Il Presidente Napolitano voleva
apprendere la reazione dei mercati alla decisione di ridiscendere in campo di
Berlusconi e la sua sfiducia all’esecutivo Monti. Bene, l’ha avuta. La Borsa di
Piazza Affari ha perduto il 2,20%, i bancari sono stati sbaragliati da una
raffica di sospensioni per eccesso di ribasso, lo spread ha toccato i 360 punti
base. E nel tempo che ci divide dalle elezioni politiche, poco più di due mesi,
lo spread continuerà a salire sino a toccare quota 450, per superare i 500
punti dopo il risultato delle elezioni. La Borsa scenderà, lentamente, ma
scenderà sino a lambire la pericolosa quota dei 14.000 punti; i Credit Default
Swap, le polizze assicurative applicate ai titoli a difficile esigibilità, sono
saliti in un solo giorno di 30 punti. La stampa internazionale ha parlato con
una sola voce: non c’è stato un solo organo di stampa che abbia difeso la
scelta del Cavaliere e non abbia deriso il nostro paese per aver consentito ad
un simile soggetto di ricandidarsi alle elezioni politiche. Sembra che ad
apprezzare Berlusconi siamo rimasti solo noi italiani: è un elemento sul quale
riflettere. Dopo 18 anni di vita politica, a 75 anni di età, un uomo con
l’immagine e i trascorsi giudiziari di Berlusconi dovrebbe avere anzitutto il buon gusto di non
ripresentarsi al voto. Ci sono anche altri motivi: l’accelerazione impressa da
Berlusconi alla tornata elettorale ci obbliga a votare senza una nuova legge,
ed il “porcellum” ci garantisce una certissima ingovernabilità. Tutti i
sondaggi prospettano un panorama estremamente frammentato, con una buona
affermazione del PD, ma anche del movimento 5 stelle, un PDL che con il ritorno
di Berlusconi dovrebbe tenere una posizione intorno al 15%, qualcosa prenderà
la Lega, qualcosa i centristi, ben poco l’IDV. Con un quadro siffatto, non si è
in grado di formare una alleanza in grado di governare. La destra non dovrebbe
avere i numeri per conseguire la maggioranza, ma anche un centro sinistra che
va da Vendola a Casini avrebbe il fiato corto. Il movimento 5 stelle non si
vuole alleare con nessuno (ma allora non si capisce perché partecipa alla
competizione, crede di prendere il 51% dei voti?), insomma, non occorre essere
veggenti per capire che il governo che potrà uscire dalle urne sarà debolissimo
e con una maggioranza appesa ad un filo, pronto a cadere al primo provvedimento
non gradito dalla totalità della coalizione. Questa è la cosiddetta
“instabilità politica”, che insieme ad una difficile continuità con il governo
Monti costituisce la grande preoccupazione dei mercati e degli investitori. E
poi ci sono gli astenuti, diciamo un
20%, coloro che sono nauseati da una classe politica che pur di non perdere le
proprie rendite di posizione, le prebende, le indennità, gli emolumenti, le
diarie, le pensioni d’oro, i privilegi per sé e i propri amici e parenti ecc.
ha permesso quello che nessun altro paese al mondo avrebbe concesso: il ritorno
della “mummia” per dirla con “Liberation”. La veemenza con la quale un
personaggio per tutte le stagioni come Cicchitto ha difeso la scelta di
Berlusconi è, a tal proposito, esemplare. Solo una serie di “peones” poteva
permettere una simile aberrazione politica. Un uomo dall’immagine sfigurata dai
vizi a sfondo sessuale, che mantiene un plotone di prostitute (le olgettine), un
uomo che ha subito mille processi e stava per essere condannato per il caso
Ruby, se non fosse sceso in campo con un tempismo perfetto, in modo da evitare
la condanna che non gli avrebbe permesso la candidatura, ma soprattutto un uomo
vecchio, stanco, mentalmente confuso, circondato da una corte di nani e
ballerine, che gli danno sempre ragione, come i cani che aspettano l’osso dal
padrone. Brunetta è diventato docente grazie ad una di quelle sanatorie che
voleva abolire, la Gelmini, dopo la laurea in giurisprudenza ha sostenuto, per
superarlo, l’esame di stato a Reggio Calabria. La Brambilla si è riciclata come
animalista, l’avvocato Ghedini è addirittura grottesco: fa il parlamentare (ma
non si ricorda un solo suo intervento) e l’avvocato personale di Berlusconi. Un
Berlusconi che incarna da solo il conflitto di interessi: un solo uomo
racchiude un numero impressionante di leggi e provvedimenti ad personam. Volete
una previsione? Non è difficile. Considerato che dalle elezioni non si formerà
un governo solido e credibile, la risalita dello spread costringerà il Tesoro
dello Stato a pagare interessi sui propri titoli insostenibili, anticamera del
fallimento; le banche italiane, al pari di quelle spagnole, dovranno necessariamente essere aiutate dalla
troika. A questo punto l’unica alternativa è il ricorso ad un nuovo governo
tecnico e, in pratica, al commissariamento dell’Italia da parte della Unione
Europea, la BCE e il Fondo Monetario Internazionale. Insomma, ci potremo salvare dalla bancarotta
(ma il rischio default della Stato non è scongiurato), ma a costo di perdita
della sovranità. Non ci sono alternative, non ascoltate gli ex comici che
parlano di uscire dal’euro, sarebbe il tracollo sicuro, il buio totale della
povertà, la bancarotta certa, una condizione ancora peggiore di quella greca,
quella che in economia si chiama depressione. A tanto ci ha voluto portare
questo mascalzone. Invece di godersi la meritata pensione e giocare alle bocce
o magari a tresette, questo singolare personaggio (definito “joker” dalla
stampa anglosassone) ha deciso di portare alla rovina il proprio paese, proprio
come il suo predecessore durante il ventennio nel quale ha mantenuto il potere.
E speriamo che le analogie si fermino qua, perché l’instabilità sociale
potrebbe sfociare in rivolta aperta, e allora tutto è possibile, ogni scenario
è credibile.