mercoledì 24 novembre 2010

L'IMMAGINAZIONE AL POTERE

Pubblico di seguito un valoroso pezzo di Gad Lerner sul cosiddetto ministro Brunetta. Ne farei volentieri a meno, ma sono pienamente consapevole dell’insufficienza e dell’inesaustività di quanto affermato finora su di un uomo che è anzitutto un problema antropologico. Raramente tante cattive qualità si sono concentrate in un solo essere umano: è un mentitore incallito, un millantatore, possiede un eloquio poco forbito ma in compenso volgare, non sa rapportarsi con il suo prossimo e con il mondo, ha problemi relazionali, non è un economista (Tremonti lo è), è un apprendista maldestro stregone, nel senso che vorrebbe stravolgere la pubblica amministrazione dirigendola come un monarca assoluto, ma come tutti gli apprendisti stregoni continua ad infilare uno strafalcione dopo l’altro: fallita la sua campagna antiassenteismo nel pubblico impiego, assenteismo che, considerati gli organici al limite del collasso è semmai aumentato, uno squallido, ridicolo fallimento la sua campagna sulla posta elettronica certificata (non la usa nessuno, soprattutto la Pubblica Amministrazione). Parla per slogan, sembra una pentola a pressione pronta ad esplodere, tanto è il suo livore per il  prossimo; nella sua testa, per citare Troisi, non c’è un solo complesso (per la sua innaturale statura) ma una intera orchestra. Trapela odio e aggressività ogni suo gesto, è facilone, superficiale, pressappochista e trasandato: non aver ancora compreso che il male assoluto della Pubblica amministrazione sono proprio i dirigenti corrotti e concussi, e non i dipendenti che si ammalano troppo spesso (per questo ha introdotto una tassa sulla salute) non è solo un tragico errore, è mentire in malafede, sapendo di mentire. A proposito di malafede, è di questi giorni l'ultima, incredibile trovata di questo ringhioso botolo: sta passando in TV uno spot che afferma che si attiverà, nelle scuole italiane, un servizio telematico di comunicazione permanente con i genitori. Attraverso SMS, e-mail e quant'altro, la scuola terrà costantemente informate le famiglie circa la salute dei propri figli, il loro profitto, ed ogni altra iniziativa programmata. Lo spot invita l'utente a contattare il dirigente scolastico della propria scuola per informazioni circa il progredire della situazione. Ora, anche un osservatore distratto sa che nella scuola italiana non ci sono risorse neppure per il funzionamento, cioè i servizi minimi  essenziali. In molti casi sono i genitori stessi ad acquistare il materiale di facile consumo per i propri figli, autotassandosi. Il personale di segreteria è stato drasticamante ridotto, non ci sono risorse neppure per garantire ai disabili un adeguato organico sostegno. In queste condizioni ci chiediamo:  chi lo paga questo servizio, e poi, chi lo mette in pratica, dal momento che il personale a disposizione non riesce neppure a sbrigare le pratiche giornaliere? E' possibile avere una simile faccia di bronzo? Bisogna andare a nozze con i fichi secchi, ma se davvero abbiamo solo fichi secchi, ebbene, a nozze non ci possiamo andare. E allora, al di là delle iniziative isolate di qualche ministro alla disperata ricerca di una popolarità in declino, pensiamo intanto a garantire i servizi minimi essenziali, poi, se avanza qualche cosa, pensiamo a mettere un pò di ordine nella fatiscente edilizia scolastica. Una simile faccia di tolla non sarebbe stata sopportata neppure nella vecchia Democrazia Cristiana: se penso ad un personaggio altrettanto sottodotato staturalmente, mi torna alla mente Amintore Fanfani. Ma Fanfani, rispetto a questo signore è un gigante della politica e della cultura. Se andremo alle urne nei prossimi mesi l’unica speranza che mi sento di alimentare è che questo sinistro frutto della politica italiana, ai suoi minimi storici (neppure nella vecchia Democrazia Cristiana un simile guitto avrebbe avuto lunga vita) scompaia definitivamente dalla scena politica: di lui resterà solo un piccolo, disgustoso, ricordo.

Ciascuno di noi tende a darsi una visione eroica della propria biografia, sottolineandone i meriti rispetto ai vantaggi attribuiti agli altri. E’ umano. Vale anche per Berlusconi (“sono di gran lunga il miglior presidente del consiglio italiano in 150 anni di storia”) e per il suo ministro Renato Brunetta (“sono come la Cuccarini, il più amato dagli italiani”), pur così diversi fra loro: il primo è diventato in effetti molto ricco e potente, il secondo è soprattutto molto rumoroso.
Quando Renato Brunetta si scaglia contro “questa élite di merda che ha la puzza sotto il naso e ha pensato solo a far cadere il governo”, è utile ricordare la biografia che il ministro s’è voluto ritagliare su misura per i mass media: io sono un piccoletto che viene dal popolo, mio padre era venditore ambulante a Venezia, studiando ho surclassato i figli di papà, ma poi le camarille universitarie mi hanno tarpato la carriera, giro con la scorta perché i terroristi mi vogliono uccidere, sono così coraggioso che una volta ho sbattuto la porta in faccia pure a Berlusconi.
Dunque Brunetta, che aveva già finto d’indignarsi in tv con Daria Bignardi perché lei non pronunciava ammodo il nome del socialista Giacomo Brodolini, artefice dello Statuto dei lavoratori, tiene molto all’immagine di tribuno della plebe. Inelegante ma meritevole, spiccio ma generoso. Peccato che il suo turpiloquio calcolato contro l’”élite di merda” nasconda non una ma ben tre bugie.
Prima bugia. Per tenore di vita, abitudine alle comodità, godimento di privilegi, Brunetta fa parte di quella élite da quando lo conosco, e sono ormai quasi vent’anni. Né più né meno di me. La smettesse di ostentare una diversità fasulla, lui è accoccolato da una vita nella classe dirigente contro cui si scaglia. E’ vero che nell’ambito dell’establishment ha occupato a lungo posizioni di seconda e terza fila; per questo, da quando è giunto in prima fila, non manca di fare “marameo” ai potenti che ha scavalcato. Ma perché dovremmo assumere come questione politica quello che è soprattutto un complesso d’inferiorità mal risolto?
Seconda bugia. Brunetta ingigantisce le capacità cospirative e progettuali di imprenditori, banchieri, editori italiani. Teme che Luca di Montezemolo e Corrado Passera si mettano d’accordo con Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini, sostenuti da Carlo De Benedetti e gli azionisti del “Corriere della Sera”? Ma va là, con poche eccezioni la borghesia italiana è talmente sgangherata da risultare sottomessa al potere berlusconiano di cui Brunetta è ingranaggio. Sono decenni che in questo paese si annunciano operazioni “terziste” che poi abortiscono. Brunetta se la prende con le “élite eversive della rendita parassitaria, burocratica, finanziaria, editoriale” sapendo perfettamente di far parte di un governo incapace, in difficoltà, che dispone di vasta maggioranza parlamentare ma non toccherà mai quelle rendite perché molti suoi sostenitori se ne avvantaggiano.
Terza bugia. Brunetta augura a “certa sinistra per male” (la sinistra “perbene” sono quelli che la pensano come lui) di “andare a morire ammazzata” (lui che si autocommisera di essere nel mirino dei terroristi), per una ragione che temo non riesca neppure a confessare a se stesso. Boicottato fin dentro il suo stesso governo, il ministro sente avvicinarsi l’ora in cui il suo bluff verrà “visto” dal popolo di cui ama riempirsi la bocca. Già una copertina dell’”Espresso” gli ha contestato i dati sul calo dell’assenteismo nella pubblica amministrazione, e Brunetta ha risposto parlando d’altro. Ma la vera domanda è: dopo tante chiacchiere, gli italiani che hanno a che fare con gli uffici pubblici si sono accorti di qualche miglioramento?