venerdì 26 febbraio 2016

A SCUOLA DI LINGUISTICA, A PROPOSITO DI “PETALOSO”

Ecco il famoso Matteo, il genio della semiotica dopo Umberto Eco


Dopo teneroso, abbraccioso, morbidoso arrivò il piccolo Matteo con "petaloso" e fu subito amore. Per primi, i complimenti dell'Accademia della Crusca, recapitati proprio il giorno dei funerali di Umberto Eco, che da semiologo diceva di preferire i neologismi giovanili ai vizi degli adulti. E che forse avrebbe aiutato Matteo a diffondere l'uso del suo "petaloso". Poi, l'ovazione dei social. E infine l'altro Matteo, il Premier Renzi, che ha dato del "petaloso" nientepopodimenoche al nuovo polo di ricerca che sorgerà nell'area dell'Expo! Mica male per un bambino delle scuole elementari! Quanti suoi coetanei per un'altra parola inventata si sono beccati un brutto voto? E invece oggi mezza Italia parla di lui, che con il suo "petaloso" ha interpretato lo spirito buonista (e cuccioloso) dell'Italia renziana... Ma se parliamo di nuove espressioni, la vera passione degli italiani sono le parole straniere. Nazionalisti e provinciali, con il vocabolario in mano diventiamo improvvisamente esterofili. E così i giornali sono pieni di spread, bail-in, spending review, fiscal compact e chi più ne ha più ne metta, fino alla famigerata stepchild adoption. Famigerata, sia chiaro, non perché è stata brutalmente espunta dalla legge sulle unioni civili, ma perché in molti non sanno neanche pronunciarla e farfugliano espressioni incomprensibili. O di pura fantasia, come la "stepchild association" di Scilipoti. D'altra parte, in Parlamento si parla anche di "uomini sessuali" in italiano, per modo di dire. E se pensavate che fosse solo una battuta di Checco Zalone, vi sbagliavate: i nostri senatori sono convinti che il termine esista davvero sullo Zanichelli.
Ma non c'è solo Scilipoti, il senatore ribaltonista (a proposito di neologismi), ad avere problemi con l'inglese. Matteo Renzi, degno erede del suo concittadino Dante, è arrivato addirittura a coniare espressioni nuove persino nella lingua di Shakespeare, come "our sea", la traduzione fin troppo letterale di "mare nostrum". O "shish", il termine a oggi inesistente sul quale probabilmente si stanno interrogando senza darsi pace i colleghi anglosassoni dell'Accademia della Crusca e i tutti i gentiluomini riuniti nei club del City. E che certamente spopola sul web tra gli adolescenti e non solo...
"Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola", diceva Emily Dickinson. Un monito che dovrebbe essere inciso a caratteri cubitali nelle Aule di Camera e Senato e forse anche in molti studi televisivi, dove le parole in libertà e gli strafalcioni risuonano uno dopo l'altro. E se Guido Quaranta, decano dei giornalisti parlamentari, nel 1992 ci scrisse addirittura un libro, "Scusatemi ho il patè d'animo", oggi una nuova edizione potrebbe avere un titolo diverso: magari quel "Sarò breve e circonciso", l'affermazione davvero poco rassicurante del grillino Davide Tripiedi.
Ma dopo l'inglese a farla da padroni sono gli animali. E da Esopo a Renzi il passo è breve. Vuoi vedere che un giorno o l'altro ai bambini invece de "La cicala e la formica" o "La volpe e l'uva" racconteremo le gesta di gufi e rosiconi? Gli parleremo di falchi e colombe, della pitonessa, del caimano, del cinghialone, dello squalo, del coniglio mannaro o del giaguaro da smacchiare? O ancora del canguro che zompetta industurbato per l'Aula del Senato, finché non lo "fa secco" (parole testuali del leghista Gian Marco Centinaio) un drappello di 500 koala (che poi sarebbero gli emendamenti nel nuovo gergo animalista)?Quando un famoso vocabolario italiano decise di spiegare la parola "craxismo" scoppiò un putiferio. Ma cosa era in confronto ai verbi costruiti sui cognomi (e le personalità?) dei leader politici? Come in Germania, dove "Merkeln" sta per "l'incapacità di prendere decisioni o esprimere opinioni nette". E per non essere da meno dei colleghi teutonici, Il Giornale ha proposto "Renzare", voce del verbo "vantarsi di aver realizzato riforme che non esistono".
Insomma, la fantasia dei politici non ha limiti. Tanto che qualche anno fa la solita Accademia della Crusca ha sentenziato: "La lingua della politica non ha cessato di inventare o riesumare o rinnovare parole". Volete altri esempi? Ribaltone, poltronismo, complottista, pentastellato, inciuciare, larghe intese, convergenze parallele, non-sfiducia... E allora ben venga "petaloso", un aggettivo che almeno è fresco e colorato proprio come lo sguardo di un bambino. Però, caro Matteo (parlo al bimbo inventore, non al Premier rottamatore) andando avanti tieni a mente la saggia riflessione di Gesualdo Bufalino: "La parola è una chiave, ma il silenzio è un grimaldello". E il grimaldello, si sa, apre tutte le porte.