lunedì 1 febbraio 2016

FAMILY DAY: UN DIALOGO IMPOSSIBILE



In quella che retoricamente talvolta chiamiamo la «bella politica», il dialogo costituisce il momento più importante.
Dialogo è diverso da «inciucio».
Le posizioni devono essere chiare e alternative.
Poi, dal momento che la politica serve a far vivere meglio i cittadini (dovrebbe!), la ricerca di punti in comune, e persino di compromessi, può aiutare a mantenere la propria identità ponendosi al servizio di una comunità più larga.
CI SONO CATTOLICI E CATTOLICI. I cattolici non sono più un’identità definibile politicamente, ormai da molti anni.
Ci sono cattolici e cattolici.
Il dialogo fra credenti e no può avvenire nello stesso partito o fra partiti a diversa concentrazione di persone cattoliche.
Nella vicenda delle unioni civili è ragionevole tenere conto della sensibilità cattolica.
La piazza del Family day ha, però, cambiato la prospettiva.
UNA PIAZZA COLMA DI MISERIA. Si dice, lo ha sempre detto anche la sinistra, che con le piazze si dialoga.
Con alcune no. Con la piazza del professor Massimo Gandolfini no.
I discorsi sentiti al Family day e soprattutto quello conclusivo del professor Gandofini, il promotore dell'iniziativa, non aprono al dialogo. E con questo mondo il dialogo non ci deve essere.
Tralascio le miserie di quella giornata, i numeri falsi (ma sono stati falsi anche i numeri di molte manifestazioni di sinistra), la truffa ai danni del rabbino capo di Roma che si è visto autore di un impegnativo saluto che non aveva mandato.
Oltre che la truffa ideologica di presentare in modo caricaturale le posizioni avverse.
PERSINO MINACCE AI POLITICI. Gandolfini ha persino detto che la sessualità si giustifica con la procreazione e basta.
Gandolfini ha minacciato i deputati cattolici, Gandolfini ha fatto una citazione burocratica di Francesco, ma ha chiuso il suo discorso col papa polacco. Gandofini vuole spaccare la Chiesa.
Nel Family day tanti ipocriti e impresentabili
Fra i leader e portavoce del Family day non c’è bella gente.
Ci sono molti ipocriti.
Penso a quei politici dalle molte famiglie e dalle vite libertine.
DA CHE PULPITO. E penso anche alla giovane Giorgia Meloni che va lassù ad annunciare un figlio fuori dal matrimonio, condizione che me la rende simpatica ma che non giustifica la sua presenza lì a dar lezioni di morale a chi vive in altre unioni d’amore.
Molti speaker sono impresentabili, come quel giocatore professionista di poker che ha cambiato più partiti di Dorina Bianchi o quel giornalita di Libero entrato in Rai nei primi anni di Berlusconi (casualità?) che divide la Chiesa in Chiesa dei cattolici e Chiesa di Bergoglio e che per polemizzare con il sottoscritto mette su Twitter l’Unità con la  notizia della morte di Stalin (avevo sette anni) e mi parla di Soviet, oggi. Poveraccio.
GENTE IGNORANTE. È gente ignorante in senso tecnico, perché ignorare la cultura e la storia degli avversari è grave ignoranza.
Il Libro nero del comunismo è roba da Berlusconi prima maniera e da nipotini dei Comitati civici.
C’è anti-comunismo e anti-comunismo. Questo loro è spazzatura. 
Lo scontro con questi personaggi è doveroso
Con questi personaggi il dialogo è impossibile.
Lo scontro invece è doveroso.
A partire dalla domanda cruciale: come sarebbe l’Italia se governassero loro?
Me lo sono chiesto quando ho finito di ascoltare Gandolfini pieno di nostalgia per la Chiesa di papa Giovanni e di Albino Luciani e per tanti politici Dc avversari della sinistra, ma con il senso dello Stato e delle libertà altrui.
COME I JIHADISTI. Gandolfini e soci si differenziano dagli islamici radicali solo perché il loro Dio ha un nome diverso, ma ha la stessa intolleranza di quelli degli estremisti.
Vorrebbero imporre a tutti di seguire le leggi della loro personale sharia. È gente che si muove fuori da una logica di libertà.
Non entro nella polemica se questa manifestazione di sabato 30 gennaio sia stata la prima chiamata di massa contro un papa nella storia della Chiesa moderna.
Personalmente lo penso.
QUESTIONE DI LIBERTÀ. So che il mondo laico, fatto di credenti e non, fatto anche di gente sul punto di credere, pur con la misericordia a cui ci invita papa Francesco, con la gente di Gandolfini non può dialogare.
È un problema di libertà. Principio assai più forte della fede.
Dico di più, la fede in una religione come quella cristiana che ha contribuito a liberare l’umanità da credenze aberranti deve contenere il rispetto profondo della libertà di tutti, proprio di tutti.
Sennò non è fede, sono i dogmi violenti di una setta. La setta Gandolfini.