giovedì 24 marzo 2016

JOHAN CRUIJFF: SE NE VA UNO DEI PIU’ GRANDI



Johan Cruijff si puliva le scarpe da calcio da solo e si lavava la maglietta da solo. E non si faceva portare la borsa dal magazziniere.
Johan Cruijff non era un 10 come Sivori, Maradona, Pelé, Platini, Zico e Del Piero. Era un 14: unico e irripetibile.
Johan Cruijff rivoluzionò il football: calcio totale, eleganza, palla giocata di prima, con semplicità. Poi, lui si permetteva il gol d'autore: una rete al volo in spaccata, una conclusione impossibile, la rovesciata abbagliante. Oppure, l'assist abbagliante.
Johan Cruijff ha vinto tutto, da giocatore e da allenatore. Mai la Coppa del Mondo: questo per dire che il pallone non è sempre giusto, a volte rotola dalla parte sbagliata.
Johan Cruijff ha fatto grandi l'Ajax e il Barcellona. Il Milan lo ha sognato per una sola partita: ma in italia tornava sempre volentieri, soprattutto per dedicarsi agli altri: a chi soffre, agli ultimi. Perché il calcio gli ha insegnato, proprio come ad Albert Camus, la morale e l'etica.
Johan Cruijff proprio non riusciva a mandare giù il football moderno: troppi soldi, troppi muscoli, troppe luci della ribalta. Si divertiva ancora andando nei campetti di periferia: a vedere i ragazzini giocare. Lì, ritrovava la magia del gioco più bello del mondo. Il suo.
Johan Cruijff fu il "Profeta del Gol" per Sandro Ciotti e il Pelé Bianco per Gianni Brera. Per tutti, ora, è una leggenda. E le leggende non muoiono mai.
Johan Cruijff invitava i suoi compagni o i suoi giocatori a non fare troppi ghirigori con il pallone, a non cercare la giocata difficile: dovete fare la cosa più semplice, che è anche la più complicata.
Johan Cruijff non correva, danzava. Quando prendeva il pallone, tutto il resto scompariva. Restava la sua eleganza, la sua bellezza, la sua arte.
Johan Cruijff ha conquistato tre volte il Pallone d'Oro. Ma il vero Pallone d'Oro era lui. Diego Armando Maradona ha scritto: "Non ti dimenticheremo mai, flaco". Il Magro che sul prato verde componeva rime baciate, versi lucenti. Era un poeta. Un poeta che riuscì a rende possibile l'impossibile.
Johan Cruijff, quando ero un inviato speciale, mi parlò a lungo, sul tintinnare della sera, nell'antistadio del Camp Nou, a Barcellona. La sua Barcellona. Mi racconto la sua visione del calcio. Il segreto era uno solo: giocare per gli altri, senza egoismi. La squadra come un coro perfetto. Ma, pensavo io, dopo serviva il guizzo del fuoriclasse assoluto. E il Profeta del Gol, da solo, riuscì a risolvere molte partite. Da solo.
Johan Cruijff è stato amato da tutti i tifosi. Perché era il calcio della classe, della fantasia, dell'altruismo, dello stupore. Del rifiuto del rancore. Era una bandiera. Con tutti i colori.
Johan Cruijff se n'è andato a 68 anni, ma per tutti noi continua ad accarezzare il pallone e a farci incantare dalla meraviglia. Grazie per i sogni, campione.