mercoledì 16 marzo 2016

MADRE TERESA DI CALCUTTA? NON PROPRIO UNO STINCO DI SANTA. BERGOGLIO DELUDE ANCORA, FA LO SPIRITOSO A PAROLE, MA NON RIFORMA UN BEL NULLA



Nel corso degli anni sono stati criticati la sua idea di accoglienza, i suoi contatti politici ambigui e la gestione delle enormi somme di denaro che riceveva.
Una serie di accuse pesanti, soprattutto perché dirette a una delle figure più venerate del XX secolo: Madre Teresa di Calcutta. Il 15 marzo papa Francesco ha annunciato che la suora, già proclamata beata da Giovanni Paolo II nel 2003, verrà fatta santa il 4 settembre .
HITCHENS E I SUOI EREDI. Tra i detrattori di Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, questo il suo vero nome, il più estremo è stato il giornalista inglese Christopher Hitchens, autore di un saggio del 1995 il cui titolo, La Posizione della Missionaria, dice tutto dello spirito dell’opera.
Nel lavoro di decostruzione dell’idolo, lo hanno poi seguito nel 2013 due professori canadesi dell’Università di Montreal, Serge Larivée e Genevieve Chenard e una professoressa dell'Università di Ottawa, Carole Sénéchal.
Nel saggio I lati oscuri di Madre Teresa, i tre concludono che «l'immagine di santa vivente - che non resiste a un’analisi dei fatti - è stata costruita, e la beatificazione orchestrata da un’efficace campagna mediatica».
Oltre alla gestione delle missioni e del fiume di denaro che in esse confluiva, gli autori criticano i rapporti della suora con il potere e la dubbia eticità nell'accettare somme di denaro anche da personaggi discutibili. Uno su tutti Jean Claud Duvalier, sanguinario dittatore di Haiti che nel 1981 le consegnò la Legion d'Onore insieme con una donazione di 150 mila dollari.
LA POVERTÀ IMPOSTA ALLE MISSIONI. Non solo. A far storcere il naso ai critici è anche la visione che la suora di Calcutta aveva della povertà.
Fedele a una concezione della sofferenza intesa come avvicinamento a Dio, Madre Teresa è stata infatti accusata di amare la povertà piuttosto che i poveri e di gestire nel degrado le centinaia di missioni sparse nel mondo, nonostante le ingenti donazioni ricevute.
«La sua reputazione di eroina dedicata ai più poveri le ha fruttato milioni di dollari», dice a Lettera43.it Serge Larivée. Denari «che sono serviti soprattutto alla costruzione di case per la sua congregazione in oltre 100 Paesi invece che a mantenere in buone condizioni un numero minore di strutture».
DOMANDA. Quanto hanno giocato i media nella costruzione della figura di Madre Teresa?
RISPOSTA. I media hanno perpetuato l’immagine di Madre Teresa senza mai valutare il reale aiuto che apportava alle persone. Lei, a sua volta, ha accettato di buon grado il ruolo che le era stato affibbiato. Questo senza nulla togliere alle sue aspirazioni, sicuramente lodevoli.
D. Chi ha contribuito alla creazione del mito?
R.
Tutto è nato con un eccellente piano mediatico. Nel marzo 1968, Olivier Hunkin, responsabile del programma Television Religious Affairs alla Bbc, chiese al giornalista Malcom Muggeridge (riconducibile alla destra cattolica, contrario ad aborto e contraccettivi, ndr) di preparare l’intervista di una suora indiana in visita a Londra per la trasmissione religiosa Meeting Point.
D. E cosa accadde?
R. Nel corso di quel primo incontro, Madre Teresa descrisse in dettaglio il suo lavoro con gli orfani di Calcutta. A quel punto Muggeridge propose ai capi alla Bbc di filmarla sul campo. Quel viaggio in India sfociò nel documentario Something Beautiful for God, grazie al quale la figura della suora venne diffusa nel mondo.
D. Tutto qui?
R.
Non proprio. Durante le riprese, Muggeridge chiese al cameraman Ken Macmillan di filmare l’interno della casa dei moribondi, benché la luce fosse insufficiente. Il tecnico usò un nuovo rullino Kodak che non aveva mai utilizzato prima, e una volta sviluppato le immagini risultarono illuminate. Non servì altro per gridare al miracolo.
D. E qual è stato il ruolo della Chiesa?
R.
Probabilmente si è colta l’occasione di mettere in buona luce il cattolicesimo grazie alla reputazione di Madre Teresa. Era un’ottima opportunità: creare una santa in vita. Una figura che mostrasse la missione della Chiesa nel mondo e ne valorizzasse il lavoro.
D. Quindi Madre Teresa ha usato la popolarità per raccogliere denaro. Un comportamento appropriato per una donna di Chiesa?
R.
Sì, se il denaro è usato per aiutare le persone. Invece...
D. Invece?
R. Il nostro studio mostra che non l’ha mai usato per alleviare la sofferenza dei poveri, e questo probabilmente a causa della sua visione intransigente della religione.
D. Può spiegare meglio?
R. Più soffri più sei vicino al Signore. Però sostenere che Dio ama i poveri e che è amando questi ultimi che ci avviciniamo al Signore significa alla fine predicare a favore del mantenimento della miseria. Si tratta di uno spiritualismo contrario all’umanità.
D. Quali sono le conseguenze di questa concezione?
R. Se la spingiamo al limite, lavorare contro la miseria equivale a lavorare contro Dio. Da lì a concludere che nella campagna di Madre Teresa i poveri erano solo uno strumento il passo è breve.
D. Sta dicendo che gli ultimi di cui si prendeva cura non erano il fine della sua opera?
R.
Mettiamola così: possiamo pensare che la missione di Madre Teresa fosse testimoniare la sua fede e diffondere la religione cattolica valorizzando la povertà, più che far prevalere il diritto e la giustizia nelle aree in cui operava come invece fanno altrove molti altri cristiani.
D. Una scelta?
R. Era un suo diritto, certo. Ma mi chiedo: a che titolo attribuirle il Premio Nobel per la Pace e innalzarla sugli altari? La sua reputazione di eroina dedicata ai più poveri le ha fruttato milioni di dollari. Denaro che è stato impiegato in gran parte nella costruzione di abitazioni per la sua congregazione in oltre 100 Paesi invece che essere destinato al mantenimento in buone condizioni di un numero minore di strutture.
D. La vocazione alla povertà e il proselitismo possono essere una colpa?
R.
Le cose vanno distinte. È sicuramente possibile comprendere la semplicità imposta da Madre Terese alle missionarie della carità nel quadro della loro vita religiosa, diverso è imporre quello stile di vita anche a moribondi e bambini bisognosi di cure. Soprattutto se la congregazione ha ricevuto milioni di dollari.
D. Dove andavano a finire i soldi delle donazioni?
R. Nel 1998, Walter Wuellenweber, giornalista di Stern, si chiedeva: «Madre Teresa: dove sono i milioni?». Negli anni, chi ha cercato di far luce nei conti delle Missionarie della carità ha constatato che la maggior parte dei conti era tenuta segreta.
D. Ma di che cifre stiamo parlando esattamente?
R. Suzan Shields, ex Missionaria di New York, ha confidato a Wuellenweber che tutte le sere 25 suore scrivevano lettere di ringraziamento per le donazioni, alcune delle quali ammontavano a 50 mila dollari. Secondo Schields, all’epoca nelle casse dell'ordine stavano circa 50 milioni di dollari.
D. E nel resto del mondo?
R. Lo scrittore indiano Aroup Chatterjee ha trovato informazioni relative alle transazioni effettuate nei conti indiano e inglese. Bene: nel 1990 il secondo ammontava a più di 29 milioni di dollari, mentre sul conto di Calcutta transitavano annualmente circa 5,2 milioni di dollari. In totale nei conti del Subcontinente si trovavano 3 milioni e mezzo di dollari nel 1996-97, 4 milioni nel 1997-1998 e 7 milioni nel 1998. Non solo: nel 1991 le opere di Madre Teresa hanno raccolto 3,8 milioni di dollari canadesi.
D. Si è parlato anche di un conto presso lo Ior.
R.
Sappiamo che nel 1993, 2 milioni e mezzo di dollari sono stati depositati in un conto dello Ior. L’operazione è stata rinnovata nel 1995 per la somma di 1.876.826 di dollari. Per questo è lecito pensare che i depositi presso la banca del Vaticano siano stati considerevoli in quegli anni.
D. E alle opere di Calcutta quanto è stato destinato?
R.
Chaterjee afferma che negli Anni 90, circa 448 mila dollari sono stati annualmente distribuiti alle strutture di Calcutta. I costi degli edifici occupati erano però a carico dei governi locali. Per questo non si spiegano le condizioni di vita mediocri e l’assenza di cure adeguate.
D. La versione di Madre Teresa però era diversa...
R. Decisamente. Nel 1994 affermava: «Ci impegniamo a utilizzare ogni dollaro che riceviamo secondo le intenzioni del donatore, e cioè in favore dei più poveri dei poveri che serviamo, poiché tutto quello che riceviamo è loro destinato».
D. Su questo tra l'altro ha costruito la sua fama.
R.
La reputazione di Madre Teresa poggia soprattutto sulle cure prodigate ai più miserabili. Eppure, la sua “casa dei moribondi” somigliava piuttosto a un ospizio il cui obiettivo era  più religioso che medico. Nel 1994, Robin Fox, un medico americano in visita a Calcutta, osservò che due terzi degli ospiti non potendo essere curati altrove, cercavano un medico; l’altro terzo agonizzava senza ricevere le cure appropriate. Non solo. Secondo Prince Mathews Thomas di Forbes nel corso degli anni, delle 86.170 persone ammesse nelle strutture, ne morirono 34.815.
D. Cos'altro annotò Fox?
R.
Il medico denunciò la mancanza di igiene nei locali, la scarsità di cure efficaci e reali, la mancanza di competenze mediche delle infermiere. E ancora un regime alimentare insufficiente e l’assenza di antidolorifici adeguati. In pratica, secondo Fox le cure profuse dalle Missionarie della carità erano, a essere generosi, al di sotto degli standard accettabili.