mercoledì 8 giugno 2011

LA MALATTIA MORTALE

Riporto di seguito un interessante articolo tratto dal blog di Richard Schu sui costi e su alcune verità mai divulgate abbastanza sulla reale efficacia delle terapie antitumorali. Il punto, in questo caso, è che il giro di affari, intorno alle neoplasie, è talmente vasto, i profitti delle multinazionali del farmaco talmente elevato che difficilmente si può pensare che la ricerca sulle terapie anti cancro si dimostreranno realmente percorribili. Torniamo a ripetere, come già detto altrove, che l’unica terapia realmente efficace è la prevenzione. Non quella diffusa sui rotocalchi fatta di diete a base di frutta e verdura, di abolizione del fumo, di esercizio fisico ecc. tutte cose utilissime, ma inconsistenti nel caso della neoplasia. L’unica prevenzione realmente efficace è la messa a punto di un vaccino, o di una serie di vaccini che possano scongiurare la genesi tumorale. Ognuno di noi possiede, nel proprio genoma, la predestinazione alla contrazione di un tumore piuttosto che di un altro, o quantomeno una forte predisposizione ad ammalare. In questi casi, un vaccino mirato potrebbe essere l’arma vincente. Una volta che il processo proliferativo della cellula è innescato, è talmente intimo, infinitesimale, coinvolgendo l’RNA, l’RNA messaggero, che la replicazione incontrollata delle cellule non può più, di fatto, essere arrestata. Tutte le terapie convenzionali sono fortemente aggressive, ma se si prescinde da quella chirurgica, rivelatasi tuttora fondamentale, quelle radio e chemioterapica aggrediscono il tumore distruggendo tutto quello che incontrano, e alla fine, i danni collaterali sono talvolta maggiori di quelli terapeutici. Sarebbe come uccidere una mosca con una cannonata: la mosca magari muore, ma il muro, tutto intorno, è un cumulo di macerie. In molti casi, a rigore, non si può parlare neppure di metastasi a distanza. Dopo una chemioterapia che ha indotto una immunosoppressione, il paziente ha una vulnerabilità tale da poter contrarre tumori del tutto indipendenti da quello originario, anche se i clinici gli diranno il contrario. L’articolo che segue dimostra molto bene e con una mirabile precisione quali costi sopporta il Sistema Sanitario Nazionale per una terapia antitumorale. Le dichiarazioni del Prof. Sobrero, dell’Ospedale San Martino di Genova, a conclusione dell’articolo, pur nella loro naturale prudenza, esprimono molto bene il punto cui siamo arrivati con la ricerca farmacologica. Praticamente siamo fermi da una cinquantina d’anni. Le ultime molecole, i costosissimi “anticorpi monoclonali” hanno effetti terapeutici del tutto sovrapponibili ai vecchi principi attivi, gli stessi, gravissimi, effetti collaterali, e, in compenso, dei costi elevatissimi. Se la ricerca farmacologica non cambia direzione e non si sposta dall’aggressione alla prevenzione, il cancro resterà, per la maggioranza dei casi, una malattia mortale.
E’ giusto sapere cosa farebbero i medici oncologi - quelli che usano ogni giorno i chemioterapici su altre persone - se avessero loro un tumore.
Nel marzo del 2005 al Senato australiano è stata presentata una “Inchiesta sui servizi e sulle opzioni di trattamento di persone con cancro”, prodotta dal Cancer Information & Support Society, del St.
Leonards di Sydney.
Secondo tale inchiesta, alcuni scienziati del McGill Cancer Center di Montreal in Canada, inviarono a 118 medici, esperti di cancro ai polmoni, un questionario per determinare quale grado di fiducia nutrissero nelle terapie da loro applicate, nel caso essi stessi avessero sviluppato la malattia.
Risposero 79 medici e 64 di loro non avrebbero acconsentito a sottoporsi ad un trattamento che contenesse Cisplatino (un chemioterapico molto utilizzato a base di platino). Mentre 58 dei 79 reputavano che tutte le terapie sperimentali in questione fossero inaccettabili a causa dell'inefficacia e dell'elevato grado di tossicità!
Un risultato eclatante: l’81% degli oncologi intervistati, in caso di tumore, non si farebbero somministrare un chemioterapico, mentre il 73% di loro reputano addirittura le “terapie sperimentali inaccettabili per l’elevato grado di tossicità”.
Anche se il numero di oncologi intervistati non è molto elevato, ognuno tragga le proprie
conclusioni…

Costi dei trattamenti oncologici

Considerando i due principali strumenti terapeutici nelle mani degli oncologi (chemio e radio), vediamo il costo di un tumore oggi in Italia. 
Attualmente sappiamo esserci in Italia 1,7 milioni di ammalati e oltre 270.000 nuovi malati ogni anno (in America ogni anno i nuovi malati di cancro sono 1.372.910).
La conclusione, senza entrare troppo nel dettaglio, è la seguente: il tumore in Italia (solamente tra chemio e radio, escludendo quindi chirurgia, costi di degenza, farmaci vari, apparato
medico e infermieristico, i soldi fagocitati dalle industrie per la ricerca, ecc.) è indubbiamente una delle patologie più costose, non solo in termini di vite umane, ma soprattutto dal punto di vista economico.

Un qualsiasi tumore trattato con chemio e radioterapia (ad esclusione della chirurgia i cui costi sono paragonabili a quelli della chemioterapia), costa al Sistema sanitario nazionale svariate centinaia di migliaia di euro.
Sembra impossibile, ma è proprio così.
Una testimonianza esemplare è stata pubblicata dal settimanale “Gente” poco tempo fa.
Si tratta della vicenda di Gennaro De Stefano, un uomo normalissimo, che nel suo “Diario di un malato di cancro” ha provato a comporre la “lista della spesa” per la sua malattia.
Dopo aver consultato medici e fotocopiato le fustelle dei farmaci, ha messo insieme tutte queste informazioni.
Il suo calvario è iniziato con due interventi chirurgici (biopsia più operazione alla vescica) e una degenza di 22 giorni, per un totale di 30.000 euro. Il primo ciclo di chemio è costato 9.000 euro e 1.500 euro spesi per ogni TAC effettuata (ne ha fatte oltre 20).
«Un ciclo completo di cocktail chemioterapici partiva da alcune migliaia di euro per arrivare anche a 50 mila euro al mese per ogni paziente». «Durante la chemioterapia, che, com’è noto, fa abbassare i globuli bianchi e quelli rossi (tralasciando la quantità impressionante di medicinali di sostegno per lo stomaco, l’intestino, la fatica, la nausea, il vomito e via cantando), occorre sottoporsi a cure ormonali che aiutino la crescita dei globuli bianchi. Di solito si fanno tre o
quattro iniezioni che costano una 1.500 euro, le altre 150 euro ognuna. Arriva poi l’Epo, l’ormone diventato famoso come doping dei ciclisti, che costa dai 500 ai 1.000 euro a iniezione. Di queste bombe ne avrò fatte, fino a oggi, una quarantina».

Ha dovuto eseguire la radioterapia (6.000 euro); un nuovo intervento chirurgico per alcune metastasi (9.000 euro); di nuovo radioterapia, ecc.
Risultato: la Sanità pubblica ha pagato per il sig. De Gennaro, circa 200.000 euro.
Questo che avete appena letto, purtroppo, è l’iter seguito dalla stragrande maggioranza dei malati oncologici.
Moltiplicate questa cifra per il numero dei malati vecchi e nuovi, e capirete dal risultato che forse per qualcuno - e dico forse - non c’è convenienza nel trovare la soluzione definitiva ad una patologia che sviluppa centinaia di miliardi di euro ogni anno in Italia.
Ogni anno la “lobbies del cancro” - solamente con i nuovi ammalati (270.000 persone), e supponendo che tutti entrino nei percorsi terapeutici - movimenta una cifra superiore a 54.000.000.000 di euro.

Cinquantaquattro miliardi di euro ogni anno per un trattamento oncologico
.

Se a questi ci aggiungiamo tutte le persone ammalate di cancro oggi in Italia (1 milione e 700 mila), che ripetono i trattamenti, che necessitano di trapianto di midollo, che muoiono nonostante, o per colpa delle terapie, ecc., tale cifra, come detto prima, raggiungerà i centinaia di miliardi di euro.
Pensate all’industria della morte, meglio nota come “imprese funebri”.
Ogni anno sono 162.000 le persone che muoiono per cancro in Italia (dati Istat).
I costi per un servizio funebre privato (pagato dalle famiglie) vanno da un minimo di 2.155
euro (Roma) a un massimo di 3.575 euro (Milano) a persona. Facendo una media più che ragionevole di 3000 euro…il ‘lutto per cancro’ (funerale, epigrafi, fiori, trasporto, organizzazione) sottrae alla società 486.000.000 di euro.
Tutti gli anni inesorabilmente.
Pensate nel mondo intero…

Oltre sei milioni di dollari da destinare a ricercatori 'promettenti', per dare nuovo 'ossigeno' alla ricerca per la lotta al cancro. Si apre con questo gesto concreto il 47/mo Congresso dell'Associazione americana di oncologia (Asco) che, da domani al 7 giugno, riunirà a Chicago oltre 30.000 esperti provenienti da tutto il mondo per fare il punto sulle novità nella ricerca oncologica.
 Al Congresso Asco, il maggior appuntamento mondiale per il settore, parteciperanno anche vari esperti italiani, con studi e pubblicazioni che verranno discussi in sede congressuale. Ma il messaggio di apertura dell'Asco 'numero 47' è anche volto all'importanza della ricerca e alla necessità di aumentare i finanziamenti per evitare uno 'stop' nei progressi finora ottenuti. Per questo, la 'Conquer Cancer Foundation' dell'Asco supporterà con 6 milioni di dollari in premi e borse per il 2011 i progetti di ricerca più promettenti. Si tratta di un buon contributo, ma i fondi per la ricerca restano comunque esigui a livello mondiale. Anche per questo, sottolinea Alberto Sobrero, primario oncologo all'ospedale S.Martino di Genova, è necessario selezionare le sperimentazioni puntando alle più promettenti. Un tema che sarà affrontato in una speciale sessione dell'Asco dedicata ai trial clinici e che vedrà una relazione da parte dell'esperto italiano: "Il punto - spiega Sobrero - è che oggi tutte le sperimentazioni in corso su nuove molecole mirano, per poter essere definite positive dalle autorità regolatorie, a differenze che risultano spesso minime in termini di efficacia rispetto alle terapie già disponibili".
Naturalmente, precisa l'oncologo, "é positivo che si studino nuove molecole e nuovi farmaci anticancro, ma il rischio per il futuro è che si registrino una moltitudine di nuove molecole dall'efficacia relativa". Attualmente, le nuove molecole biologiche allo studio e promettenti per la lotta al cancro, sottolinea, "sono oltre 800, ma di queste solo poche decine sono già giunte alla fase di sperimentazione più avanzata". Ciò a fronte di "un problema di costi elevati per le sperimentazioni: per questo, l'invito degli esperti - conclude Sobrero - è in direzione di una maggiore selezione delle sperimentazioni per poterne garantire la sostenibilità economica ed un grado di efficacia significativo".
A conclusione di quanto su riportato, ritengo doverosa una precisazione. Anche se è naturale sospettare che la ricerca sia pilotata esclusivamente dalle multinazionali del farmaco che ricercano solo il profitto, è altrettanto importane sottolineare che, ad oggi, sono le uniche terapie possibili. Questo non giustifica una ricerca pregiudizialmente male indirizzata, ma è fondamentale capire che le uniche terapie possibili sono quelle dei protocolli ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le altre terapie, cosiddette “alternative” sono da evitare in qualsiasi caso, perché del tutto prive di qualsiasi evidenza scientifica. Non esiste la benché minima letteratura scientifica, non esistono nel modo più assoluto studi e sperimentazioni seri ed affidabili su tali terapie. Se un nostro caro, o noi stessi, dovessimo contrarre una simile patologia dobbiamo rivolgerci a strutture pubbliche e a professionisti accreditati dal S.S.N. Guai a perdere tempo prezioso rincorrendo le illusioni di ciarlatani venditori di sogni. Ricordiamo sempre che tali persone sono pericolose, commettono un crimine grave, e vanno accuratamente evitate.