IL VERO
PROBLEMA dell’Italia
non è lo spread a 400 punti,ma la crescita zero e la riduzione del Pil, che nel
2012 a causa della manovra recessiva del governo Monti sarà destinato a
diminuire ancora. Troppe tasse, pochi aiuti concreti alle imprese, riforme solo
abbozzate ed ecco, come del resto era prevedibile, che la troppa austerità
non ha fatto altro che peggiorare la recessione già in atto, portando meno
entrate allo stato e maggiori spese pubbliche.
LE ULTIME
STIME del governo
parlano di un calo del Prodotto interno lordo nel 2012 tra l’1,3 e l’1,5%,
molto più ampio dello 0,4% previsto qualche mese addietro. Ma sarebbe già
qualcosa di positivo, dal momento che le stime del Fondo Monetario
Internazionale prevedono un crollo pari al 2,2%.
MA IN OGNI
CASO, con un Pil
comunque contratto, qualunque sia l'entità del segno meno, sarà sempre più
difficile, se non impossibile centrare il pareggio di bilancio nel 2013.
I 100
MILIARDI, di cui i
due terzi arrivati dalle tasse, racimolati con le manovre negli ultimi 18
mesi non sono bastati. Dal punto di vista delle entrate Monti può stare
tranquillo, tanto, tra Imu e Iva, i soldi arriveranno. Il problema sarà
semmai dove destinarli, e di sicuro non andranno alle aziende in quanto
serviranno a soppiantare i disastri fatti dalla recessione.
RECESSIONE
APPOGGIATA dalle
manovre tasse,tasse, e ancora tasse volute dal professor Monti. E, “se vale
la regola secondo cui ad ogni punto percentuale in meno del Pil il disavanzo
pubblico cresce di mezzo punto, abbiamo
già ingoiato, rispetto alle previsioni precedenti, tutti i risparmi dello
spread”.
SE AVESSERO ragione le previsioni del Fmi, servirebbero
15 miliardi di euro, e se, come continua a ripetere Monti non sarà
necessaria altra manovra, non si può negare che non esisterà più il tesoretto
derivato da spending review e vendita di parte del patrimonio pubblico.
(professionefinanza.com)
Ora è
arrivato il momento di dare a Monti quello che è di Monti. Gli siamo tutti
grati per aver preso il posto del satiro dei burlesque (comunque si vogliano
definire gli spettacolini da Fellini-Satyricon), ma la sua parlata al
rallentatore, i suoi loden e il suo essere un buon cristiano hanno avuto un buon
effetto sui mercati per tre-quattro mesi. Adesso, non solo l’effetto Monti è
finito, ma rischiamo di finire nuovamente dietro la Spagna. Torni pure tra i
suoi studenti, l’amatissimo Prof. Monti, di lui e della sua strana compagnia
non c’è più bisogno. Il governo dei banchieri e dei "professori" ha esaurito il suo
compito. Dopo una fase iniziale, la più semplice, quella della esecuzione punto
per punto della letterina arrivata dalla UE e dalla BCE (imposizioni fiscali a
go go , patrimoniale sugli immobili, la più odiosa, e nessuna patrimoniale
sulle rendite finanziarie), l’azione di questo esecutivo, per così dire
tecnico, si è completamente arenata. Le liberalizzazioni sono state appena
abbozzate (ma un paese serio l’avrebbe fatta anche sui tassisti) ma con
pochissima sostanza, la riforma del mondo del lavoro sta diventando un
pateracchio che non contenta nessuno, tanto meno gli investitori esteri, che si
guarderanno bene, d’ora in poi, ad aprire anche una pizzeria nel nostro paese.
Se avesse un minimo di buon gusto, invece di continuare a girare per il mondo,
il nostro caro Monti rassegnerebbe le dimissioni e se ne tornerebbe alla Bocconi,
con un bilancio fallimentare sulle spalle.
A cosa serve
un governo tecnico? A fare quello che una classe politica inetta e corrotta non
è capace di fare. Un governo tecnico non ha bisogno di perdere mesi e mesi in
consultazioni dei partiti e delle parti sociali, prosegue per la sua strada con
un programma ben definito, senza scostamenti, neppure di una virgola. Si
legifera per decreto, ponendo ogni volta, per un anno, la fiducia, prendere o
lasciare. Se i partiti ci stanno, bene, altrimenti si prenderanno la
responsabilità di una consultazione elettorale anticipata. Se sulla riforma del
mercato del lavoro ascoltiamo il parere anche del bar dello sport non ne
usciamo, più: ognuno dice la sua e vuole imporre il suo punti di vista, e il
prodotto finale è un pasticcio senza capo né coda, che non riforma proprio
niente. Piaccia o meno, questo deve fare un governo “tecnico”. Se detto governo
si fa politicizzare è finita, torniamo ai giochetti delle clientele dei partiti
e il perseguimento dei loro sporchi interessi. Monti ha fatto la prima parte,
quella che poteva fare come lui e meglio di lui il Ragioniere generale dello
Stato, ma quando si tratta di creare concorrenza, di liberalizzare i mercati,
di rendere flessibile in entrata ed uscita il mercato del lavoro, allora
diventa un politico come gli altri, deve sentire tutte le campane, anche la
FIOM di un surreale Landini può dire la sua ed essere ascoltata.
Caro Monti,
se questa era la tua idea di governo tecnico, lasciaci pure i nostri maledetti
politici, ti sei incomodato per nulla, solo per fare pagare le tasse a chi già
le paga, e per impoverire fino a farla scomparire la classe media. Non sei
stato chiamato per questo, ma per cercare di far ripartire il paese. Ma questo,
con lo spread a 400 punti, non lo potrebbe fare neppure Mandrake. Andremo ad
elezioni politiche probabilmente ad ottobre, inutile proseguire l’ennesima
lenta agonia di questo paese, che languirebbe tra un veto incrociato e l’altro
per altri dieci mesi, i partiti sono in caduta libera, essendo considerati poco
meno che associazioni per delinquere, se dovesse ottenere un buon risultato,
come sembra, il movimento di Grillo, potremmo esaminare seriamente una uscita
dall’Euro, terminando di strangolarci con le nostre mani. Monti è un uomo della
Goldman Sachs, un banchiere, non ha la statura dello statista perché rimane,
bene o male, un banchiere. Ci vorrebbe, non Grillo ovviamente, uno statista che
avesse delle ottime competenze in economia e finanza e non facesse gli
interessi di un solo gruppo di potere. Sarà difficile, i nuovi partiti che
sorgeranno (il partito della Nazione di Casini e il nuovo soggetto politico di
Alfano) avranno nomi diversi, ma le facce sono sempre le stesse. Alfano,
Casini, Cicchitto, La Russa, Gasparri, Bersani, Letta, Calderoli, sono sempre
lì, con il vestito nuovo ma le stesse idee inconcludenti di prima. Peccato,
poteva andare meglio, abbiamo tutti, per qualche mese, sperato che Monti non
fosse il bluff che si è rivelato. Ma è un italiano anche lui, non
dimentichiamolo, produciamo la classe politica che ci meritiamo, che ci
rappresenta. Nel nostro piccolo, più che proporre l’idea di tornare alla lira
facendo saltare il banco dell’euro, non possiamo fare. Speriamo che qualcuno la
raccolga, e ne faccia il programma di un partito vincente, dal prossimo autunno
in poi.