domenica 22 gennaio 2012

SEGNALI INCORAGGIANTI PER IL GOVERNO MONTI: BRUNETTA INVOCA ELEZIONI SUBITO

E’ giocoforza attivare uno spostamento  di visuale rispetto a Mario Monti e al suo operato. Le ultime vicende, internazionali e non, ci hanno persuaso che l’esecutivo Monti sia il migliore possibile. Il che non significa che Monti le abbia azzeccate tutte. Tutt’altro. Ma con una classe politica come la nostra, se si fosse andati alle urne con il porcellum ci saremmo ritrovati in una situazione non lontana da quella greca. Va riconosciuto al governo Monti, con tutti i limiti che il decreto “cresci Italia” contiene, di essere stato in assoluto il primo esecutivo a mettere mano alle liberalizzazioni oggi, alla riforma del mercato del lavoro domani, alle privatizzazioni dopodomani. Simili manovre, ancorchè timide ed implementabili, sarebbero state impensabili da parte di una qualsiasi altra compagine governativa, la quale ci avrebbe condannato ad un immobilismo, la politica degli annunci, che ci avrebbe fatto precipitare al livello della tripla “C”. Occorre riconoscere a Mario Monti la statura di personalità di spicco a livello internazionale, il riconoscimento delle sue capacità da parte di tutte le istituzioni mondiali, ed una instancabile opera di persuasione circa la tenuta dei nostri conti. Monti sta trascorrendo questo scorcio della sua esistenza perennemente in viaggio, da una parte all’altra del mondo, con una resistenza fisica, tra l’altro, non trascurabile. Chiunque al suo posto sarebbe schiacciato da un invincibile stress. Altro che le lacrime della Fornero. Il gradimento stesso del suo governo, con tutte le recriminazioni del caso, si mantiene piuttosto alto, in considerazione del fatto, compreso dalla quasi totalità degli italiani, che una alternativa, allo stato attuale, è impensabile. L’unico partito di opposizione, (l’Italia dei Valori mantiene una posizione fortemente ambigua), la Lega, appare un movimento senza bussola, che sta girando a vuoto, brancolando nel buio, con un ubriaco al timone. Votano contro l’arresto di Cosentino, invocando il garantismo, quando tutti si rammentano il cappio brandito in Parlamento da un loro esponente, dall’espressione del volto, tra l’altro, non particolarmente vivace. Sono dilaniati da una lotta interna, con un Bossi da una parte che intende candidare il suo impresentabile figliolo, come nella migliore tradizione del partito farsesco al potere in Corea del Nord, e dall’altra un Maroni che sta cercando di rifondare un partito che sta seguendo l’involuzione fisica e mentale del suo attuale leader. Quanto al PDL, un Berlusconi allo sbando, sbiadito, incolore, stanco e demotivato, non sembra in grado di esprimere alcunché di nuovo. La distanza tra un governo che aveva al suo interno un personaggio come Brunetta ed uno come la Brambilla, entrambi totalmente spaesati, fuori luogo e fuori misura, totalmente inetti alla funzione svolta, ed un governo di tecnici e professori è talmente siderale da non essere misurabile. E proprio da una figura come quella di Renato Brunetta, un buono a nulla capace di tutto, arriva il migliore dei complimenti, il più grande degli apprezzamenti, la più formidabile spinta ad andare avanti e proseguire sul cammino tracciato. Il solo fatto che un perfetto antipolitico come Brunetta, una persona del tutto incapace di comunicare, che ha iniziato cento provvedimenti per portarne a termine uno solo, malato di velleitarismo e cecità politica, invochi a gran voce di staccare la spina al governo dei tecnici e di andare subito al voto anticipato, costituisce il miglior lasciapassare, il necessario viatico a Mario Monti e ai suoi colleghi. Se un giudizio simile arriva da un perfetto antipolitico, vuol dire che ci troviamo, senza fallo, sulla strada giusta. E’ finito, grazie a Dio, il governo dei nani e delle ballerine, è più verosimile lo scenario, accreditato dai maggiori analisti intorno al 70% delle probabilità, di una conservazione dell’euro e dell’ esclusione di un default da parte dell’Italia. Certo, i ristoranti non saranno pieni per un pezzo, e sugli aerei, almeno quelli di linea, non sarà impossibile trovare un posto. Ma abbiamo compreso bene tutti che non ci aspetta un periodo facile. E’ altresì curioso notare come le trasmissioni televisive che fino a qualche mese fa non prendevano neppure in considerazione una ipotesi di implosione dell’euro e di fallimento dell’Italia, ora diano entrambi per certi. Sbagliavano allora come sbagliano adesso. Programmi come”Piazza pulita”, condotta da un signor nessuno che spara a casaccio conto tutti e tutto e si dice certo della deriva greca, “L’infedele” di Gad Lerner, che predice scenari di rivolte sociali dovute alla caduta nell’indigenza di larghi strati della popolazione italiana; lo stesso dicasi per “Ballarò” ed il suo stracotto conduttore: lui e i suoi dannati cartelli, ossessionanti e incombenti, recanti dati manipolati ad uso e consumo della tesi catastrofista. Ha qualcosa di comico questa corsa al disfattismo da parte di coloro che fino a poco tempo fa non osavano neppure pronunciare, nei confronti dell’Italia, la parola “bancarotta”, “fallimento”. Ora sono i termini  più utilizzati. E’ desolante il panorama dei commentatori televisivi: non capiscono nulla di economia, ancor meno di finanza, parlano per frasi fatte e luoghi comuni, fanno discorsi senza capo nè coda. Come nel caso del naufragio della Concordia, i famosi “opinionisti” televisivi, forti di una sola infarinatura di massima, discettano di protocolli della navigazione come dei capitani di fregata. Gilletti sembrava un guardiamarina, Vespa un contrammiraglio. Che desolante spettacolo! Il canone televisivo è il balzello più odioso e disgustoso che ci sia dato pagare. Non confidiamo più di tanto nelle parole di questi pseudo economisti: affidiamoci  al web, ad internet, selezionando accuratamente le fonti, anche la rete è piena di cialtroni che scrivono asinerie.
A Mario Monti, per quello che può servire, le mie scuse, il posto alla Goldman Sachs può aspettare, al momento è meglio per tutti che prosegua, per il periodo che ci divide dalla fine della legislatura, nella sua non facile opera.