In molti
precedenti post abbiamo posto il quesito se il suffragio universale fosse
compatibile con la sanità di bilancio. Il dibattito é stato consistente, anche
se forse condotto più su base emotiva che razionale.
Jean-Claude Trichet, ex Presidente di Bce, in un discorso al Peterson Institute
for International Economics di Washington ha riproposto adesso lo stesso
problema, anche se a termini rovesciati.
Sostanzialmente, ha detto che in futuro l’UE non disporrà di budget consistenti
e che sarà necessario porre sotto amministrazione controllata i paesi che non
fossero in grado di attuare le politiche approvate in sede UE, la quale
dovrebbe prendersi così in carico la gestione del bilancio di uno Stato membro,
che fosse incapace di mettere in ordine le proprie finanze.
In altri termini, la sussistenza economica dell’Unione risulterebbe più
importante dell’orientamento politico ed economico di uno Stato membro, ancorché
tale orientamento fosse stato sancito da un suffragio elettorale.
Considerazioni.
Il suffragio universale impone ai candidati la necessità di conquistarsi la
maggioranza per poter formare un governo, ed i cittadini votano i candidati i
programmi dei quali sono più consoni alle loro esigenze attuali.
Ciò porta usualmente a due conseguenze. La prima é il frequente
riscontro di una consistente parcellizzazione
partitica, che rende problematica la formazione del governo,
che risulta essere instabile e poco coeso. Quindi,
inidoneo nei fatti a gestire la cosa pubblica. La seconda, é la necessità di mantenere le promesse elettorali,
almeno parzialmente. Ma quasi invariabilmente tali
promesse non sono economicamente realizzabili oppure
deteriorano ulteriormente una già precaria situazione.
Il risultato finale é una ingovernabilità sostanziale che si associa alla
necessità di generare elevati deficit e, quindi, debiti sovrani, cui consegue,
presto o tardi, il collasso del sistema produttivo.
Siamo chiari: nessun corpo elettorale eleggerebbe un candidato che avesse come
programma di rimettere in ordine i conti, tagliando le spese statali,
licenziando buona parte del corpo dei burocrati e dei funzionari delle
pubbliche amministrazioni, deregolarizzando nel contempo il comparto produttivo
per riallinearlo alle esigenze dei mercati.
La democrazia é un bene fragile e delicato. Se chi la esercita non lo sa fare
con buon senso e moderazione, allora le attese si scontrano con la durezza
della realtà, che alla fine le stritola.
Sotto questa luce la proposta di Trichet trova una sua intrinseca
giustificazione.
Giuseppe Sandro Mela per rischiocalcolato