lunedì 10 dicembre 2012

E' TORNATO IL JOKER. E ADESSO?



Il Presidente Napolitano voleva apprendere la reazione dei mercati alla decisione di ridiscendere in campo di Berlusconi e la sua sfiducia all’esecutivo Monti. Bene, l’ha avuta. La Borsa di Piazza Affari ha perduto il 2,20%, i bancari sono stati sbaragliati da una raffica di sospensioni per eccesso di ribasso, lo spread ha toccato i 360 punti base. E nel tempo che ci divide dalle elezioni politiche, poco più di due mesi, lo spread continuerà a salire sino a toccare quota 450, per superare i 500 punti dopo il risultato delle elezioni. La Borsa scenderà, lentamente, ma scenderà sino a lambire la pericolosa quota dei 14.000 punti; i Credit Default Swap, le polizze assicurative applicate ai titoli a difficile esigibilità, sono saliti in un solo giorno di 30 punti. La stampa internazionale ha parlato con una sola voce: non c’è stato un solo organo di stampa che abbia difeso la scelta del Cavaliere e non abbia deriso il nostro paese per aver consentito ad un simile soggetto di ricandidarsi alle elezioni politiche. Sembra che ad apprezzare Berlusconi siamo rimasti solo noi italiani: è un elemento sul quale riflettere. Dopo 18 anni di vita politica, a 75 anni di età, un uomo con l’immagine e i trascorsi giudiziari di Berlusconi  dovrebbe avere anzitutto il buon gusto di non ripresentarsi al voto. Ci sono anche altri motivi: l’accelerazione impressa da Berlusconi alla tornata elettorale ci obbliga a votare senza una nuova legge, ed il “porcellum” ci garantisce una certissima ingovernabilità. Tutti i sondaggi prospettano un panorama estremamente frammentato, con una buona affermazione del PD, ma anche del movimento 5 stelle, un PDL che con il ritorno di Berlusconi dovrebbe tenere una posizione intorno al 15%, qualcosa prenderà la Lega, qualcosa i centristi, ben poco l’IDV. Con un quadro siffatto, non si è in grado di formare una alleanza in grado di governare. La destra non dovrebbe avere i numeri per conseguire la maggioranza, ma anche un centro sinistra che va da Vendola a Casini avrebbe il fiato corto. Il movimento 5 stelle non si vuole alleare con nessuno (ma allora non si capisce perché partecipa alla competizione, crede di prendere il 51% dei voti?), insomma, non occorre essere veggenti per capire che il governo che potrà uscire dalle urne sarà debolissimo e con una maggioranza appesa ad un filo, pronto a cadere al primo provvedimento non gradito dalla totalità della coalizione. Questa è la cosiddetta “instabilità politica”, che insieme ad una difficile continuità con il governo Monti costituisce la grande preoccupazione dei mercati e degli investitori. E poi ci sono gli astenuti,  diciamo un 20%, coloro che sono nauseati da una classe politica che pur di non perdere le proprie rendite di posizione, le prebende, le indennità, gli emolumenti, le diarie, le pensioni d’oro, i privilegi per sé e i propri amici e parenti ecc. ha permesso quello che nessun altro paese al mondo avrebbe concesso: il ritorno della “mummia” per dirla con “Liberation”. La veemenza con la quale un personaggio per tutte le stagioni come Cicchitto ha difeso la scelta di Berlusconi è, a tal proposito, esemplare. Solo una serie di “peones” poteva permettere una simile aberrazione politica. Un uomo dall’immagine sfigurata dai vizi a sfondo sessuale, che mantiene un plotone di prostitute (le olgettine), un uomo che ha subito mille processi e stava per essere condannato per il caso Ruby, se non fosse sceso in campo con un tempismo perfetto, in modo da evitare la condanna che non gli avrebbe permesso la candidatura, ma soprattutto un uomo vecchio, stanco, mentalmente confuso, circondato da una corte di nani e ballerine, che gli danno sempre ragione, come i cani che aspettano l’osso dal padrone. Brunetta è diventato docente grazie ad una di quelle sanatorie che voleva abolire, la Gelmini, dopo la laurea in giurisprudenza ha sostenuto, per superarlo, l’esame di stato a Reggio Calabria. La Brambilla si è riciclata come animalista, l’avvocato Ghedini è addirittura grottesco: fa il parlamentare (ma non si ricorda un solo suo intervento) e l’avvocato personale di Berlusconi. Un Berlusconi che incarna da solo il conflitto di interessi: un solo uomo racchiude un numero impressionante di leggi e provvedimenti ad personam. Volete una previsione? Non è difficile. Considerato che dalle elezioni non si formerà un governo solido e credibile, la risalita dello spread costringerà il Tesoro dello Stato a pagare interessi sui propri titoli insostenibili, anticamera del fallimento; le banche italiane, al pari di quelle spagnole,  dovranno necessariamente essere aiutate dalla troika. A questo punto l’unica alternativa è il ricorso ad un nuovo governo tecnico e, in pratica, al commissariamento dell’Italia da parte della Unione Europea, la BCE e il Fondo Monetario Internazionale.  Insomma, ci potremo salvare dalla bancarotta (ma il rischio default della Stato non è scongiurato), ma a costo di perdita della sovranità. Non ci sono alternative, non ascoltate gli ex comici che parlano di uscire dal’euro, sarebbe il tracollo sicuro, il buio totale della povertà, la bancarotta certa, una condizione ancora peggiore di quella greca, quella che in economia si chiama depressione. A tanto ci ha voluto portare questo mascalzone. Invece di godersi la meritata pensione e giocare alle bocce o magari a tresette, questo singolare personaggio (definito “joker” dalla stampa anglosassone) ha deciso di portare alla rovina il proprio paese, proprio come il suo predecessore durante il ventennio nel quale ha mantenuto il potere. E speriamo che le analogie si fermino qua, perché l’instabilità sociale potrebbe sfociare in rivolta aperta, e allora tutto è possibile, ogni scenario è credibile.