mercoledì 15 giugno 2011

NIENTE DI PERSONALE

Mi dispiace dire: “l’avevo detto”, “lo sapevo”, ricorda un po’ il grillo parlante di Pinocchio. Ma davanti all’inqualificabile comportamento del signor B. tenuto a margine di un convegno sul tema “l’innovazione nella P.A.”, un tema inesistente, considerato che, come ho più volte ripetuto, nessuna delle iniziative promosse da questo signore è andata in porto, ha trovato una conclusione, è difficile non scrivere un breve commento. L’intervento della rappresentante della rete dei precari delle P.A. poteva essere una occasione da non sprecare per parlare finalmente di qualcosa di vero, di concreto, di tangibile. Il signor B. continua a tenere conferenze sul nulla: il rinnovo delle carte d’identità non riconosciuto dal resto dell’Europa, la PEC mai decollata, il telelavoro per i malati di cancro per farli sentire ancora utili alla Pubblica amministrazione e non cittadini da rottamare, il numero di telefono unico per la P.A. che non funziona o se funziona fornisce indicazioni sbagliate, la decurtazione dello stipendio a motivo della salute, che invece di produrre una flessione delle assenze per malattia ha generato un incremento di tali assenze, e via discorrendo. Confrontarsi con i precari, finalmente, poteva essere una imperdibile occasione per affrontare, dopo tante chiacchiere e propaganda personale pagata da noi contribuenti, una serie di argomenti che attengono alla realtà quotidiana, alla vita di tutti i giorni. Ma lui, che vive nel mondo irreale della politica di casa nostra, l’unico ambito per il quale la manovra annunciata da Tremonti da 40 miliardi in tre anni, non prevede alcun taglio, ha preferito scappare, digrignando i denti. Eh già: per i politicanti di casa nostra i tagli orizzontali non valgono, possono affondare istruzione e sanità, possiamo portare l’età pensionabile a 67 anni, va bene, ma loro, i rappresentanti del popolo, non vogliono e non possono, sebbene a malincuore, rinunciare a laute prebende e ricchi emolumenti. Dispiace, dicevo, sottolineare che avevo ragione, eppure è così. Dall’apertura del presente blog vado ripetendo quello che è sotto gli occhi di tutti: si tratta di un signore frustrato, che presenta un evidente disagio esistenziale, non adatto alla politica perchè inadatto alla mediazione e al dialogo. Un botolo ringhioso, un “energumeno tascabile” come lo ha definito D’Alema. La domanda che ci poniamo ancora una volta è sempre la stessa: possibile che il Cavaliere Nero non abbia colto una realtà così evidente anche per un dilettante della politica? I suoi sgherri si chiamano Belpietro e Sallusti, ma quelli sono giornalisti, sono titolati ad insultare quotidianamente il buon senso degli italiani, un politico, per lo più ministro non può permettersi simili atteggiamenti: per il semplice fatto che deve rispondere delle sue azioni non solo ai suoi elettori, ma all’intera nazione, che lo ha collocato su quello scranno per produrre, per concorrere alla crescita e allo sviluppo del paese, non per insultare chi un futuro non lo vede o non lo possiede, chi è stato sfruttato e buttato via. In cosa consiste essere un politico? Appartenere ad una casta, ad una consorteria, ad una cosca, ad una loggia, magari la P4? Che cosa vuol dire essere al servizio del paese? Una persona che si porta addosso dei complessi irrisolti, che non sa relazionarsi con gli altri, che parla di riforme a costo zero, quando sappiamo benissimo tutti che non si possono attuare riforme prive di costi…  Per quanto dovremo ancora sopportare l’intollerabile presenza di costui? Che cosa ci serve ancora per ottenere l’unico atto possibile da parte di un politicante che non ha azzeccato una sola delle sue scelte, le sue dimissioni? Queste cose le vado dicendo, come sa chi segue il mio blog, da circa un anno, per il semplice fatto che basta una superficiale analisi del personaggio per comprendere fino a che punto sia inadatto al ruolo che ricopre.  Per carità, sia chiaro, niente di personale, per dirla con Antonello Piroso, brillante giornalista di “la 7”. Non si contesta l’uomo, che merita, da buoni cristiani quali siamo, tutta la nostra compassione e la nostra “pietas”, si mette in discussione il suo ruolo politico, pericoloso perché inesistente, dannoso perché ha generato solo conflittualità sociale, destabilizzazione del precariato, contestazioni, rigetto per la politica, sfiducia e scoramento. Sono tanti e tali i danni prodotti da quest’uomo, secondo solo al Cavaliere in fatto di disastri, che l’unico auspicio che ci sentiamo di formulare è che il vento del nuovo, spirato dalle amministrative e dai referendum, presto, lo spazzi via.