domenica 16 dicembre 2012

IL NULLA ASSOLUTO



Non abbiamo nulla di personale, come è ovvio, contro la consigliera regionale della Lombardia Nicole Minetti. Non ci saremmo neppure occupati di lei (non siamo abituati a fare gossip), se non che la sua figura, il suo personaggio,  è già diventata un’icona, il simbolo stesso della mala politica. E’ difficile trovare tante cattive qualità racchiuse in una sola persona. Nel suo caso è proprio così. Non è trapelata, dalla sua scarna biografia, una sola qualità. La sua abissale ignoranza, il suo modo di esprimersi, che emerge dalle intercettazioni, con quel metalinguaggio “giovanilistico” fatto di slang povero e degradato, ogni tre parole una parolaccia, le abbreviazioni da SMS, si potrebbe dire che la Minetti parla come un telefonino. E poi, la sua figura di donna “impudente” in un primo tempo, con il suo concedersi senza troppi scrupoli al Cavaliere, per poi divenirne la paraninfa, la ruffiana, per parlare chiaro. Le donnine dell’Olgettina sono sotto la sua tutela, gestisce e smista il traffico delle prostitute a Palazzo Grazioli, va a prelevare in questura  la nipote di Mubarak Ruby Rubacuori per riconsegnarla alla casa di tolleranza dalla quale era venuta. La carica imposta a Formigoni dal Cavaliere di consigliere regionale, con il suo sguardo perennemente incollato all’I-Phone, ha fatto due soli interventi, scritti da altri e interamente letti, uno dei quali sui vantaggi del latte materno su quello artificiale, non proprio una tesi di laurea insomma. I suoi modi sono volgari e a tratti brutali, la bocca rifatta, il seno rigonfio, l’incedere da giumenta sculettante, tutto di lei trasuda di creme, belletti ed estetica a buon mercato. La sua intervista, con un buffo chignon in una trasmissione di canale 5, durante la quale non riesce a mettere insieme una frase sensata dietro l’altra, l’unica cosa che appare chiara è il suo sostenere che non occorre avere cultura per fare il mestiere dell’amministratore pubblico, perché un consigliere regionale deve rappresentare tutti, anche il bovaro più troglodita. Mai sentita una sciocchezza più colossale. Un amministratore pubblico deve amministrare non rappresentare l’asineria delle classi meno acculturate. Dio onnipotente, ma da dove è scaturita costei? Da una costola del solito Berlusconi. Lentamente cominciamo a capire quanto male abbia fatto quest’uomo inqualificabile alla cultura italiana. Berlusconi ha della responsabilità talmente smisurate da risultare insopportabili per un solo uomo. Meriterebbe l’inferno già qui, sulla terra e in questa vita. Per tornare alla Minetti, prima che i suoi glutei risentano inevitabilmente della forza di gravità, fa una sfilata con il lato B per una nota marca di costumi da bagno. Ai giornalisti, stupefatta, risponde candida: “Beh, che c’è di male, un politico non può fare una sfilata?” No, un politico non può fare una sfilata solo per mettere in mostra le chiappe al vento. Ora vengono fuori le spese personali impiegando denaro pubblico. Cene faraoniche da 800 euro, acquisti di ogni tipo, abiti, calzature, libri (anche “mignottocrazia” di Paolo Guzzanti, per ironia della sorte), perfino le caramelle. Tutto sul conto della Regione Lombardia, viaggi, alberghi di lusso, vacanze. La Minetti, che non è una donna, si badi bene, ma una parodia di donna, è un “personaggio”, non ha alcuno spessore umano,  è solo una macchietta che cade nell’autocomicità, è il simbolo stesso del berlusconismo, del modo di fare politica che scaturisce da “porcellum” il sistema elettorale con il quale andremo di nuovo a votare. Questo personaggio merita, se le accuse di peculato saranno provate, di farsi un po’ di galera , non potrà che farle bene un passaggio a San Vittore, non per avere il tempo di riflettere sulla sua condizione, dal momento che non ha le capacità per approfondire e scavare nella propria coscienza, è irredimibile, ma per castigarla così come si fa con una bambina cattiva. Sì, perché, uno dei tratti della sua non complessa personalità è anche l’infantilismo. E’ puerile come una bambina capricciosa. Se dovesse leggere questo pezzo, sarebbe sinceramente stupefatta: ma cos’ha questo idiota, contro di me, che ho fatto di male? Alla marea di critiche che le sono state rivolte, ha sempre glissato, alzato le spalle e imputato le contumelie nei suoi confronti come pura e semplice invidia. Tutta invidia perché lei, una ragazza spregiudicata sotto i trenta anni ha fatto una brillante carriera, da esperta dei cavi orali, ad amministratore locale e donna di fiducia del presidente del consiglio. Nicole Minetti non è, ovviamente, il male assoluto. Non ne avrebbe neppure le capacità, la statura immorale, l’intelligenza negativa, il nichilismo di fondo: la sua personalità è sottile some una velina, le sue potenzialità sono quelle di una bambina delle elementari. Però bisogna riconoscerle la capacità, del tutto innata e quindi involontaria, di incarnare il modo di fare politica della terza repubblica, il modo di farsi strada nella vita degli anni del secondo millennio. Se la sua figura assurge a simbolo negativo di tutte le cattive qualità, sia umane che politiche, di questo tempo, allora vuol dire che viviamo anni davvero bui, che il degrado ed il clima da basso impero che respiriamo la dice piuttosto lunga sulla miseria  e la povertà della nostra cultura e del nostro costume, ci spinge, anzi, ci obbliga ad un severo esame di coscienza di quello che siamo diventati e di quello che ci siamo lasciati sfuggire, il fatto che la crisi economica si è tradotta anche in crisi di valori e di identità, che la nostra  condizione attuale è una delle peggiori dal secondo dopoguerra in poi.