lunedì 6 marzo 2017

UN SECOLO DALLA RIVOLUZIONE RUSSA: VOGLIA DI SOCIALISMO



Quello che stiamo vivendo è un periodo storico complesso, a tratti indecifrabile, contemporaneamente pericoloso e affascinante.
Il capitalismo sta vivendo una crisi profondissima. Dopo secoli in cui, pur tra atroci ingiustizie, la ricerca del profitto aveva prodotto benefici e sviluppo, oggi è chiaro, manifesto e evidente che le crescenti disuguaglianze sociali hanno una sola funzione storica: perpetuare un sistema sociale strutturalmente ingiusto.
I paesi, nel mondo, in cui le condizioni di vita dei popoli stanno migliorando non sono economie capitaliste, ma sistemi economici misti con un forte ruolo dello Stato, o addirittura (come nel caso cinese) a nettissima prevalenza pubblica. Il grande capitalismo privato è sempre più lontano dall'intraprendenza e dal coraggio dei suoi secoli tragici ma anche gloriosi, rimaste appannaggio di una piccola e media imprenditoria, colpita da un crescente impoverimento.
Le leve dell'accumulazione della ricchezza sono sempre più irreversibilmente collocate nella rendita e nella speculazione finanziaria. Anche laddove si producono merci, si cerca di farlo solo attraverso macchine.
Nel 2017, anniversario secolare del primo tentativo di costruire un sistema economico alternativo al capitalismo, è davvero arrivato il momento di riconoscere che il capitalismo ha esaurito la sua spinta propulsiva. Stiamo vivendo la crisi di un sistema e la nascita, faticosa e difficile, di un nuovo mondo.
Consapevoli della gravità della situazione, settori sempre maggiori delle classi dirigenti si stanno rivolgendo ai mostri del nazionalismo e del fondamentalismo. La terza guerra mondiale a pezzi di cui lucidamente parla il Papa da anni è, insieme, il tentativo di frenare la crescita di paesi, la cui economia è largamente permeata dall'intervento pubblico (la Cina in primis), e un modo per rivolgere la giusta rabbia popolare lontano dalle vere cause dei problemi, verso dei comodi capri espiatori: gli altri popoli, le altre religioni, gli immigrati, il resto del mondo.
Ma l'esistenza delle armi di distruzione di massa, la maledetta benedizione del nostro tempo, impedisce la strada maestra di un conflitto aperto tra le grandi potenze, togliendo così al nazionalismo la sua opzione più forte. In questo quadro, in nessun paese del mondo la politica può restare immobile.
Il vecchio schema dei vecchi centro sinistra europei e americani, basato su una stretta alleanza tra socialisti e liberaldemocratici, con riserve testimoniali di radicalismo a sinistra, e una competizione ordinata coi conservatori a destra, non esiste più - e non ritornerà.
La rottura tra socialisti e liberaldemocratici è in atto ovunque. Nei democratici Usa e nei laburisti britannici convivono in costante durissima conflittualità due partiti tenuti ancora assieme solo dal sistema maggioritario. In Francia si fatica davvero a capire come facessero Hamon e Macron a stare nello stesso partito. La situazione dei paesi europei mediterranei vede ovunque trasformazioni radicali a sinistra e nel centro sinistra. Anche la Spd tedesca (in uno dei paesi più al riparo dalla crisi per ora) deve fare un'almeno parziale autocritica sull'agenda liberale sostenuta negli scorsi decenni.
Nello stesso tempo, su scala mondiale, il Papa porta avanti il cammino del Concilio Vaticano II, connotando l'insegnamento sociale della Chiesa di una rinnovata, forte carica profetica, che mette tutti i cristiani di fronte alle loro responsabilità, manda in crisi definitivamente i vecchi schemi del cattolicesimo politico, e fornisce idee, argomenti e una vera e propria fondazione spirituale per chi sente maturo il tempo per un profondo cambiamento. Si tratta di movimenti carsici e di accelerazioni telluriche, tipiche delle fasi storiche di crisi e di trasformazione.
Le vicende italiane della cosiddetta scissione del Pd e, soprattutto, del processo in atto della nascita di un nuovo soggetto politico a sinistra, pur nel contesto delle complesse specificità nazionali italiane, vanno rigorosamente lette all'interno di questo quadro.
L'essenziale, in ogni cosa, si ricava solo sfrondando la narrazione che se ne fa o la comprensione che se ne ha da tutto ciò che essenziale non è. C'è voglia di socialismo, nel mondo, oggi. C'è, soprattutto, bisogno di socialismo, nel mondo e in Italia.
Questo è il punto, il tema storico di fondo del nostro tempo, a cui occorre finalmente dare anche nel nostro paese una risposta politica concreta, coerente e organizzata.
Alessio Aringoli – Huffington Post