubblica (quelle che oggi invece sono imposte da
forze esterne), in quanto pur di mantenere il consenso con il loro elettorato
hanno preferito generare deficit su deficit, tanto il tasso di finanziamento di
quell'eccesso di spesa era “irrisorio” se paragonato al passato. Si legge
spesso in rete che la soluzione di questa crisi per l'Italia sia l'uscita
dall'euro. Proviamo a fare una serie di considerazioni: l'Italia sono ormai
cinque anni che ha una bilancia dei pagamenti in deficit, significa che importa
più di quello che esporta, abbandonare l'euro produrrebbe un peggioramento
drastico del quadro macroeconomico complessivo. Se ripristinasse la propria
sovranità monetaria (ammesso che sia possibile uscire dall'euro sul piano
giuridico) potrebbe certamente svalutare la sua nuova divisa ed
istituire dazi doganali alla merce che entra.
Purtroppo lo
stesso faranno gli altri stati europei che manterranno l'euro nei nostri
confronti (come da statements di Herman Van Rompuy, Presidente del Consiglio
Europeo). Questo avrebbe conseguenze devastanti per l'economia del paese con la
generazione di una iperinflazione interna che impatterebbe profondamente
sulle forniture delle principali materie prime. Chi è indebitato a tasso
variabile con un mutuo si ritroverebbe in meno di un trimestre il tasso finale
a oltre dieci punti percentuali, a quel punto fallirebbero famiglie, imprese
e banche. Infine per quanto concerne la perdita di potere d'acquisto che ha
prodotto (oltre a spiegazioni precedentemente date) ricordate sempre che il pressapochismo
politico italiano ci ha suggerito a suo tempo di vigilare e controllare sui
doppi prezzi (lira/euro) delle etichette e tariffe per appena un anno,
quando altri paesi in Europa riportano ancora adesso il prezzo della precedente
moneta nazionale. L'origine dei nostri mali non è l'euro, ma il nostro essere
italiani: per questo motivo sono convinto che dopo Monti vivremo un secondo
commissariamento, questa volta platealmente esterno, forse da parte del ESM
o della Commissione Europea.
Eugenio Benetazzo - eugeniobenetazzo.com