sabato 4 aprile 2015

LA VITA MOVIMENTATA DELLA DOLCE DORINA



D’accordo, nel suo pedigree non può vantare le origini fiorentine (che sembra essere diventato un brand unico al mondo), ma nonostante questo difetto Dorina Bianchi, 48enne di Pisa, trottolina dalla politica italiana, dopo aver girato ben sette partiti è riuscita a entrare, da membro del Nuovo centrodestra, nel cerchio magico del premier Matteo Renzi.
Ad aprirle la porta è stata Maria Elena Boschi (la “regina” di Palazzo Chigi, gorgheggiano i maligni dopo la velenosa vignetta confezionata da Giannelli, altro toscano ma senese, sul Corriere della Sera che la ritrae accanto a Renzi in posa regale), visto che Dorina è diventata la migliore amica del ministro delle Riforme. E loro, da buone amiche, vogliono stare vicine vicine.
BOSCHI SPONSORIZZA BIANCHI. A chiedere a Renzi di nominare ministro agli Affari Regionali la Bianchi sarebbe stata proprio la Boschi.
Altro che rimpasto, quote rosa o valzer dei nomi all’interno del Ncd di Angelino Alfano, dove l’unica ragione di vita è la sopravvivenza alla cannibalizzazione dal parte del Pd: è solo una questione di cuore.
Ormai le decisioni che riguardano il governo vengono prese sulla base dei rapporti che uno ha con il cosiddetto “giglio magico”, versione fiorentina del cerchio magico di bossiana e berlusconiana memoria.
SETTE PARTITI IN CARRIERA. Nella sua carriera politica la Bianchi ha militato in quasi tutte le formazioni centriste, passando dal Ccd all’Udcc fino alla Margherita, poi il Pd, l’Udc, il Pdl e adesso Ncd, di cui è vice capogruppo alla Camera.
Da medico prestato alla politica, Dorina ha sempre saputo curare bene i propri interessi, trovando la ricetta giusta per ogni occasione. Mica facile. Anzi, trattasi di vera e propria arte. Perché la liason con la Boschi è nata dopo un violento scontro fra le due avvenuto durante i lavori della commissione parlamentare sulle Riforme.
Dallo scontro all'alleanza: così è nata la liason tra Dorina e Maria Elena
Maria Elena, irritata dagli attacchi a Renzi, apostrofò duramente i deputati del Ncd dicendo loro che se avessero continuato in quel modo sarebbero andati tutti a casa e nessuno li avrebbe più rieletti. Apriti cielo.
La Bianchi spiattellò tutto ai giornali e il semplice scontro divenne un caso nazionale, con l’intervento del capo del governo.
Dopo qualche settimana, però, le due deputate si ritrovarono a cena e dopo il caffè siglarono il patto di ferro che le ha portate a essere alleate. Talmente in sintonia da aver messo in ombra Marianna Madia, ministro sempre più traballante della Funzione pubblica.
LA MADIA NEL MIRINO. Farla saltare non sarà semplice, visto che un altro rimpasto metterebbe a rischio la tenuta del partito, ma il lavoro di ridimensionamento è già iniziato. Non solo. Forte di questo asse privilegiato, la Bianchi sta usando il Ncd come un un taxi, sul quale viaggiare sino a quando sarà necessario. Con molta probabilità il passaggio, anzi il ritorno, nelle fila del Pd potrebbe avvenire appena ottenuto il dicastero tanto agognato.
Un posto che piaceva anche a Gaetano Quagliariello, ma che i veti incrociati di Renzi e del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, hanno reso impossibile. E così l’ex ministro dovrà accontentarsi di governare quel che resta di un partito allo sbando e sempre più nella disponibilità del premier che lo usa come arma di ricatto nei confronti di Forza Italia.
DE GIROLAMO SI TIRA FUORI. L’unica che si è tirata fuori, con forza e con coraggio, è stata Nunzia De Girolamo. La quale è stata messa da parte per tre ragioni: dà fastidio a Renzi, la sua poltrona serve a disinnescare la “bomba” Maurizio Lupi, su tutte le furie per il trattamento subito, ed è troppo berlusconiana.
E il premier nel suo orto vuole solo gigli originali o membri testati del cerchio magico. Come Dorina Bianchi, una donna per tutte le poltrone. (source)