venerdì 4 febbraio 2011

CHE COSA MANCA ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE?

Come ho ribadito in più di una circostanza, una prossima consultazione elettorale sarebbe salutata con giubilo dal sottoscritto, non solo per la coltivazione della speranza che ci si libererebbe dalla inqualificabile presenza dell’inquilino di palazzo Grazioli, ma soprattutto, per chi lavora nella Pubblica amministrazione, si presenterebbe l‘occasione di sbarazzarci dell’ingombrante presenza di un personaggio che, non solo non ha ancora capito quello di cui si sta occupando, ma continua a demolire quanto di buono permaneva nelle P.A. Il suo approccio, totalmente sbagliato (non si parte dal principio che i pubblici dipendenti sono fannulloni, ad eccezioni di alcuni, si parte dal principio inverso, solo alcuni sono fannulloni), il suo modo di porsi, di relazionarsi con i suoi interlocutori, di fare apparire le sue parole come verità rivelate, il suo cinismo, la sua arroganza dettata dalla frustrazione, tutto concorre a fare di quest’uomo l’uomo sbagliato nel posto sbagliato. La Posta Elettronica Certificata non la usa nessuno, tanto meno la Pubbliche amministrazioni, i tassi di assenteismo non sono affatto diminuiti, anzi, sono accentuati, per il semplice fatto che il pubblico dipendente, falcidiato dai tagli inferti agli organici, costretto a svolgere una mole di lavoro che fino a pochi anni fa era suddivisa in più persone, l’essere incalzato da scadenze, rilevazione dati, monitoraggi, statistiche (insomma, tutto quello che la CGIL definisce “molestie burocratiche”) fanno sì che si rifugi sempre più spesso nella malattia, nell’infortunio, nelle ferie, nei permessi, nelle aspettative. Si sta scivolando nella sindrome aziendale denominata “Burn out” che si palesa quando un dipendente è “bruciato”, sviluppa una tale intolleranza per il posto di lavoro che lo ospita da pensare al ricorso alla malattia come ad una ancora di salvezza, e quando è in servizio è di cattivo umore, tratta male i colleghi, ha difficoltà nei rapporti con la dirigenza, sviluppa sindromi psicosomatiche ecc.
Ora, non ci voleva un genio per capire che se la pubblica amministrazione presenta delle sacche di privilegi e di nullafacenza non è da addebitarsi al singolo lavoratore , ma allo smisurato livello di corruzione che affligge i dirigenti pubblici. Pubblico di seguito un illuminante articolo di Rosaria Amato tratto da “Repubblica”. Riporta il tentativo compiuto dall’Istat di concerto con la Corte dei Conti di misurare i livelli di corruzione dei Pubblici amministratori.


Prima di noi ci sono la Grecia, la Bulgaria e la Romania: la classifica redatta dalla Commissione Europea vede l’Italia in coda alla graduatoria della corruzione della Pubblica Amministrazione. Non è un granché, ha ammesso oggi il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, annunciando in un convegno un accordo con la Corte dei Conti e la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione per mettere a punto un metodo affidabile di misurazione del fenomeno della corruzione. Perché, nonostante i tentativi, e nonostante la ricerca della Commissione Europea, che è stata condotta dalla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Goteborg, i confini del fenomeno rimangono piuttosto sfuggenti. A oggi sulla corruzione, ha detto Giovannini, “abbiamo soltanto aneddoti e report parziali”. Infatti considerare solo i reati denunciati porta senz’altro a una sottostima del fenomeno, mentre le percezioni, “possono essere distorte da fatti di cronaca eclatanti” che, ancora una volta, “nascondono una riduzione del fenomeno”.
Detto questo, e in attesa di conoscere le stime approfondite sulla corruzione che l’Istat riuscirà a mettere a punto prossimamente, i dati consegnati qualche giorno fa alla Commissione Europea sono, come sempre, sconfortanti per il nostro Paese. L’Italia è agli ultimi posti non solo per corruzione, ma anche per l’efficacia del governo e delle leggi. In dettaglio, l’Italia è terzultima nella classifica del ‘buon governo’ (dopo ci sono solo Bulgaria e Romania, nei primi posti invece spiccano Danimarica, Svezia e Finlandia). Per efficacia del governo l’Italia è al venticinquesimo posto, dopo vengono, ancora, Bulgaria e Romania. Per efficacia delle leggi le cose non cambiano (del resto l’aveva già detto Manzoni in ‘Storia della colonna infame’…). Per il controllo della corruzione l’Italia guadagna un modestissimo posto, e quindi, oltre alle solite Bulgaria e Romania, la segue anche la Grecia, nel fondo della graduatoria.
C’è un però: se si passa dalla considerazione dell’Italia come Paese alla considerazione delle Regioni le cose cambiano, perché a questo punto le virtuosissime Valle d’Aosta, Trentino e Alto Adige salgono in cima alla graduatoria, mentre Campania e Calabria sprofondano.

Chissà se qualcuno si prenderà il fastidio di informare il Ministro Brunetta che quello che manca alla Pubblica amministrazione sono semplicemente dei dirigenti onesti, e, in subordine, capaci e competenti. E' pretendere troppo?