giovedì 28 gennaio 2016

MA IL PARTITO DELLA NAZIONE ESISTE GIA’



Chi ha avuto tempo e voglia, io lo faccio per ragioni professionali, di seguire in tivù il dibattito al Senato sul “caso Etruria” si sarà reso conto di come la discussione parlamentare sia diventata particolarmente brutta e a tratti volgare.
Il governo era al completo, l’aula no. La ministra Boschi era pallida, cupa e sovrapensiero, il suo dante causa ha invece pronunciato uno degli interventi più arroganti della storia parlamentare. Per tacere sugli altri che abbiamo ascoltato.
Offese su offese, parole forti che precedevano parole più forti e in sottofondo schiamazzi da bettola.
LA DIFESA DELLA REPETTI. Tuttavia, se estraiamo da questa pagina orrenda della vita parlamentare una sostanza, questa va ritrovata nell’intervento della senatrice Manuela Repetti, pasdaran berlusconiana, compagna di Sandro Bondi, novella estimatrice di Renzi e di Boschi, a cui si è rivolta molto maternamente, e fan del governo che da Firenze vuole dominare l’Italia.
La Repetti ha svolto una difesa di ufficio del governo sul “caso Etruria” che un imbarazzato Zanda non è stato in grado di fare (ma il piddino toscano - guarda un po’- Marcucci, ha fatto). Eppure entrambi vengono da sponde non renziane, la Repetti persino da destra.
La senatrice ha cavalcato il tema caro al suo compagno sulla questione della pacificazione, interpretandola questa volta all’incontrario (sono i suoi ex amici di Forza Italia che non devono criminalizzare il Pd), ha visto successi governativi assai più che negli anni berlusconiani, ha soprattutto elogiato Renzi perché finalmente la sinistra non è la sinistra e quindi è accettabile.
Tutti i cambi di casacca hanno buone intenzioni, quando non sono, come ha raccontato di sé il senatore De Gregorio, frutto di uno scambio “non” politico. Si dichiara finita l’esperienza precedente, la motivazione sta sempre nel non raggiungimento di risultati che diventati irraggiungibili incrinano i vecchi legami fino a spezzarli.
C’è poi l’elogio della propria generosità, l’amore per il capo di cui si invoca il parricidio (ma in fondo se l’è cercata lui), infine l’individuazione di una nuova stella polare.
In questa materia è una bella gara fra parlamentari e giornalisti. La traiettoria più comune è andare dal meno forte al più forte, ragion per cui molti critici di Renzi, convintisi che avremo un ventennio renziano, hanno scoperto virtù renziane che prima apparivano sconvenienti. Fin qui siamo nel campo delle cose della vita.
In fondo fedele nei secoli deve essere solo la Benemerita. E in politica, soprattutto in tempi a-ideologici e così pieni di cambi di leadership, mutare idea non è peccato grave.
TANTE NUOVE ADESIONI AL RENZISMO. La vera questione di cultura politica sta in un altro aspetto, che sovrasta il dato individuale. Ciò avviene quando la somma di nuove adesioni e le ragioni proposte per renderle accettabili configura un nuovo scenario politico.
Il “verdinismo” non è solo un fenomeno di maneggioni della politica. Verdini non è Razzi. Verdini è uno che ha preso atto che il suo mondo non aveva più leadership e guardandosi attorno, non volendo chiudersi in convento, ha creduto di vedere nel leader avversario quei tratti di continuità con la propria esperienza, in un punto preciso: è nata una sinistra che uccide la sinistra.
Non a caso trova nella propria compagine non solo Manuela Repetti autrice di intemerate contro il Pd e la sinistra irriferibili, ma soprattutto Sandro Bondi, quel buon uomo, a cui piace mostrarsi ingenuo che, dopo aver lasciato il Pci, non ha sbagliato un solo posizionamento.
Forse hanno ragione loro due, Repetti e Bondi, quando immaginano che il loro tradimento si configura come realizzazione dei vecchi obiettivi in un altro contenitore politico. Del resto è storia delle scissioni dire, da parte degli scissionisti, che si abbandonava un campo di mala voglia costretti a farlo dal tradimento degli ideali e dallo scissionismo della maggioranza.
Per quanto Renzi e i suoi soci toscani cerchino debolmente di smentire, il dibattito politico parlamentare ha detto che il partito della Nazione c’è già.
È un’Arca di Noè piena di buona gente, di bestie feroci e di serpenti. Ma c’è.
Su questa Arca c’è anche buona parte della sinistra italiana che fa bene a non sbarcare, ma farebbe meglio a non farsi sbranare.