martedì 10 maggio 2016

POVERO GIULIO, E’ CHIARO CHE NON SI ARRIVERA’ MAI ALLA VERITA’. SEGUITERA’ LA PANTOMIMA PER QUALCHE MESE, FINO ALL’OBLIO TOTALE



"Si arriverà alla verità sulla morte di Giulio Regeni? "Non lo so. Deve essere chiaro che le indagini le conducono l'autorità giudiziaria e la polizia di stato egiziani. Noi collaboriamo nei limiti del possibile". Così il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, intervenendo al convegno in ricordo di Francesco Coco e Vittorio Occorsio, magistrati uccisi 40 anni fa dal terrorismo, in Cassazione. "È una libera scelta dell'Egitto costruire tra le due parti una collaborazione costruttiva - ha aggiunto -. Lo sapremo alla fine della storia".
"Un incontro cordiale, utile, che si è svolto in un clima disteso". Così è stato definito in ambienti giudiziari di piazzale Clodio, sede della Procura di Roma, il vertice al Cairo che ha visto protagonisti gli investigatori italiani e i magistrati della cooperazione giudiziaria che fanno capo alla Procura Generale d'Egitto nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. E' stata accolta buona parte delle richieste della procura di Roma alla magistratura del Cairo per fare luce sull'omicidio di Giulio Regeni. Manca però tutto il traffico delle celle telefoniche, i tabulati riconducibili a due utenze e alcune sommarie informazioni di soggetti ritenuti vicini a Giulio Regeni.
La delegazione di investigatori italiani sul caso Regeni ha mostrato nei giorni scorsi ai colleghi del Cairo, durante la visita in Egitto, una parte dei file decodificati provenienti dal computer portatile di Giulio Regeni: lo hanno riferito fonti della sicurezza egiziana. Il materiale è stato mostrato durante un incontro con alti funzionari egiziani lo scorso 8 maggio al Cairo. Fra i file decodificati vi sarebbero, oltre ad informazioni relative alle ricerche condotte da Regeni, anche fotografie che ritraggono il giovane con delle persone, di queste solo alcune sarebbero note agli inquirenti.
I membri della delegazione italiana - otto in tutto, inclusi un funzionario del Servizio centrale operativo di polizia (Sco) e un ufficiale del Raggruppamento operativo speciale dell'Arma dei Carabinieri (Ros) che fin dall'inizio hanno seguito l'inchiesta sul caso di Giulio Regeni - non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione. La visita è durata due giorni, dal 7 all'8 maggio. Nei giorni scorsi le autorità del Cairo hanno acconsentito a cedere agli investigatori italiani parte dei dati telefonici necessari a condurre le indagini sul sequestro del dottorando italiano, torturato a morte e barbaramente ucciso in Egitto.
Oggi si terrà l'incontro tra il Procuratore Giuseppe Pignatone, il pm Sergio Colaiocco e la delegazione italiana rientrata ieri pomeriggio a Roma dall'Egitto. Il team, composto da funzionari del Ros e dello Sco, era partito per il Cairo sabato scorso.
La delegazione torna in Italia con altri tabulati telefonici, oltre a quelli già trasmessi a Roma nei giorni scorsi: sono stati consegnati ieri dalle autorità egiziane agli investigatori italiani. E assieme a questi tabulati, riconducibili ad alcune utenze ritenute dai magistrati della Procura di Roma di particolare interesse investigativo, il team di investigatori ha ricevuto dai magistrati egiziani anche diversi verbali di testimoni sentiti dalle autorita' locali. Si tratta di materiale in arabo che deve essere tradotto.
Nel materiale probatorio consegnato dall'Egitto sul caso del ricercatore italiano Giulio Regeni ci sarebbero anche le trascrizioni di conversazioni telefoniche in cui verrebbe pronunciato il nome di Regeni in due luoghi: nel quartiere di al Dokki, dove risiedeva il giovane italiano, e nella strada desertica tra il Cairo e Alessandria, dove è stato trovato morto il 3 febbraio. Lo ha detto oggi ad "Agenzia Nova" una fonte della sicurezza egiziana. Le autorità egiziane hanno acconsentito a cedere agli investigatori italiani i dati telefonici necessari a condurre le indagini sul sequestro del dottorando italiano, torturato e ucciso in Egitto. Proprio il rifiuto delle autorità egiziane a collaborare alle indagini sulla morte del 28enne avevano spinto Roma a richiamare il proprio ambasciatore al Cairo, Maurizio Massari. Gli investigatori italiani hanno chiesto le registrazioni dei telefoni di 13 cittadini egiziani che erano in contatto con Regeni, e hanno ottenuto parte del materiale probatorio.
Un'altra fonte giudiziaria egiziana contattata da "Agenzia Nova" ha spiegato che, teoricamente, non sarebbe possibile accedere alle conversazioni telefoniche relative al caso Regeni. Questo perchè, secondo la Costituzione egiziana, la procura generale può disporre intercettazioni telefoniche solo per un dato periodo di tempo e tramite un ordine specifico.
Le trascrizioni richieste dai magistrati italiani, invece, riguardano conversazioni fatte nei mesi scorsi per cui non era mai stato emesso alcun ordine specifico da parte della magistratura. La stessa fonte contatta da "Nova", tuttavia, ha spiegato che è stato possibile accedere a quelle conservazioni telefoniche "informalmente".
Due giorni fa il capo del Dipartimento per la cooperazione internazionale della procura generale egiziana, Kamel Samir, contattato telefonicamente da "Agenzia Nova", aveva parlato di una "svolta" nel caso. "La delegazione non incontrerà il procuratore generale, Nabil Sadeq", aveva detto ancora il funzionario egiziano, che non ha voluto fornire ulteriori dettagli sui tabulati telefonici forniti dalle autorità del Cairo all'Italia.