Esulteranno gli unici vincitori
di queste stupide, inutili elezioni. Il meno contento, c’è da scommetterci, è
proprio Beppe Grillo. Un demolitore non sa costruire, il suo compito è quello
di sfasciare, non di edificare. Gli italiani hanno votato nel solo modo che
conoscono: con la pancia. Non con la testa o con qualsiasi altro organo del
corpo. Ora che le loro budella sono sazie e soddisfatte, si presenta un piccolo
problemino. E adesso? Adesso che succede? Chi lo governa il paese? Quale coalizione
avrà i numeri nelle due camere per guidare il paese fuori dalle secche di una
spaventosa recessione? Qui la cosa si complica. Chi glielo spiega agli
osservatori elle opinioni pubbliche straniere che il secondo partito (di
misura) è la formazione di quello stesso Berlusconi che è caratterizzato, in
sostanza, dai seguenti aspetti: 1) incarna perfettamente il peggior conflitto
di interessi del mondo. E’ l’uomo più ricco d’Italia, possiede più della metà
delle televisioni italiane, è a capo, per la sua forza economica, di diverse
logge e consorterie; 2) è un plurindagato, rimasto a piede libero per il solo
fatto di aver fatto votare le famose “leggi ad personam” dal Parlamento. Buona
parte dei procedimenti giudiziari a suo carico sono stati semplicemente
prescritti. Certamente, in più di un processo è o è stato colpevole; 3) ha 77
anni, è mentalmente instabile a causa dei suoi stravizi a sfondo sessuale. Ha
definitivamente lordato l’immagine del nostro paese, e, non avendo la minima
idea di cosa siano economia e finanza, ha portato, lo scorso novembre, l’Italia
sull’orlo della bancarotta. Vi basta? Eppure, dopo quasi vent’anni gli italiani
continuano a votare un imbroglione che promette di restituire l’IMU. Mai
sentita una idiozia più colossale. Per tornare a Grillo, i suoi lunghissimi
monologhi senza contraddittorio, i soliloqui zeppi di ingiurie e parolacce, la
sua avversione (che ha del patologico) alla televisione e alle interviste, la
sua mania ossessiva per internet, il suo assoluto pressapochismo e faciloneria,
la sua volontà di autosufficienza, senza indicare alcune possibile alleanze, ne
fanno un guitto con il dono della parola. Il suo movimento è chiuso, settario,
i suoi adepti giurano fedeltà al capo, che poi è a sua volta condizionato dall’eminenza
grigia del gruppo, tale Casaleggio, guru informatico cui lo stesso Grillo non
sa dire di no. Il movimento non esiste senza Grillo, chi non si adegua viene
epurato. Come nelle migliori tradizioni del settarismo religioso. Si può
affidare una nazione ad un nocchiero ubriaco, che naviga a vista? Grillo vuole
indire un referendum per uscire dall’euro, non immaginando, probabilmente, che
l’Italia fallirebbe nel giro di due mesi con la povera liretta. Il suo
movimento ha delle caratteristiche che lo accostano pericolosamente a
Scientology. Il movimento 5 stelle, una armata Brancaleone che raccoglie ex
figli dei fiori, sbandati di ogni specie, ex tossici, una parte degli aderenti
ai centri sociali, persone sprovvedute in perfetta buona fede, buoni cattolici
con l’aspetto di boy scout. Hanno un solo denominatore comune: non sanno
amministrare nemmeno un condominio, figuriamoci uno stato. Non si manda in
Parlamento una simile accozzaglia di dilettanti allo sbaraglio. Ecco perché, all’inizio, ponevo la domanda
retorica: e dopo? Da queste elezioni non è uscito alcun vero vincitore, il
paese è ingovernabile. Ma l’affermazione di Grillo e Berlusconi avrà alcune conseguenze immediate, potete scommetterci: l’impennata
dello spread, che causerà una immediata crisi delle nostre banche, i cui caveau
sono pieni di titoli di stato, un aumento dei CDS, le polizze sui crediti a
difficile esigibilità, un calo pauroso del PMI (il Purchasing Managers index),
una fuga in massa di capitali verso lidi migliori, una fuga degli investitori
stranieri cui l’ instabilità politica non è particolarmente gradita.
Cominceranno a fallire altre banche, oltre al Monte dei Paschi, e poi altre
ancora, fino a mettere a repentaglio non solo i nostri risparmi, ma la stessa
tenuta del Tesoro dello Stato. La finanza condiziona fortemente l’agenda politica
degli stati dell’eurozona, e con una recessione come la nostra, non possiamo
permetterci un governo che non tenga fede ai propositi formulati a livello di
Unione Europea, e che, anzi, vanifichi in pochi mesi tutti i sacrifici che ci
ha imposto il governo Monti. Non so se andremo presto a nuove elezioni, ma so
per certo, da un punto di vista di realpolitik, che presto avremo bisogno di un
altro governo tecnico con una altro presidente del consiglio che ci salvi dal
baratro della Grecia.