martedì 30 novembre 2010

WIKILEAKS E LA CRISI DEL MONDO MODERNO

Se un signore che si chiama Julian Assange, di cui non si conosce neppure la data di nascita (solo l’anno è certo, il 1971) è riuscito, praticamente da solo, a tenere in scacco l’intero globo terracqueo (non solo l’occidente, si badi bene), allora l’unica conclusione che si può trarre  è che la crisi, la decadenza, il declino del mondo intero, sia un processo irreversibile. Un hacker, per quanto abile, non può essere in grado di perforare tutte le maglie dei firewall dei principali server mondiali: è lecito pensare che, dall’altra parte, ci siano sistemisti informatici in grado di chiudere e blindare i propri sistemi informativi. E questo sarebbe il solo livello preventivo.  Comunque, una volta perforato il sistema, gli hacker lautamente stipendiati dai principali governi mondiali dovevano essere in grado  di fermare il signor Assange. Se non sono stati in grado di farlo potrebbero darsi all’insegnamento dell’informatica nella scuola, certamente non essere pagati per una consulenza inconcludente. Quello che desta preoccupazione, in questa paradossale vicenda,  è il fatalismo, la rassegnazione dei governi di fronte a questo evento, largamente anticipato dallo stesso autore. Il ministro Frattini ha dichiarato “è l’11 settembre della diplomazia”. Ma scherziamo? Ma di che parla questo signore? Non si tratta di un evento naturale, come uno tsunami o un terremoto, una calamità al di fuori del controllo umano. E invece, come tanti allocchi, i grandi, i potenti del mondo, sono rimasti lì, ad aspettare un evento ineluttabile. C’è di che trasalire. Chiunque capisca un poco di informatica, sa che nessun sistema è completamente inespugnabile: il sito Wikileaks poteva e doveva essere bloccato, essere messo in condizione di non rilasciare nulla in rete. Ma se questo è accaduto, allora è vero che non esiste più nulla di sicuro. E’ il crollo delle certezze. Qui non si tratta più e solo di crisi economica, qui si tratta del mondo che naviga a vista, tentoni, brancolando nel buio. E’ una crisi strutturale, non solo economica, una crisi di competenze, di intelligenze, è il mondo dei dilettanti allo sbaraglio. Questa crisi intride profondamente anche le fondamenta dei sistemi politico economici e delle coscienze. Avevamo capito che siamo giunti al capolinea di un ciclo storico, di cui la crisi economica non è che un singolo aspetto. Torna, inevitabilmente, il concetto di crisi del mondo moderno elaborata da Renè Guenon e poi ripresa dal filosofo Julius Evola. Si tratta, come dicevamo, di una crisi delle coscienze, cha ci fa sentire impotenti, rassegnati agli eventi che ci travolgono prima di poter mettere mano a qualche contromisura. In un simile scenario una nuova invasione barbarica è alle porte. I paesi dell’ex terzo mondo si affacceranno alle porte del’Europa e degli USA per prendere il posto di governi imbelli ormai esangui e prossimi all’estinzione. Siamo agli ultimi giorni dell’Impero Romano d’Oriente.