Una legge per "proteggere la
popolazione dall'informazione". Sembra un titolo tratto direttamente
dalla Pravda dei tempi sovietici, e invece accade oggi , nella
Russia di Vladimir Putin. Il deputato Oleg Mikheyev del
partito Russia Giusta (vicino al capo del Cremlino) ha proposto una
legge per limitare la quantità di notizie negative su giornali, radio
e tv della Federazione. E la Duma si appresta a votare entro un mese.
Secondo Mikheyev i media dovranno
rispettare le quote sulle notizie da dare, riservando
il 70% dell'informazione a quelle "buone" e il
restante 30% a quelle "cattive". I giornalisti che non
rispetteranno queste rigorose percentuali potranno essere puniti con
la galera dai 2 ai 6 anni.
La proposta di legge ha incontrato
il favore di Vladimir Putin. Anche lui, evidentemente, è convinto che
la psiche del popolo russo vada protetta da notizie troppo cruente,
tipo atti di terrorismo o problemi economici.
Ma il veemente deputato
di Russia Giusta si è spinto anche oltre, proponendo
di vietare la trasmissione in tv e la pubblicazioni sui giornali di
immagini troppo drammatiche, tipo i morti della guerra in Siria, tanto per
fare un esempio e restare nell'attualità. Il che equivale a dire: informare
poco e male o - addirittura - negare la stessa informazione.
Insomma, dal Cremlino fanno
sapere che questo non è un bavaglio, ma i media già tremano e sono scesi
sul piede di guerra. Anche perché sarà molto difficile scegliere quale 3 brutte
notizie dare ogni 10 trasmesse. E, inoltre, come fare a decidere se una notizia
è "brutta" o "buona"? Quali sono i parametri? Il Cremlino
stilerà una lista di cosa è bene o non bene dire?
Per le immagini è più semplice, ma -
ad esempio - scrivere di un funzionario corrotto che viene scoperto e
arrestato è una notizia buona (la giustizia trionfa) o una notizia cattiva (c'è
corruzione negli alti ranghi del Cremlino)?
E ancora, è facile supporre che gli
atti di terrorismo in Caucaso e la loro repressione ad opera dei
militari di Mosca presto potrebbero restare lettera morta e non trovare più
spazio nei tiggì, essendo notizie super brutte. Quindi, la popolazione russa
potrebbe anche essere portata a credere che nelle terre caucasiche tutto è
stato ricondotto sotto un ordine idilliaco. Insomma, una sorta di paese
dei Puffi.
Già adesso in Russia la libertà dei media è sottoposto
a continue restrizioni e giri di vite. Nel giorno in cui va a
processo un poliziotto accusato di essere l'assassino della
giornalista Anna Politkovskaja, massacrata di botte fino a morire il 7
ottobre del 2006 per aver scritto articoli "scomodi"
sulla Cecenia, la notizia della legge di Oleg Mikheyev non fa certo ben
sperare e, qualora dovesse essere approvata alla Duma, fornirebbe nuovi
strumenti in mano ai soloni della censura post-sovietica. E la Russia di
oggi, quella che vuole guardare avanti sulla strada della costruzione di una
democrazia piena, di questo non ha davvero bisogno.
Fonte: Anna
Mazzone “Panorama”