mercoledì 16 febbraio 2011

A CHE PUNTO E' LA NOTTE? (la crisi del mondo arabo)

Riporto di seguito l’interessante articolo di Christian Rocca, pubblicato dal “Sole 24 ore”. E’ l’analisi e la rivelazione di chi sta dietro la crisi del mondo arabo, per una volta in chiave altamente positiva. Il testo menzionato, “From dictatorship to democracy”, un libello scaricabile da un sito internet, è diventato una sorta di “libretto rosso” che percorre il cammino inverso rispetto a quello, più celebre, di Mao Tse Tung. E’ significativo, e sintomatico, che sia passato del tutto inosservato dai nostri media, salvo la felice eccezione di Christian Rocca. (E’ probabile che i nostri mezzi di comunicazione siano assorbiti dai problemi del premier e dal gossip che ci sta intorno.) L’autore, un 83enne di Boston, Gene Sharp, non solo ha scritto un manuale pratico di strategia e di tattica antiautoritaria, da applicarsi nei regimi dittatoriali e autocratici di tutto il mondo, ma è diventato soprattutto un ispiratore ed un maestro di “democrazia” come mai se ne sono visti. Quando pensiamo al Nobel per la Pace, attribuito sulla fiducia a Barack Obama (e non del tutto meritato, peraltro), viene fatto di chiedersi come mai la nobilissima accademia svedese non abbia pensato a questo maestro di pace che è stato per troppo tempo nell’ombra. E’ di queste ore la notizia che il contagio è completo: anche la Libia del tragicomico Gheddafi ha dato fuoco alle polveri. E’ vero che abbattere il tiranno non è che una parte della lunghissima transizione verso la democrazia, ma è altrettanto vero che da qualche parte bisogna pur cominciare. Gene Sharp ha indicato chiaramente come fare. Lo tengano presente gli uomini politici e gli oppositori di tutti i regimi dittatoriali che hanno finora dominato il mondo arabo. E si guardino bene da due fondamentali pericoli: il fondamentalismo islamico, che li precipiterebbe in un regime infinitamente peggiore di quello che hanno abbattuto (lo hanno compreso finanche gli iraniani, stufi delle assurde imposizioni della sharia), e il potere passato all’esercito, con la motivazione della transizione verso il regime democratico. E’ ovvio che in un paese che presenta un vuoto di potere, dove non esista praticamente più un governo, il potere debba passare ai militari, ma occorre anche tenere presente che i militari, sempre pronti a spergiurare che la transizione verso libere elezioni sarà breve e indolore, molto spesso finiscono coll’affezionarsi al potere, e a pensare che in fondo, tutto sommato, non ci si sta così male. Con il risultato di transitare da un presidente – padrone della nazione ad una giunta militare che finisce col diventare, per sua stesa natura, altrettanto autoritaria. Confidiamo che gli oppositori dei regimi arabi sappiano vigilare sulla transizione e riescano ad evitare una deriva diversa nei contenuti dalla precedente, ma uguale nella sostanza.

Uno degli eroi delle rivolte mediorientali è un oscuro signore di ottantatrè anni di Boston. Si chiama Gene Sharp. I militanti democratici egiziani, secondo quanto riportato dal New York Times, lo paragonano a Martin Luther King e al Mahtma Gandhi. Le sue idee hanno influenzato le rivoluzioni democratiche e nonviolente in Serbia, quelle colorate in Ucraina, in Georgia, in Kyrgyzstan e ora quelle tunisine ed egiziane.
Libri tradotti in 28 lingue e studiati dalle opposizioni di Zimbabwe, Birmania e Iran
Quattro anni fa, era stato l'autocrate venezuelano Hugo Chavez ad accusare Sharp di aver ispirato le rivolte antigovernative nel suo paese. Nel 2007, in Vietnam, i militanti dell'opposizione sono stati arrestati mentre distribuivano un suo libro del 1993, From Dictatorship to Democracy, un manuale strategico per liberarsi dalle dittature (93 pagine scaricabili dal sito dell'Albert Einstein Institution). A Mosca, nel 2005, le librerie che vendevano la traduzione in russo dello stesso libro sono state distrutte da incendi dolosi. Gli scritti di Sharp, tradotti in 28 lingue, sono stati studiati dalle opposizioni in Zimbabwe, in Birmania e in Iran. Nel 1997, racconta il Wall Street Journal, un militante polacco-americano, Marek Zelazkiewicz, fotocopiò le 93 pagine di Sharp e le portò con sé nei Balcani, insegnando le tattiche di resistenza nonviolenta in Kosovo e poi a Belgrado.
A Sharp si ispirano gli attivisti di Otpor, "mercenari della democrazia"
Il testo di Sharp è stato tradotto in serbo e distribuito segretamente tra i militanti dell'opposizione, in particolare tra gli iscritti di Otpor, un gruppo di opposizione giovanile anti Milosevic. Otpor, grazie anche ai 42 milioni di dollari americani, ha esportato le tecniche di opposizione, apprese dal libro di Sharp, nelle ex repubbliche sovietiche, organizzando seminari di resistenza democratica in Georgia, in Ucraina, in Ungheria. Nel 2000 la Casa Bianca ha aperto un ufficio a Budapest per coordinare le attività dell'opposizione democratica serba, fornendo anche strumenti e tecnologia per diffondere notizie e informazioni alternative a quelle del regime. Nel 2003, sei mesi prima della rivoluzione delle rose, l'opposizione georgiana ha stabilito contatti con Otpor con un viaggio a Belgrado finanziato dalla Fondazione Open Society del finanziere americano George Soros. I militanti di Otpor hanno addestrato gli attivisti georgiani e in Georgia è nata Kmara, una versione locale di Otpor. I soldi sono arrivati da Soros e da una delle tante agenzie semi-indipendenti di cui si serve il Congresso americano per finanziare i gruppi democratici in giro per il mondo. In Ucraina è nato Pora, un altro gruppo democratico con forti legami con l'Otpor serbo e finanziato con 65 milioni di dollari dall'Amministrazione Bush. I militanti di Otpor sono diventati mercenari della democrazia, hanno viaggiato per il mondo a spese del governo americano per addestrare le opposizioni a organizzare una rivoluzione democratica. Otpor e Sharp hanno influenzato i ragazzi delle piazze di Tunisi e del Cairo
Il modello Otpor e le idee di Gene Sharp, racconta il New York Times, hanno influenzato i ragazzi delle piazze di Tunisi e del Cairo. Promuovere la democrazia non è una politica facile da imporre. Deve seguire una strategia diversa paese per paese, calibrata su un ampio arco temporale e centrata sui diritti umani, sulla rappresentanza politica, sullo stato di diritto, sulla trasparenza, sulla tolleranza, sui diritti delle donne. Ma le tecniche di opposizione, redatte da un anziano signore di Boston, possono essere facilmente trasmesse.

Christian Rocca (“Il sole 24 ore”) RIPRODUZIONE RISERVATA