sabato 18 aprile 2015

MUTAZIONI GENERAZIONALI



Questo termine penso che non sia mai stato coniato prima, soprattutto in merito al concetto che che vuole esprimere. Esiste una variante con i termini invertiti, the Family Bank, che tuttavia ha una funzione semantica ed un significato completamente diverso. Con quest’ultimo si identifica a livello mediatico una banca che offre servizi di gestione di investimento e di intermediazine finanziaria rivolti ai componenti di un nucleo familiare. L’allocuzione invece The Bank Familiy identifica una famiglia il cui comportamento e missione di esistenza assomiglia molto a quello di una generica banca. Facciamo un passo indietro. La scorsa settimana all’interno del post “Retirement Community” veniva enfatizzato come la globalizzazione ha prodotto una evoluzione del rapporto familiare tra genitori e figli. Sino a qualche decennio fa il matrimonio era inteso come progetto di vita tra due persone di sesso opposto volto a procreare, educare, crescere ed aiutare la propria prole. I figli in tal senso erano concepiti sia come naturale obiettivo di vita e sia come una assicurazione per la propria vecchiaia. Per questo sussisteva una sorta di gentlemen agreement intergenerazionale proprio in relazione al significato della parola “aiuto”. Durante la fase dell’adolescenza e della maturità, i genitori usualmente fornivano assistenza e supporto tanto economico (mantenimento, avvio agli studi, educazione sportiva) quanto finanziario (acquisto prima casa e sostegno all’avvio di un’attività imprenditoriale).
Questo aiuto sarebbe stato tacitamente e lealmente ricambiato dai figli sotto forma di assistenza e vicinanza ai propri stessi genitori durante gli anni della vecchiaia, non a caso si è sempre parlato di come i figli potessero essere considerati come il bastone della propria vecchiaia. Ancora oggi in molti paesi asiatici la nascita di un figlio è considerata la migliore assicurazione sulla propria pensione. Questo approccio trovava il suo fondamento sul fatto che i figli, una volta sposati, avrebbero vissuto e lavorato nelle vicinanze dei genitori o dei suoceri (meglio se di tutti e due): in tal senso il centro degli interessi di vita (lavorativa, affettiva, sociale e ricreativa) sarebbe praticamente coinciso con la città natale o stanziale dei propri genitori. Per questo motivo la famiglia tradizionale in Italia nei decenni precedenti ha assunto anche il ruolo strategico di ammortizzatore sociale privato, intervenendo nei momenti di difficoltà improvvisa o passeggera. La globalizzazione ha prodotto tuttavia significativi effetti collaterali che hanno impattato il quieto vivere della famiglia tradizionale, uno di questi è rappresentato dal fatto che oggi i figli studiano e dopo trovano lavoro molto distante da casa o addirittura all’estero. I genitori che mandano i figli a studiare all’estero spesso non sono consapevoli che poi non li rivedranno più al di là di qualche ricorrenza o festività religiosa.
Si sceglie di investire nella formazione scolastica ed accademica, magari di matrice anglosassone, recependo come quest’ultima possa consentire di smarcare socialmente la propria discendenza o ritenendola il biglietto di sola andata per abbandonare il paese (leggasi Italia) ormai caratterizzato da una spirale distruttiva e proeittato al declino industriale e sociale. Pertanto in questo modo i genitori scelgono di trasformarsi in banca, anticipando a fondo perduto le spese e gli oneri che servono ai propri figli per provare ad affermarsi altrove o in altra nazione nella speranza che questo possa servire al conseguimento di un tenore reddituale più che decoroso. Nel loro subconscio rinunciano in tal senso all’idea di poter avere le braccia del loro stesso sangue a cui aggrapparsi in tarda età. Dopo generazioni e generazioni, si abbandona pertanto l’idea di investire in patrimonio per i propri figli preferendo piuttosto il potenziale di reddito. Sostanzialmente sino a qualche decennio fa, i genitori accantonavano ricchezza – finanziaria o immobiliare – per i figli a cui avrebbero potuto attingere successivamente per le loro esigenze di vita (abitazione per sposarsi o disponibilità finanziarie per avviare un’attività lavorativa). Il tutto rappresenta un cambio epocale di mentalità, che avrà anche non poche conseguenze in termini di stabilità e connotazione sociale nelle generazioni future.
Negli USA questo approccio alla vita è routine tanto che nella testa di ogni padre di famiglia rieccheggia di continuo il mantra: come fare per mandare i figli al college (che sarebbe grosso modo la nostra università) sapendo che quest’ultima rappresenta l’unica strada che possa garantire alla propria discendenza un futuro radioso e sereno – ricordo che in America le università che contano costano decine di migliaia di dollari all’anno solo per la retta di iscrizione. Una volta che i figli sono avviati al mondo del lavoro e grazie alla loro formazione accademica possono contare su stipendi molto elevati – ovviamente non tutti solo chi riesce a distinguersi ulteriormente - i genitori perdono il legame con i propri figli molto presto, solitamente dopo la High School (la nostra scuola superiore) e non appena arriva l’eta della pensione si trasferiscono in altri stati molto più accoglienti (clima, assistenza, divertimento, relax) per trascorre l’ultima parte della propria esistenza. I figli che solitamente garantiscono e forniscono supporto finanziario per consentire la permanenza dei propri genitori in tali strutture residenziali (retirement village), incontrano di rado i propri genitori (periodo estivo o qualche festività nazionale). Gli USA anticipano sempre tutti di almeno due decenni in termini di moda o stli di vita, si tratta di aspettare ed anche in Europa questo approccio alla vita andrà a regime con la Bank Family destinata a diventare un altro emblema della nuova società globalizzata.
Eugenio Benetazzo - eugeniobenetazzo.com