lunedì 13 giugno 2011

NIDO DI VIPERE

Una delle forme della degenerazione televisiva cui ci tocca assistere in questo primo scorcio di millennio è quello dell’indagine chirurgica, rigorosa e selettiva, della ricerca sottile, dello scandaglio maniacale di tre casi di cronaca nera verificatisi nel nostro paese in epoca recente. Parliamo dei casi di Sara Scazzi, di Melania Rea, di Yara Gambirasio. Ogni giorno, nel nostro, come in altri paesi, scompaiono persone, altre vengono uccise misteriosamente, di altre viene rinvenuto il cadavere dopo molti anni (similmente al caso Claps), ma nessuno se ne occupa più di tanto. Qualche articolo sui giornali di provincia, un fugace accenno alla trasmissione “Chi l’ha visto?”, e tutto finisce lì. Ma in questi tre casi no, non basta un legittimo interesse giornalistico che ci riporti le vere, autentiche novità sull'accaduto, suggellato da un breve commento. Nei tre casi citati non ci è stato risparmiato nulla: trasmissioni fiume, quelle pomeridiane, dedicate quasi interamente a spaccare il capello in quattro, a disquisire sul sesso degli angeli, a cogliere una eventuale, evanescente sfumatura non ancora abbastanza indagata, il guardare dal buco della serratura il luogo del delitto, cercando disperatamente il dettaglio sfuggito agli inquirenti, promettendo eclatanti novità inesistenti, sondando le menti e la psiche dei diretti e indiretti interessati. Si costruiscono plastici su plastici, si conversa amichevolmente e amabilmente con i protagonisti dei casi in questione (si veda la vicenda della Sig.ra Maggio, madre di Denise Pipitone, divenuta una star televisiva). Ora, per chiunque  fosse incappato in questa forma di trasmissione trash, appare evidente una cosa, prima di tutto: la assoluta mancanza di idee, il vuoto di un qualsiasi significato ulteriore. Parlano cosiddetti “esperti” che esperti sono di un bel nulla, che intervengono senza dire niente, conduttori televisivi che, con l’aria contrita e la voce tremante per l’emozione, annunciano scoop del tutto inesistenti. Da mesi assistiamo a questo triste spettacolo mediatico, sedicenti giornalisti televisivi che discettano sul nulla, esperti che non sanno che dire e si inventano qualche improbabile teoria applicabile al delitto in questione. Si dirà: il popolo sovrano lo vuole. No, il popolo non vuole queste tristissime minestre riscaldate, questo è semplicemente tutto ciò che RAI e Mediaset sono in grado di offrire in fatto di palinsesti. E’importante sottolineare una verità mai abbastanza acclarata: il pubblico televisivo accetta, volente o nolente, ciò che gli viene offerto da una televisione sempre più omologata, consistente di format acquistati all’estero, o di tormentoni che, confezionati da esperti in comunicazione, creano una sorta di “dipendenza” da parte dello spettatore. E’ un po’ l’effetto “Un posto al sole”, una telenovela napoletana che, una volta entrata a casa nostra, alla stessa ora di ogni sera, da molti anni è seguita da un pubblico che si sente in osmosi con gli ambienti e le situazioni proposte dal format. Lo spettatore si uniforma a quello che gli viene offerto, non viceversa. Fornire al pubblico quello che vuole, sulla base di improbabilissime ricerche di mercato, è una pura menzogna. Lo spettatore televisivo finisce con il comportarsi come un gregge di armenti che segue la corrente. Dopo le trasmissioni televisive fiume pomeridiane, seguono gli approfondimenti serali, si dovrebbe, se ci trovassimo in un paese normale, creare un effetto “saturazione”, ed un rifiuto di continuare ad assistere a trasmissioni autoreferenziali che si arrampicano sugli specchi per cercare di fornire qualche nuovo particolare che potrebbe arricchire il magro bottino degli inquirenti. Fortunatamente, almeno questo, non si tratta di una idea italiana, è tutto ciarpame acquistato all’estero, ma la differenza con l’estero è che le reti in chiaro offrono un panorama molto più vasto: da noi, come cambi canale senti parlare del caso Rea, lo ricambi e senti parlare di Sara Scazzi. Tanto che sorge spontaneo il quesito: ma non è che con una tale monotonia di trovate si vogliano agevolare le pay TV? Il pomeriggio e buona parte delle serate sono occupate da questi “professionisti del delitto”, e considerando che le altre TV in chiaro (come RAI 4, Iris, la 7D ecc.) mandano in onda polpettoni indigesti, il cittadino si trova praticamente costretto ad acquistare un pacchetto da Sky o da qualche altro concorrente. Ma c’è un’altra considerazione da fare: queste trasmissioni che si fondano sul nulla, che parlano di niente, perché niente si può aggiungere a quello cui sono pervenuti gli inquirenti, oltre che a rivelare il vero volto di taluni conduttori (non si tratta, in questo caso di giornalisti) che si prefigurano come degli avvoltoi che attendono il caso di cronaca nera per aprire un kermesse televisiva e portarla avanti per mesi e mesi, denuncia, d’altro canto, una povertà, una miseria concettuale che fa rabbrividire. Davvero la crisi, che non è solo economica e finanziaria, ha minato a tal punto le nostre coscienze da consentire queste forme di “sciacallaggio” televisivo, ha portato il livello culturale della televisione ad un punto così basso, mai toccato prima d’ora.
Non siamo noi pubblico televisivo ad invocare a gran voce questa spazzatura televisiva, sono RAI e Mediaset a propinarci questi minestroni, e noi, troppo stanchi e demotivati per reagire, finiamo con il guardare quanto ci viene proposto, continuando, per di più, a pagare il canone. La seconda bastonatura calata sul capo di Berlusconi fa sperare che qualcosa si muova in una direzione diversa. Ora, è evidente che il Cavaliere non è direttamente colpevole di tutto, ma il suo pesante condizionamento alla cultura del nostro paese, sarà misurabile solo tra molti anni, così come tra molti anni riusciremo a prendere coscienza pienamente dell’immenso danno apportato in termini culturali, di politica e di costume che questo signore è stato capace di offrire alla nostra nazione.
Un'ultima notazione, a margine: la nostra incondizionata ammirazione vada alla famiglia Gambirasio, rarissimo esempio di compostezza e dignità. Queste persone, così atrocemente colpite da un dolore non paragonabile, si sono comportate, nei confronti dei media, con una misura ed una ritrosia raramente riscontrabili in analoghe situazioni. Un affettuoso saluto a questa bellissima famiglia.