mercoledì 11 gennaio 2012

I DUE VOLTI DELLA GERMANIA

A completamento del post precedente, e a dimostrazione che l’ipotesi di un ritorno alla lira non è solo una possibilità, riporto il seguente articolo, che esprime discretamente l’imbarazzante ambiguità della Germania nei confronti dell’Euro e dell’UE in generale. Abbiamo compreso tutti, Monti per primo, costretto a recitare una parte in commedia, che la Germania prosegue la sua politica attendista per valutare se le convenga di più restare nella moneta unica o uscire definitivamente dall’euro, magari con Olanda e Finlandia (non certo con la Francia che, a dispetto delle valutazioni pilotate politicamente di Fitch, non è certo un paese da tripla “A”). Abbiamo più volte accennato alla scorrettezza di fondo dei tedeschi, che da una parte si proclamano paladini dell’Euro, e dall’altra si preparano per un eventuale piano “B”, stampando marchi in Svizzera alla chetichella. E’ come avere come compagno di viaggio un assassino che ti vuole bene: prova un sentimento magari sincero, ma alla prima occasione avrà la tentazione di pugnalarti alla schiena se ha la convenienza di farlo. Monti, dobbiamo dirlo, non ha demeritato negli ultimi passaggi interni ed internazionali: ci ha riabilitato nei confronti dell’UE e del mondo, deve confrontarsi con l’annoso problema delle liberalizzazioni. In un paese costituito per lo più da lobbies e corporazioni, il compito appare assai arduo. Vedremo che cosa sarà in grado di fare, e perlomeno potremo dire che ci ha provato. L’Italia ha fatto quanto richiesto dalle istituzioni europee: sapevamo che non sarebbe servito a molto, i problemi veri non risiedono in Italia ma altrove, negli USA, come ha sottolineato lo stesso Monti. La crisi è nata là, e negli USA deve finire. Può darsi che l’Euro sopravviva per tutto il 2012, ma sarebbe una sopravvivenza, una persistenza non dissimile dalla catalessi. Tale previsione viene accreditata dai migliori analisti intorno ad un 70%, mentre l’altra ipotesi, quella di una uscita della Germania con conseguente dissoluzione dell’Euro è accreditata al 30%. In ogni caso, il sentiment più diffuso è quello che, prima o poi, torneremo alle valute nazionali. In piena bolla bancaria, con gli istituti di credito di tutta Europa in turbolenza, pieni di titoli tossici, in perenne crisi di liquidità, inseriti in un sistema corrotto da strumenti finanziari impropri come i derivati, i futures, le cartolarizzazioni, la compravendita spregiudicata di commodities, i fondi hedge, le short selling e via discorrendo, il collante costituito da una moneta unica è troppo poco per sopravvivere. In assenza, non dico di una unione politica, ma di una convergenza economica, finanziaria e fiscale, l’Europa non può pretendere di sopravvivere. La cosa più importante, prima della fine, è azzeccare il momento giusto per uscire di scena: farlo nella condizione migliore. Un conto è sfilarsi dall’Euro prima del crack, un altro è farsi buttare brutalmente fuori. Con molti auguri per tutti.

MENTRE LA GERMANIA si prepara a dare al via alla nuova fase fiscale dell'Unione Europea, dalla Svizzera rimbalzano voci sempre più insistenti, che la Merkel si starebbe predisponendo una via di fuga nel caso la crisi dell'euro debito dovesse esplodere nel breve e allargare il contagio alla Germania.
IL PIANO B SAREBBE quello dell'immediato ritorno al marco tanto che Berlino si sarebbe in gran segreto organizzata, tornando a stampare la vecchia moneta, in due tipografie elvetiche. La scelta della Svizzera è dettata dal fatto che, stando ai trattati istitutivi dell'Unione Monetaria (Uem), i Paesi che aderiscono all’euro non possono tornare a battere il vecchio conio.
IL GRANDE ESODO dall'euro comunque è già iniziato. L’euro, nato con l’intento di tener testa al dollaro anch’esso in declino ma supportato da un sistema di tutele e cuscinetti più efficace, è diventato ormai una trappola. I problemi sono nati tutti dalle difficoltà dell'Eurozona e della sua politica, immobilizzata dal menefreghismo interessato di Berlino ogni volta che c’è da prendere decisioni importanti.
LE TURBOLENZE sui mercato finanziari in area euro stanno generando situazioni sempre più complesse ed imprevedibili: tra governi commissariati e Paesi super-affidabili come la Francia che improvvisamente iniziano a vacillare, l’ipotesi secondo cui l’esperienza della moneta unica sia vicina al termine, serpeggia come una possibilità molto più concreta di quanto ci si potesse aspettare anche solo pochi mesi fa. E oggi, anche gli stati che, da sempre hanno sognato di entrare nel mondo della moneta unica, si sono resi conto che la politica europea è una trappola.
IN PRIMIS LA POLONIA, dove secondo recenti sondaggi, quasi i tre quarti della popolazione è fortemente contraria all’ abbandono dello zloty, la moneta di Stato.
LA REPUBBLICA CECA, dove la maggior parte dei cittadini non vuole abbandonare la corona. La Bulgaria, che avrebbe tutte le carte in regola per entrare nell'euro già dal prossimo anno, ma il cui governo ha dichiarato di non voler entrare a far parte della zona euro.
PERFINO GLI STATI DELL'EST, che dopo più di 20 anni dalla caduta dell'Urss iniziano ad avere economie floride e dinamiche, oggi snobbano i cosiddetti 'grandi', da cui preferiscono prendere le distanze. Bisogna tener conto che lo scetticismo dei paesi dell'est che l'euro lo hanno già adottato, senza trarne alcun beneficio, come Estonia, Slovacchia e Slovenia guardano con rammarico, alla forte crescita della Polonia, che senza euro stanno più che bene.
MA LE INCERTEZZE sulla tenuta dell’euro non sono soltanto dei paesi che si defilano ancor prima di entrarvi, ma anche, e soprattutto,le preoccupazioni attanagliano il mondo delle banche che si stanno preparando al collasso del sistema e al ritorno alle vecchie divise.
IN QUESTO CONTESTO pare che la Germania abbia commissionato ad una tipografia ticinese la stampa di una grossa quantità di Marchi Tedeschi, evidentemente in vista di un ipotetico switch-off dalla moneta unica che sarebbe, eventualmente, da effettuare in tempi brevissimi.
SECONDO INDISCREZIONI, di non poco conto, la Merkel sta cercando una via di fuga per la Germania. Sono sempre più insistenti le voci di richiesta alla Svizzera di stampare la vecchia moneta tedesca, il marco, appunto. La Banca centrale tedesca e il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble avrebbero affidato la stampa a due società svizzere, la ditta Sicpa a Losanna e l’altra, il cui nome non è noto a Zurigo.
LA NOTIZIA AVEVA iniziato a circolare a ottobre e sarebbe stata riferita anche all’ex premier italiano Silvio Berlusconi. Ed è quindi lecito pensare che ne sia stato informato anche l’attuale presidente del Consiglio Mario Monti.
SE IL PEGGIO dovesse capitare è sempre bene sottolineare che dall’euro si esce meglio se si esce prima, data la possibilità di ritrattare le condizioni di rimborso dei titoli di stato in modo più ordinato e probabilmente meno pesante. Subire il fallimento dell’euro facendosi travolgere dagli eventi potrebbe essere invece un passaggio catastrofico nella storia dell’Italia che conoscerebbe senza dubbio un periodo di agitazione sociale come non se ne vedono da parecchi decenni.
INOLTRE COME SEGNALA il Wall Street Journal, parla di almeno due istituti che stanno riattivando il sistema di cambio basato sulla dracma, l'escudo e la nostra vecchia lira, le tre vecchie monete dei tre Paesi più a rischio, rispettivamente Grecia, Portogallo e Italia.
LE BANCHE hanno contattato Swift, il consorzio con sede in Belgio che gestisce transazioni finanziarie internazionali, per sapere se i codici delle vecchie divise siano ancora attivi o almeno utilizzabili in caso di emergenza.
SE LA RISPOSTA DOVESSE essere positiva, potrebbero iniziare fin da subito a lavorare ad un sistema di cambio alternativo a quello dell'euro in grado di entrare a regime con intraprendenza nel caso in cui i Paesi in questione ne dovessero uscire.
Fonte: trend-online.com