lunedì 18 febbraio 2013

PERCHE' NON AMO I SOCIAL NETWORK



Molti mi domandano come mai non ho un profilo su Facebook, su Twitter o consimili. Una persona che gestisce diversi siti o blog si dà per scontato che si avvalga di questo “indispensabile strumento” per dialogare con i propri lettori o per condividere il suo pensiero in maniera allargata e democratica. Confesserò quello che non ho mai detto: detesto i social network. Vediamo perché. La prima ragione è del tutto personale: dovendo seguire diversi siti internet non avrei assolutamente il tempo di dialogare con amici e/o semplici lettori. E’ questo un argomento che ha un carattere più generale: ci sono persone che, pur non pubblicando nulla su internet, allacciano una tale quantità di “amicizie” sul web che, a conti fatti, trascorrono delle ore intere per dialogare, spesso banalmente, con i propri corrispondenti. Ora è chiaro che discorrere sul tempo atmosferico o sul sesso degli angeli è una pura e semplice perdita di tempo. Questo è il primo difetto dei social network: essendo di facilissima accessibilità e di semplicissimo utilizzo hanno milioni di aderenti, che spesso conversano fra di loro sul nulla. Ora, non penso che internet vada usato solo come strumento  per dotte digressioni sul romanticismo tedesco, ma banalizzare questo strumento discorrendo di niente non è solo una perdita di tempo, trovo che sia altamente diseducativo. Non aiuta insomma a crescere, a maturare, ad innalzare il proprio livello culturale e via discorrendo. In questo senso i social network, proprio perché sono uno strumento democratico accessibile anche a chi possiede un istintivo rifiuto per l’informatica, rischia di diventare un luogo di chiacchiere da bar dello sport, con l’aggravante che la futile conversazione avviene in modo virtuale e impedisce, di fatto, un incontro reale magari davvero al bar dello sport. In secondo luogo, e anche questo è un punto di vista personale, dovendo gestire diversi siti con argomenti differenziati, sarei obbligato a trascorrere non poco tempo a rispondere a domande spesso ridicole o inconsistenti: coloro che fossero veramente interessati a quello che scrivo possono rivolgersi direttamente a me attraverso il sito stesso, o avvalendosi dell’indirizzo di posta elettronica che non manca mai dai siti o blog di cui mi occupo. Avviene così una selezione naturale e solo le persone interessate o portatrici di domande pertinenti si mettono in contatto con me. Se il mio profilo si trovasse su Facebook o Twitter sarei obbligato a rispondere ad un mare di sciocchezze. In terzo luogo non sappiamo di preciso quale utilizzo i social network fanno dei nostri dati personali. Tutti ci garantiscono la massima riservatezza, ma siamo certi che, come minimo, i nostri dati vengono venduti a società che sparano spam (posta indesiderata) a tutti gli iscritti. Conosciamo bene l’invadenza ed il cattivo gusto con i quali diverse aziende vendono i loro prodotti tramite internet, avvalendosi di una pubblicità di pessimo gusto e comunque sicuramente invadente e fastidiosa. Due esempi per tutti : Groupon e Spartoo. Uno legge un articolo su di un sito istituzionale e, all’improvviso, viene reindirizzato (redirect) su questi siti che vendono scarpe o bistecche a buon mercato. Un altro motivo è più discutibile: ai social network , come abbiamo già detto, hanno tutti facile accesso: è diventata una sorta di conformismo. Anche questo, che pure appare come un aspetto positivo, mi ribello pacatamente: non è spocchia o sentimento aristocratico, ma uno strumento usato spesso a sproposito finisce con l’omologare una intera popolazione e allora un moto di anticonformismo può essere salutare, soprattutto nella considerazione che chiunque avesse intenzione di mettersi in contatto con me può farlo in qualunque momento. Il fatto è che i consumatori, anche fanatici, di Facebook o Twitter, magari non sanno avvalersi neppure di un client di posta elettronica, e allora la selezione, come dicevo diventa naturale. In conclusione, come tutti gli strumenti, i social network non hanno una decisa connotazione positiva o negativa: dipende sempre dall’uso che se ne fa. Se vengono utilizzati per chiacchierare trovo che siano completamente inutili, anzi dannosi, perché impediscono i salutari rapporti umani, se sono usati per dialogare con istituzioni o personaggi di rilievo possono rivelare una grande utilità. Molte persone, non possiamo ignorarlo, si sono ritrovate, a distanza di molti anni grazie a questi strumenti, e questo non può che essere salutato con favore. Senza contare il fatto che non è sempre vantaggioso essere reperibili 24 ore su 24. In barba alla nostra privacy, un po’ come accade con il cellulare, ti tocca rispondere anche a molestatori o semplicemente a persone che non sanno cosa fare e ti scrivono castronerie. Spesso, a dispetto delle nuove tecnologie, è meglio non essere sempre reperibile e rintracciabile; una salutare inaccessibilità, a volte, può rivelarsi un bene prezioso.