martedì 24 gennaio 2012

ANCORA E SEMPRE BUGIE DALLA MERKEL

In questi mesi e settimane ci siamo divertiti a smascherare il presunto virtuosismo di una Germania che nella sua elite politica da il peggio di se, un Paese per molti versi ammirevole, un Paese stimabile per l’attenzione all’ Ambiente e alla Famiglia, spesso assente in Italia, capace di una disciplina che talvolta servirebbe anche nel nostro Paese.
Si parla di bugie spesso ricorrenti nelle statistiche che riguardano il mercato del lavoro che TAZ, autorevole quotidiano tedesco indipendente di orientamento politico di sinistra fondato da una cooperativa di lavoratori oltre 30 anni fa, sempre molto attento alle questioni sociali e ambientali, mette in risalto in un suo recente articolo.
L’anno comincia, in teoria, bene per il paese che vuole dettare al resto dell’Europa la disciplina della stabilità: i dati ufficiali sull’occupazione in Germania sembrano a prima vista incoraggianti, con 41,7 milioni di persone con un lavoro, mai un numero così alto, e “neanche” tre milioni di disoccupate/i (circa 2,9).
Ma il dato è ingannevole, perché nel conteggio della disoccupazione non compaiono svariate “categorie” di persone come i disoccupati di età maggiore a 58 anni (ca. 360.000), quanti e quante lavorano meno di 15 ore a settimana, i lavoratori sociali saltuari, chi frequenta corsi di formazione (in attesa di rioccupazione), chi si avvale di agenzie del lavoro private (ca. 143.000) e non viene riportato nella statistica dell’agenzia del lavoro pubblica (Bundesagentur für Arbeit) e altri e altre, il che porterebbe il totale dei disoccupati a 3,8 milioni di unità, come si evince dal resoconto di dicembre 2011 dell’agenzia del lavoro.
Anche a esaminare la cifra degli occupati si scopre che l’aumento è dovuto all’incremento senza precedenti del lavoro a tempo parziale e in affitto: come rivela un interessante articolo della Taz, quotidiano autorevole di Berlino (Le bugie dei tedeschi, 3 gennaio), in realtà a lavorare sono sì più persone, ma in media per meno ore (57,7 miliardi nel 2000 contro i 57,43 del 2010). Si scopre così secondo l’Ufficio statistico (Statistische Bundesamt) che 8,4 milioni di persone sono “sottooccupate”, cioè vorrebbero lavorare di più (probabilmente per guadagnare di più), una tendenza che si registra in modo preoccupante anche tra quanti lavorano a tempo pieno (2,1 milioni). Circa 1,2 milioni di persone è la cifra stimata della cosiddetta “riserva silenziosa”, cioè di disoccupati non registrati presso l’agenzia del lavoro.
A inficiare l’ottimismo della situazione del mercato del lavoro contribuiscono i circa 1,7 milioni di lavoratori che devono farsi integrare la misera busta paga con un sussidio statale. Secondo la Taz, non è vero che è stata creata nuova occupazione: “è stata una decisione ingannevole pensare di poterlo fare con la riforma del mercato del lavoro” introdotta dal governo di Spd e verdi guidato dal socialdemocratico Schröder. Quella riforma “ha espropriato i lavoratori e ridotto il loro potere di contrattazione”, aggiunge la Taz. In effetti, la famigerata riforma che porta il nome del suo creatore Hartz, Spd, già membro del consiglio di amministrazione di Volkswagen e coinvolto nello scandalo della corruzione del consiglio d’azienda, e appositamente convocato da Schröder a rivoluzionare il lavoro in Germania all’inizio degli anni 2000, ha introdotto, di fatto, la flessibilità.
Andrea Mazzalai – Icebergfinanza