domenica 22 aprile 2012

GRAZIE PROF. MONTI, ORA PUO' ANDARE


IL VERO PROBLEMA dell’Italia non è lo spread a 400 punti,ma la crescita zero e la riduzione del Pil, che nel 2012 a causa della manovra recessiva del governo Monti sarà destinato a diminuire ancora. Troppe tasse, pochi aiuti concreti alle imprese, riforme solo abbozzate ed ecco, come del resto era prevedibile, che la troppa austerità non ha fatto altro che peggiorare la recessione già in atto, portando meno entrate allo stato e maggiori spese pubbliche.

LE ULTIME STIME del governo parlano di un calo del Prodotto interno lordo nel 2012 tra l’1,3 e l’1,5%, molto più ampio dello 0,4% previsto qualche mese addietro. Ma sarebbe già qualcosa di positivo, dal momento che le stime del Fondo Monetario Internazionale prevedono un crollo pari al 2,2%.

MA IN OGNI CASO, con un Pil comunque contratto, qualunque sia l'entità del segno meno, sarà sempre più difficile, se non impossibile centrare il pareggio di bilancio nel 2013.

I 100 MILIARDI, di cui i due terzi arrivati dalle tasse, racimolati con le manovre negli ultimi 18 mesi  non sono bastati. Dal punto di vista delle entrate Monti può stare tranquillo, tanto, tra Imu e Iva, i soldi arriveranno. Il problema sarà semmai dove destinarli, e di sicuro  non andranno alle aziende in quanto serviranno a soppiantare i disastri fatti dalla recessione.

RECESSIONE APPOGGIATA dalle manovre tasse,tasse, e ancora tasse volute dal professor Monti. E, “se vale la regola secondo cui ad ogni punto percentuale in meno del Pil il disavanzo pubblico cresce di mezzo punto, abbiamo già ingoiato, rispetto alle previsioni precedenti, tutti i risparmi dello spread”.

SE AVESSERO ragione le previsioni del Fmi, servirebbero 15 miliardi di euro, e se, come continua a ripetere Monti  non sarà necessaria altra manovra, non si può negare che non esisterà più il tesoretto derivato da spending review e vendita di parte del patrimonio pubblico.
(professionefinanza.com)

Ora è arrivato il momento di dare a Monti quello che è di Monti. Gli siamo tutti grati per aver preso il posto del satiro dei burlesque (comunque si vogliano definire gli spettacolini da Fellini-Satyricon), ma la sua parlata al rallentatore, i suoi loden e il suo essere un buon cristiano hanno avuto un buon effetto sui mercati per tre-quattro mesi. Adesso, non solo l’effetto Monti è finito, ma rischiamo di finire nuovamente dietro la Spagna. Torni pure tra i suoi studenti, l’amatissimo Prof. Monti, di lui e della sua strana compagnia non c’è più bisogno. Il governo dei banchieri e dei "professori" ha esaurito il suo compito. Dopo una fase iniziale, la più semplice, quella della esecuzione punto per punto della letterina arrivata dalla UE e dalla BCE (imposizioni fiscali a go go , patrimoniale sugli immobili, la più odiosa, e nessuna patrimoniale sulle rendite finanziarie), l’azione di questo esecutivo, per così dire tecnico, si è completamente arenata. Le liberalizzazioni sono state appena abbozzate (ma un paese serio l’avrebbe fatta anche sui tassisti) ma con pochissima sostanza, la riforma del mondo del lavoro sta diventando un pateracchio che non contenta nessuno, tanto meno gli investitori esteri, che si guarderanno bene, d’ora in poi, ad aprire anche una pizzeria nel nostro paese. Se avesse un minimo di buon gusto, invece di continuare a girare per il mondo, il nostro caro Monti rassegnerebbe le dimissioni e se ne tornerebbe alla Bocconi, con un bilancio fallimentare sulle spalle.
A cosa serve un governo tecnico? A fare quello che una classe politica inetta e corrotta non è capace di fare. Un governo tecnico non ha bisogno di perdere mesi e mesi in consultazioni dei partiti e delle parti sociali, prosegue per la sua strada con un programma ben definito, senza scostamenti, neppure di una virgola. Si legifera per decreto, ponendo ogni volta, per un anno, la fiducia, prendere o lasciare. Se i partiti ci stanno, bene, altrimenti si prenderanno la responsabilità di una consultazione elettorale anticipata. Se sulla riforma del mercato del lavoro ascoltiamo il parere anche del bar dello sport non ne usciamo, più: ognuno dice la sua e vuole imporre il suo punti di vista, e il prodotto finale è un pasticcio senza capo né coda, che non riforma proprio niente. Piaccia o meno, questo deve fare un governo “tecnico”. Se detto governo si fa politicizzare è finita, torniamo ai giochetti delle clientele dei partiti e il perseguimento dei loro sporchi interessi. Monti ha fatto la prima parte, quella che poteva fare come lui e meglio di lui il Ragioniere generale dello Stato, ma quando si tratta di creare concorrenza, di liberalizzare i mercati, di rendere flessibile in entrata ed uscita il mercato del lavoro, allora diventa un politico come gli altri, deve sentire tutte le campane, anche la FIOM di un surreale Landini può dire la sua ed essere ascoltata.
Caro Monti, se questa era la tua idea di governo tecnico, lasciaci pure i nostri maledetti politici, ti sei incomodato per nulla, solo per fare pagare le tasse a chi già le paga, e per impoverire fino a farla scomparire la classe media. Non sei stato chiamato per questo, ma per cercare di far ripartire il paese. Ma questo, con lo spread a 400 punti, non lo potrebbe fare neppure Mandrake. Andremo ad elezioni politiche probabilmente ad ottobre, inutile proseguire l’ennesima lenta agonia di questo paese, che languirebbe tra un veto incrociato e l’altro per altri dieci mesi, i partiti sono in caduta libera, essendo considerati poco meno che associazioni per delinquere, se dovesse ottenere un buon risultato, come sembra, il movimento di Grillo, potremmo esaminare seriamente una uscita dall’Euro, terminando di strangolarci con le nostre mani. Monti è un uomo della Goldman Sachs, un banchiere, non ha la statura dello statista perché rimane, bene o male, un banchiere. Ci vorrebbe, non Grillo ovviamente, uno statista che avesse delle ottime competenze in economia e finanza e non facesse gli interessi di un solo gruppo di potere. Sarà difficile, i nuovi partiti che sorgeranno (il partito della Nazione di Casini e il nuovo soggetto politico di Alfano) avranno nomi diversi, ma le facce sono sempre le stesse. Alfano, Casini, Cicchitto, La Russa, Gasparri, Bersani, Letta, Calderoli, sono sempre lì, con il vestito nuovo ma le stesse idee inconcludenti di prima. Peccato, poteva andare meglio, abbiamo tutti, per qualche mese, sperato che Monti non fosse il bluff che si è rivelato. Ma è un italiano anche lui, non dimentichiamolo, produciamo la classe politica che ci meritiamo, che ci rappresenta. Nel nostro piccolo, più che proporre l’idea di tornare alla lira facendo saltare il banco dell’euro, non possiamo fare. Speriamo che qualcuno la raccolga, e ne faccia il programma di un partito vincente, dal prossimo autunno in poi.