venerdì 27 gennaio 2012

THE ITALIAN WAY

Riporto di seguito un magnifico articolo del popolare analista dei mercati Eugenio Benetazzo: si tratta della consueta lucida dissertazione questa volta mirata sugli ultimi provvedimenti del governo Monti e l’isterica e italiota reazione delle consorterie italiane, ancorate a filo doppio alle loro rendite di privilegio. Sposo, avendolo già fatto per iscritto in post precedenti, completamenti le tesi di Benetazzo: alla rivolta dei camionisti e dei taxisti si contrappone fortunatamente, come sottolineato dall’autore, il fatto che l’Italia, anche se qualcuno cerca di non accorgersene, sta acquistando, per la prima volta nella storia della UE, un ruolo di primo piano, al punto che Monti è l’unica figura affiancabile a Merkel e Sarkozy. Non trascuriamo questo aspetto, i mercati non lo fanno, non commettiamo noi l’errore di non valorizzare un momento felice della nostra politica economico finanziaria. E quando in TV fanno la loro comparsa quegli stessi giornalisti che qualche mese fa non volevano sentire parlare di contrazione economica, minimizzando il tutto, da un mese a questa parte si sono perfezionati nell’arte del disfattismo catastrofista: continuano a fare paragoni con la Grecia, paventando l’ellenizzazione dell’Italia, non comprendendo che un confronto tra noi e i greci è completamente impraticabile. Balbettano di economia non possedendo la minima cultura del settore, illustrando al pubblico la situazione finanziaria italiana nello stesso modo in cui potrebbe farlo un tabloid scandalistico. Non sanno distinguere una azione da una obbligazione, parlano di realtà che non conoscono. Un motivo di più per considerare un odiosa gabella il pagamento di un canone che è in assoluto l’imposta più irrazionale e iniqua. Lavorano poco, lavorano male, dobbiamo anche sostentarli…

Il nostro paese soffre di una malattia congenita sin dalla sua nascita: la sindrome nimby (not in my backyard). Siamo tutti pronti ad alzare la voce per richiedere ed esigere grandi cambiamenti e le tanto sospirate riforme di cui sentiamo parlare ormai da almeno due decenni, tuttavia importa solo che queste riforme non ridimensionino, incidano o compromettano il nostro orticello di casa o la nostra sfera personale. Vista l'escalation di lamentale, disagi e proclami da quasi tutti i contribuenti, risparmiatori, imprenditori, professionisti e pensionati possiamo percepire che la nazione è sulla via del cambiamento, rinnovamento e speriamo a breve anche del miglioramento. Ma davvero credevate di riformare il paese senza creare malessere e dissidi per milioni di italiani ?

Nella penisola a forma di stivale ci sono centinaia di caste, al cui confronto quella politica è veramente poca cosa, ed è proprio per questo che siamo stati imballati per decenni, a causa di convenienze e piaggerie sempre di parte, indissolubili e radicate nel territorio in ogni forma e sorta. Alla fine siamo quasi tutti mafiosi se ci pensate, ed essere mafiosi non significa sparare con la lupara indossando la coppola, ma difendere e proteggere con l'arroganza un privilegio da qualcuno (etimologicamente il termine “mafia” deriva dalla parola islamica “mahyas” ovvero arroganza e prepotenza). Il nostro passato storico e la nostra genetica antropologica ci dimostra che noi italiani della rappresentanza democratica, del confronto dialettico, della critica costruttiva, della concertazione collettiva non ce ne facciamo proprio niente. Anzi, più diamo spazio a queste rappresentazioni di governance democratica (almeno sulla carta), più ci facciamo male.

Siamo una pseudo nazione nata dall'aggregazione forzata di venti popolazioni obbligate a stare assieme con cultura, tradizioni, costumi ed usanze una diversa dall'altra. Per questo motivo abbiamo avuto bisogno in diversi momenti della nostra storia di un imperatore, di un feudatario, di un aristocratico, di un duce, di un tycoon televisivo ed oggi di un primo ministro tecnico. Nel nostro subconscio, da italiani abbiamo bisogno di qualcuno che “antidemocraticamente” dall'alto dei cieli ci dica “così si deve fare e così si fa”. Anche se sembra un pensiero brutale, purtroppo rappresenta una verità scomoda e inconfutabile. Con grande presunzione, dopo la delusione del decreto Salva Italia, con il decreto Cresci Italia il paese avvertirà dei benefici sostanziali già entro i prossimi due anni. Mi auguro che anche il mercato del lavoro sia oggetto di una così forte stringente riforma strutturale. Ogni cambiamento solitamente preoccupa chi ha privilegi, chi ha qualcosa da difendere, chi ha vissuto senza correre grandi rischi o beneficiato di posizioni di rendita.

Certo alcuni punti di questi interventi potevano essere gestiti con diverse tempistiche e modalità di attuazione (vedi il caso delle licenze ai taxi), ma ancora una volta emerge lo spirito dell'italian way: siamo bravissimi tutti a criticare, ma sono veramente pochi quelli che poi sanno governare. Il calcio insegna: sessanta milioni di opinionisti e contestatori contro un solo allenatore della nazionale. Sul fronte bancario potremmo proporre lo stesso assunto: il decreto Salva Italia (o meglio dire Salva Banche) ha rappresentato non una delle possibili manovre da intraprendere, ma l'unica manovra da proporre, nonostante lo scontento e il mormore popolare ovvero salvare anche con interventi palesemente di parte, manovre di cortesia e di indubbio favore il sistema bancario italiano e non solo. Scusate, tra di voi vi è qualcuno che desidera ardentemente che la sua banca fallisca, l'euro affondi e i suoi risparmi accantonati da una vita si polverizzino ?

Come Henry Paulson per gli USA nel 2008 anche Mario Monti ed il suo contestato governo ha fatto quello che si doveva fare per salvare la pompa del sistema economico: ovvero mettere a disposizione delle banche l'intera economia nazionale, dando il tempo e gli strumenti necessari per riprendersi, nell'interesse indiretto anche di tutti i detentori di risparmio. Forse si sarebbe potuto gestire il tutto con un diverso approccio, magari congelando gli interessi sui titoli di stato detenuti dagli investitori non residenti, ma alla fine dobbiamo anche comprendere che quest'uomo è stato imposto non solo per salvare le banche europee, ma anche e soprattutto per proteggere l'integrità strutturale dell'euro a fronte del subdolo attacco portato avanti dagli Stati Uniti per indebolire la nostra divisa, destinata a compromettere l'egemonia valutaria del dollaro nei nuovi paesi che in futuro traineranno l'economia planetaria.

Per quanto concerne dopo i poteri forti e le ossessive tesi complottistiche  sbandierate da alcuni talk show italiani e i loro conduttori, forse ci si dovrebbe soffermare a riflettere se veramente si può oggi parlare di complotto dell'Europa contro l'Italia. Al momento attuale casomai mi sento di dire che è l'Italia a potersi permettere, se volesse, di complottare contro l'Europa, se ci pensate infatti i tre uomini istituzionali più potenti del momento sono proprio italiani. Mario Draghi alla BCE, Mario Monti in Italia (pensate all'accoglienza ed al consenso che ha ricevuto al London Stock Exchange) e Andrea Enria all'EBA (la nuova autorità di vigilanza bancaria in Europa). Con il recente downgrade della Francia e la perdita continua di consenso della Merkel in Germania, la maggior parte di noi non se ne è ancora accorta, ma dopo l'era Berlusconi, il nostro peso, ingerenza e prestigio in Europa come italiani sta sorprendentemente cambiando. Anche a nostro favore.

Eugenio Benetazzo – eugeniobenetazzo.com

Se questo non fosse sufficiente, riporto quanto scritto sul più autorevole quotidiano finanziario del mondo , il “Financial Times” nell’edizione del 27 gennaio.  Il titolo suona pressappoco così: “L’Europa si appoggia sulle spalle di Mario Monti”. Non è tutto oro, lo sappiamo bene, ma rimane un fatto che l’Italia, dopo vent’anni di assenza, ritorna in primissimo piano sul proscenio politico economico e finanziario non solo d’Europa, ma del mondo. Merkel, Sarkozy e Monti sono le tre figure di riferimento per la conduzione, la continuazione e la sopravvivenza non già dell’euro ma dell’Unione Europea intera. Non è poco, in un paio di mesi.
L'Europa si appoggia sulle spalle di Monti". Cosi' titola un editoriale del Financial Times, secondo il quale "l'Italia e' tornata. La tedesca Angela Merkel e' al vertice del potere europeo. Il francese Nicolas Sarkozy puo' considerarsi il piu' energico dei leader europei. Mario Monti e' il piu' interessante. Dopo un'assenza durata circa 20 anni l'Italia e' tornata in scena. Il futuro di Monti potrebbe essere quello dell'Europa".
"La grande questione - conclude il FT - e' se l'Europa e' in grado di competere in un mondo nel quale l'Occidente non e' piu' dominante. Per questo quello che Monti sta facendo in Italia e' veramente importante". "C'e' stato un tempo - spiega il FT - in cui l'Italia aveva qualcosa da dire in Europa". "L'era di Silvio Berlusconi ha messo fine a questa influenza".
"Mr Berlusconi - prosegue il FT - prendeva in giro l'aspetto della signora Merkel. Mr Monti parla con lei di economia". "Monti conta perche' e' in Italia che le prospettive a lungo termine dell'euro saranno decise". "Monti ha un paio di carte da giocare. Le sue misure di austerita' si stanno gia' dimostrando impopolari, ma i politici italiani eletti non sono in buona salute. Per cui Monti pensa di avere un altro anno - prime delle elezioni previste nella primavera del 2013 - per realizzare la sua strategia".
"La seconda carta e' che puo' parlare il linguaggio della verita' con la Germania". "Non c'e' nessuna garanzia che Monti riuscira' a farcela. I grossi tagli di spesa e l'aumento delle tasse sono una cosa. Ma il vero test saranno le liberalizzazioni" e "non sara' facile".
The Financial Times – 27/01/2012

ULTIM’ORA
La cosiddetta “agenzia di rating” FITCH, l’unica a maggioranza di capitale europeo (cioè francese, guarda caso), ha abbassato il rating dell’Italia di due notch, portandolo ad “A-“ con il solito outlook negativo. Ora, prescindendo dal fatto che le agenzie di rating non se le fila più nessuno, tanto meno i mercati, la decisione di Fitch appare quanto mai intempestiva. Stiamo attraversando, dall’inizio della contrazione economica, il 2007, il primo (e speriamo non l’unico) periodo positivo sotto ogni aspetto. Oggi lo spread è sceso sotto i 400 punti, Piazza Affari ha conosciuto una settimana costantemente sopra i 16.000 punti di contrattazioni, i titoli bancari non sono mai andati così bene. Il governo tecnico di Mario Monti ha ottenuto il riconoscimento e il rispetto dovuto agli esecutivo di alto profilo non solo dalle istituzioni europee, ma dal mondo intero. In questo trend del tutto positivo, per la prima volta con un outlook neutrale, l’evitamento di un credit crunch, e la prima, timida, luce che si intravvede al di là del tunnel, i quattro energumeni di Fitch, dall’alto della loro millantata competenza, ci fanno scendere di due gradini. Sono patetici. I mercati se ne infischieranno dei giudizi di Fitch, come delle altre due agenzie, completamente discreditate e dilaniate da un paradossale, smisurato conflitto di interessi. I loro giudizi sono carta straccia, hanno finito di condizionare i mercati e le politiche economiche e finanziarie del mondo occidentale. Dirò di più. Le recenti ispezioni della Guardia di Finanza disposte dalla procura di Trani a Standard & Poor’s e Moody’s hanno messo in rilievo la possibilità del reato, assai verosimile in questo caso, di “insider trading” e quello, ancor più grave, di “aggiotaggio”. E’ precisamente quello che stanno facendo le tre sorelle del rating. Sfruttano i loro stessi giudizi per alimentare attività speculative nelle quali sono loro stesse coinvolte (insider trading) e manipolano ad arte indicatori e strumenti finanziari allo scopo di condizionare i mercati a loro favore (aggiotaggio). E’ difficile comprendere il motivo per il quale questi sabotatori finanziari continuino ad operare e non siano fermati da una corte di giustizia internazionale.