lunedì 6 giugno 2011

IL CAVALIERE NERO

Da qualche tempo non compare più nello sguardo del premier quel lampo lubrico che lo ha da sempre contraddistinto, quella bieca vitalità che sembrava sfidare le leggi del tempo e della vita. Dalla solenne bastonatura delle elezioni amministrative un bagliore sinistro è comparso nei suoi occhi, il suo sguardo è divenuto opaco, vacuo. Probabilmente, almeno sotto un profilo psicologico, alcuni nodi stanno venendo al pettine. Le sue ossessioni, le sue pulsioni, palesate senza troppe precauzioni in tutti questi anni, stanno venendo a galla, cominciano a trapelare dalla sua personalità, dove tutto è stato per troppo tempo compresso in una miscela che si è rivelata, alla lunga, esplosiva. A cominciare dall’incedere degli anni, dal naturale processo di invecchiamento, un aspetto della vita con il quale tutti noi facciamo i conti tutti i giorni, ma che nel Cavaliere assume un aspetto tutt’affatto particolare. Egli non accetta l’invecchiamento e rifiuta il concetto di morte, parla di alchimie e pozioni (preparategli con amore dal suo medico personale, il famoso e discusso dott. Scapagnini)quasi fossero elisir di lunga vita o panacee per ogni male. Egli è invincibile, ha sfidato e vinto il cancro, vivrà fino a cento anni e oltre. Ora, è ovvio che le misture confezionategli dal suo medico non contengono nulla di dannoso, d’accordo, ma neppure nulla di terapeutico. Si tratta di placebo, la volontà ferrea del Cavaliere fa il resto. E poi, la sua pulsione incontrollabile nei confronti delle giovinette: un’altra ossessione che ricorda da vicino uno dei miti medioevali dei tempi della caccia alle streghe: unirsi carnalmente con una vergine giovanissima guarirebbe svariati malanni, e allungherebbe l’esistenza. Oddio, sulla verginità delle escort frequentate dal Cavaliere mi riservo il beneficio del dubbio, ma insomma, il concetto non cambia. La freschezza, la giovinezza di queste “fanciulle” trasmetterebbero gli umori vitali della salute e del benessere. Un’altra sua ossessione, quella della persecuzione giudiziaria, il prodotto di un sistema di pensiero di tipo paranoide,  è un altro esempio di pregiudizio privo di fondamento reale: il concetto andrebbe ribaltato. Berlusconi non è perseguitato da giudici comunisti che vogliono incastrarlo, i giudici si interessano a Berlusconi per il semplice fatto che ha, presumibilmente, commesso parecchi illeciti. Tutto qui. E’ un concetto di una banalità sconfinata, ma non lo si sottolinea mai abbastanza. Tutti parlano del numero spropositato dei procedimenti intentati contro il Cavaliere, ma sono pochi quelli che addebitano tale condotta da parte dei magistrati ad un semplice, elementare fatto: il Cavaliere ha infranto la legge spesso e volentieri. Semplicemente. Ma per tornare alle pulsioni più sotterranee, ci sono stati, nel Cavaliere dei comportamenti che fanno pensare al mito, ripreso magistralmente da Freud, Di Eros e Tanatos. In questo caso, Eros non va inteso in senso stretto come “istinto erotico”, ma più ampiamente come “slancio vitale”, istinto di vita. Tanatos, viceversa, emblematizza le pulsioni di morte sempre presenti nell’essere umano adulto. C’è, nell’esibizionismo del Cavaliere, nel continuo, stucchevole, mostrare i muscoli “le sconfitte triplicano le mie forze”, una sorta di “cupio dissolvi”, di corsa verso l’annientamento che prelude alla cessazione delle funzioni vitali, almeno in senso metaforico. Un uomo di 75 anni, per quanto bisognoso di migliorare la sua immagine,  non indossa scarpe con i rialzi, non si cosparge il viso di uno strato di trucco, non accoglie sul suo capo una specie di nido di rondine. Se lo fa, vuole semplicemente dire che non accetta di invecchiare, quando, purtroppo, sappiamo tutti che occorre accettare quello che non si può evitare. L’esibizione compiaciuta delle nottate allegre in compagnia di fanciulle per essere contaminato dai loro fluidi vitali, l’assunzioni di pozioni anti invecchiamento ci riconducono allo stesso tema. C’è una malinconia di fondo nel Cavaliere mai abbastanza indagata, continuamente negata, semmai, dai suoi più stretti (e infidi) collaboratori. C’è un’ansia di morte, un clima funereo nelle celebrazioni da girone dantesco consumate nel caveau della villa di Arcore. Non c’è serenità in questo strenuo barzellettiere, nella sua continua, ossessiva ostentazione di sicurezza e di buon umore, non c’è mai stato un momento di verità in quest’uomo. Ma il trucco, la recitazione senza posa, le frequentazioni erotiche che confinano con la morte, l’ostentazione della propria forza e della propria sicurezza, cederanno, prima o poi, alla figura reale di quest’uomo, al suo essere più autentico. Già le prime crepe si stanno aprendo, e, come nel “Ritratto di Dorian Gray”, il suo vero volto non tarderà a svelarsi. Siano gli anni che trascorrono, siano le alterne vicende politiche, gli scricchiolii del suo governo, sia il venir meno, più che naturale, delle sue energie, un giorno vedremo un Berlusconi per quello che è nella realtà: un uomo con problemi psicologici e con un forte disagio psichico, un uomo anziano, che non può più nascondere il suo vero volto, e che, invece di ritirarsi dalla ribalta politica ed affrontare con serena volontà il tratto di cammino che ancora lo attende, badando ai propri affari, girando per il mondo, scrivendo libri, incidendo dischi o che so io, continua questa macabra messa in scena, che sempre più, da farsa quale era iniziata nel 1994, sta declinando sempre più in dramma a fosche tinte.