lunedì 12 marzo 2012

A QUANDO LA BENZINA A 2 EURO AL LITRO?


I carburanti continuano a salire di prezzo, abbiamo punte di 1,95 al litro per la verde nel centro Italia. E’ dal 1977 che non si vedevano prezzi così alti ( facendo riferimento ai prezzi odierni in € ), dal 2000 a oggi abbiamo avuto un buon 70% di incremento della benzina e quasi un raddoppio del diesel. Non solo si pagherà di più il carburante per percorrere i nostri tragitti abituali ( la Codacons stima in 397 euro annui in più per ogni automobilista ), ma di conseguenza si ripercuoterà il caro-benzina su tutti i beni di consumo. Il nuovo record del gasolio per l’autotrasporto ha un effetto a valanga sulla spesa in un Paese dove l’88 per cento delle merci viaggia su strada, infatti le ricadute sui listini alimentari gia’ superano i 200 euro in termini annui, considerato che il costo del trasporto incide sul prezzo finale dei prodotti agroalimentari per il 35-40 per cento. Se pensiamo agli agricoltori, chi non ha mai visto che lasciano frutteti o ortaggi nei campi a marcire? Vorrei vedere, hanno ragione si, quando dicono che non ci rientrano coi prezzi e non guadagnano niente, infatti lasciano il raccolto a se stesso. Gli agricoltori si sono visti il prezzo del gasolio agricolo impennare del 130%  in meno di due anni (da 0,49 euro al litro di gennaio 2010 agli attuali 1,13 euro al litro), con un onere aggiuntivo di circa 5 mila euro ad azienda, visto che e’ essenziale per il riscaldamento delle stalle, per le macchine agricole, per l’approvvigionamento dell’acqua, per l’irrigazione dei terreni, ecc.
”Benzina, trasporti e logistica incidono complessivamente per circa un terzo sui costi della frutta e verdura e, solo nelle campagne, il caro gasolio ha provocato un aggravio di costi stimabile in 400 milioni di euro su base annua. A subire gli effetti del record nei prezzi – conclude l’organizzazione agricola – e’ pero’ l’intero sistema agroalimentare dove si stima che un pasto percorra in media quasi 2mila chilometri prima di giungere sulle tavole
Aspettiamo l’ IVA che dovrà passare dal 21% al 23% ad ottobre, e pensiamo un pò agli ulteriori ennesimi effetti di ricaduta sui prezzi e sui consumi.
Questa è la tabella dei prezzi dei carburanti dal 2000 al 2012:
Molte delle accise italiane furono introdotte come temporanee per far fronte a vari eventi straordinari, ma nonostante il venir meno della causa a tutt’oggi non risultano ancora rimosse:
  • 0,1 centesimi di euro (1,90 lire) per la guerra di Abissinia del 1935;
  • 0,7 centesimi di euro (14 lire) per la crisi di Suez del 1956;
  • 0,5 centesimi di euro (10 lire) per il disastro del Vajont del 1963;
  • 0,5 centesimi di euro (10 lire) per l’alluvione di Firenze del 1966;
  • 0,5 centesimi di euro (10 lire) per il terremoto del Belice del 1968;
  • 5,1 centesimi di euro (99 lire) per il terremoto del Friuli del 1976;
  • 3,9 centesimi di euro (75 lire) per il terremoto dell’Irpinia del 1980;
  • 10,6 centesimi di euro (205 lire) per la missione in Libano del 1983;
  • 1,1 centesimi di euro (22 lire) per la missione in Bosnia del 1996;
  • 2,0 centesimi di euro (39 lire) per rinnovo contratto autoferrotranvieri 2004;
  • 0,5 centesimi di euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
  • 0,71 a 0,55 centesimi di euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
  • 4,0 centesimi di euro per far fronte all’emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011;
  • 0,89 centesimi di euro per far fronte all’Alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011;
  • 8,2 centesimi di euro per il decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011.
A ciò si somma l’imposta di fabbricazione sui carburanti, poi su queste accise viene applicata anche l’IVA al 21%.

Infine, un confronto con i prezzi applicati dagli altri paesi europei:

 Beh, siamo nelle prime posizioni, questo ci dovrebbe lusingare. Peccato che non siamo nè l'Olanda, nè la Danimarca. Questa è la piccola differenza.

Fonte: tradingnostop