mercoledì 18 aprile 2012

LA MUSICA E' FINITA, I SUONATORI SE NE VANNO

E’ con immenso piacere che pubblico il seguente articolo del solito Eugenio Benetazzo, una delle poche voci fuori dal coro ed un analista finanziario di grande intelletto e preparazione. Sottoscrivo parola per parola quello che dice. Le due soluzioni che prospettavo nel precedente post (la svalutazione dell’euro fina alla parità con il dollaro e i massicci interventi keynesiani nell’economia) sono entrambe inattuabili, intanto perché la BCE non è una banca centrale (come la FED americana), ma una sezione staccata della Bundesbank, e non è in grado pertanto  di attivare alcuna politica monetaria indipendente, e poi perché l’egemonia tedesca impedisce e impedirà sempre un cambiamento a 360 gradi delle politiche di fiscal compact. La Germania vede solo nel sacrificio, individuale e collettivo, l’unica via di salvezza. Nel luteranesimo venato di calvinismo l’uomo deve conquistare la propria posizione sociale col sudore della fronte, a prezzo di grandi sforzi e a costo di stramazzare fulminato. Questo perché la sua natura è irrimediabilmente corrotta e l’unico modo per dimostrare a Domeneddio di meritare la sua grazia è quello di conquistarla con immensi sacrifici. Niente intervento dello stato nell’economia dunque, ma sempre e solo tasse e tagli alla spesa pubblica. I tedeschi non vogliono sentire altro, e, finchè l’Italia resterà nell’euro, dovrà subire questa impostazione. Tra l’altro, occorre aggiungere che il mio era un discorso puramente accademico: nel nostro paese fare investimenti pubblici in infrastrutture significa fare entrare automaticamente in gioco la criminalità organizzata, che non aspetta altro. Ha ragione dunque, Benetazzo a sottolineare che non c’è nessuna uscita dal tunnel, semplicemente perché il tunnel è e sarà per i decenni a venire il nostro unico contesto di vita. Non è facile, né bello vivere al buio, all’umido e senza luce, ma le cose stanno così, e non possiamo farci niente. Non ci sono più due blocchi contrapposti: l’Occidente decadente e corrotto e i paesi socialisti dove trionfa l’egualitarismo: il mondo è uno solo, globalizzato, valgono le stesse regole per tutti. Per questa ragione, i personaggi come Landini della FIOM fanno più che rabbia tenerezza: vivono in un altro mondo e non saranno mai in sintonia con questo. Anche le regole della finanza non cambieranno, cioè non ci saranno affatto. Dobbiamo rassegnarci. Lungimiranza, dunque, fare solo ciò che è indispensabile, cercare quella parsimonia che era retaggio dei nostri antenati e che i nostri genitori si sono dimenticati e lo hanno fatto dimenticare anche a noi. Non parliamo di scenari catastrofici con l’esplosione dell’euro e il ritorno alle valute nazionali: continueremo, presumibilmente, a restare a galla, tra mille difficoltà, ma arretrando non poco nella scale sociale. La classe media è destinata, in effetti, a sparire. Centelliniamo le nostre risorse e cerchiamo di dare il meglio di noi stessi. Sopravviveremo, certo,  ma nel buio umido e malsano di un tunnel.

Potete lamentarvi, scioperare o peggio ancora suicidarvi ma il risultato non cambierà: stiamo vivendo una nuova selezione darwiniana sia sul piano imprenditoriale, professionale e familiare. Si salverà in qualità di imprenditore, lavoratore o padre di famiglia chi ha avuto più buon senso e lungimiranza degli altri negli anni passati, preservando il proprio patrimonio, continuando a risparmiare, limitando o proprio evitando il ricorso al debito, investendo nel nuovo che adesso sta emergendo, pensando come si suol dire fuori dal coro. Mi fanno ridere i servizi di inchiesta televisiva predisposti ad hoc dai talkshow italiani per cercare di suscitare la compassione dei telespettatori nei confronti di giovani coppie che si trovano adesso in difficoltà per il mutuo o gli eccessi di debito che hanno contratto con la loro banca. Sull'ultimo che ho visto veniva intervistata una giovane coppia in cui lei (in dolce attesa) lavorava a cottimo su chiamata in una cooperativa mentre lui faceva l'addetto in un call center. Si lamentavano del mutuo e inveivano con la banca perchè aveva inviato loro una comunicazione per il mancato pagamento delle ultime tre rate.

Parliamoci chiaro: a persone come queste, nessuno ha puntato una pistola alla tempia e li ha obbligati a contrarre un mutuo a trentanni a tasso fisso, nessuno li ha obbligati a comprare a rate un mega appartamento con la station wagon fiammante nuova sotto il culo, nessuno li ha obbligati a richiedere ed utilizzare una carta di credito con plafond revolving  per comprare la televisione al plasma o peggio ancora per andare in vacanza a rate. Troppo facile adesso prendersela con le banche. Prenditela con te stesso. Tu sei la causa dei tuoi mali se ti sei lasciato convincere a contrarre troppo debito facile, se hai intrapreso scelte di vita (come sposarsi e fare figli) senza avere messo da parte un minimo di risparmio per le spese di contingenza e i momenti di difficoltà. Sul fronte imprenditoriale forse è ancora peggio: adesso si vede chi è veramente imprenditore e ha capitalizzato la propria azienda, magari anche vendendola per abbandonare il mercato di riferimento iniziale per intraprendere un altro mestiere o una nuova attività imprenditoriale in altro settore.

La propaganda mediatica ogni giorno ci racconta di sempre più persone che decidono di togliersi la vita perchè hanno perso il lavoro o perchè la loro azienda è ormai in fin di vita: episodi di cronaca nera che purtroppo continueranno ad aumentare in numero crescente nei prossimi anni. Non si tratta di qualche mese e dopo ritornerà il sereno, siamo appena agli inizi. Una trasformazione epocale del mondo del lavoro, del modo di fare impresa e del modo di pianificare la nostra vita (famiglia, pensione, welfare). La maggior parte degli italiani (studenti, lavoratori e imprenditori) è psicologicamente ancora impreparata a metabolizzare quanto sta caratterizzando questi ultimi due anni: la causa è da ricercare proprio in un Paese come il nostro, il grande protettore, che ci ha sempre stati abituati ad essere protetti e supportati per qualsiasi richiesta o stato di malessere. Adesso che lo Stato deve limitare il suo intervento a sostegno del tessuto sociale, adesso che deve fare marcia indietro con il modello di stato sociale sfacciatamente protezionistico di cui si è vantato negli anni prima, adesso percepiamo cosa significava in passato essere coccolati.

Iniziate pertanto ad entrare il prima possibile in sintonia con questo cambiamento, come imprenditori e lavoratori metabolizzate il fatto che solo voi con le vostre risorse, il vostro estro, talento e i vostri risparmi potrete supportare momenti di tensione e di ulteriore futura contrazione economica. Non ci sarà mai più quella serenità che ha contraddistinto la vita dei nostri genitori: quanto è stato garantito loro infatti adesso lo dovranno pagare proprio i più giovani paradossalmente con ingenti sacrifici e rinunce, vivendo in  uno stato di insicurezza e disagio continui. Non confidate nella politica (presente o futura) per uscire dal tunnel: ci siamo entrati e non ne usciremo mai più. Cominciate a familiarizzare il più possibile sull'immagine che proiettarà il nostro paese tra una decina di anni: la maggior parte della popolazione ridotta in uno stato di povertà endemica, con livelli reddituali pavimentali, grande conflittualità sociale amplificata dalla presenza di maestranze extracomunitarie ed infine una piccola nicchia del paese molto ricca e benestante. Sostanzialmente il modello sudamericano degli anni settanta: tanti poveri e pochi ricchi.
Eugenio Benetazzo – eugeniobenetazzo.com