venerdì 17 marzo 2017

L’IMPOVERIMENTO DEL LINGUAGGIO E’ IL SEGNO DEL DECLINO DELLA POLITICA



L'Italia è in palese declino. Lo dice l'ISTAT, lo dicono i più diversi indicatori (dalla diffusione della banda larga alla distribuzione della ricchezza, dalla fuga dei cervelli alla natalità negativa). Ma lo dice anche il livello della comunicazione politica.
Mai come in questi ultimi anni abbiamo assistito ad un così intenso impoverimento del suo linguaggio, che oscilla oramai tra l'insulto, l'aggressione e - nel migliore dei casi - la ricerca di brevi frasi ad effetto, di estemporanee allitterazioni, di slogan scopiazzati dai leader d'oltreoceano, di "formule mediaticamente prensili", per dirla come De Rita.
Una classe politica sedicente moderna ha creduto nelle capacità taumaturgiche dei tweet a raffica, nelle potenzialità miracolose dei post su Facebook, e - con molta minore modernità - nell'occupazione a oltranza di ogni spazio televisivo tradizionale.
Assistita da spin doctor dagli improbabili curriculum e di cui non si conoscono gli studi in comunicazione, si è lanciata con l'improntitudine del navigatore neofita sulle onde dei difficili mari del web, insidiosi di per sé anche per gli specialisti. Fidando nella dabbenaggine e nella scarsa memoria del popolo, sono state fatte promesse mirabolanti, sono state sempre più spesso scomodate parole importanti come dignità, rispetto, futuro, negandone nel contempo il valore con comportamenti per nulla coerenti.
È davvero impressionante guardare un breve video realizzato da Sky, che raccoglie le insistenti, ripetute e assertive promesse di un abbandono della politica in caso di risultato negativo alla consultazione referendaria.
Incurante della batosta del 4 dicembre e dei magri risultati nei più diversi settori, l'ex Presidente del Consiglio ha pensato bene di presentarsi al Lingotto con un logo che rappresenta un trolley "per andare leggeri incontro al futuro" (ma guarda chi si rivede, ancora il futuro, che torna sempre utile per non parlare del presente.).
A parte l'incomprensibile scelta di abbandonare il rosso (colore storico della sinistra) a favore del verde, che è da sempre il colore distintivo della Lega, sulla rete c'è stato un immediato rincorrersi di battute sui costi (anche da fermo) dell'enorme aereo di Stato su cui caricare quel trolley. A proposito di rete, lapidaria la sentenza di un suo giovane fan: "Puoi fare anche le riforme giuste, ma se poi le comunichi con il fischietto per cani, il PD si muove malissimo sul web".
Quanto alle nuove promesse per il futuro, evidentemente il costosissimo guru americano arruolato per garantire il disastroso risultato referendario, non è nemmeno stato in grado di rammentare la potente saggezza di un noto proverbio del suo paese: "Non si può fare per la seconda volta una buona prima impressione".
Alberto Contri – Huffington Post