sabato 23 gennaio 2016

BONOLIS, IL RE DEL TRASH, CAVALCA L’OMOFOBIA



Se c'è un caso in cui tutti, o quasi, fanno i froci col culo degli altri, è questo.
Primo il Sarri, il compagno Sarri, fisiologicamente a favore dei diritti, dei deboli, che si lascia andare a insulti da osteria, ma così, in souplesse, come a dare del “democristiano” (immaginarsi che sarebbe successo se fossero usciti da altre bocche, con meno expertise sociopolitico).
Poi l'altro, il Mancini che ne fa un caso di salute pubblica e non per solidarietà, visto che in passato si è concesso più o meno gli stessi epiteti, ma pro domo sua e comunque non si capisce se sia parte lesa, se gli piacciano le donne o che accidenti altro.
GIOVANNE D'ARCO ALLE SPECCHIO. A ruota i vari soggetti e soggettini che cavalcano la tigre e così parlano di se stessi, Giovanne d'Arco allo specchio.
Fingendo, tutti, di non sapere, di non capire che a bordo campo, e sugli spalti, questo si sente dal primo al novantesimo minuto, recupero compreso, perché il mondo del calcio a dirla tutta è una bella suburra culturale, ma poi finisce lì e non è il caso di farne una tragedia greca.
E AI GAY NEL CALCIO CHI PENSA? Mentre il problema dei calciatori gay - che ci sono e sono tanti, ma temono di uscire allo scoperto -, quello sì che viene rimosso: quando il compianto Carlo Petrini lo sollevò nei suoi libri, con la sua schiettezza brutale, venne accusato di specularci sopra.
Per ultimo, a proposito, arriva Bonolis, Paolo Bonolis.
Figuriamoci se poteva lasciarsi scappare una simile occasione.
L'idea meravigliosamente squallida di Ciao Darwin
Bonolis si è messo in testa questa idea meravigliosamente squallida: provinare un mucchio selvaggio di omofobi e razzisti per la nuova edizione di Ciao Darwin.
IL SOPRAVVALUTATO. Questo Bonolis è un tipico rappresentante dell'intrattenimento cosiddetto per famiglie, strapagato, sopravvalutato, uno di quei conformisti che si ammantano di trasgressione: seleziona (e irride) la peggio umanità, però se lo interpelli ti risponde che lui è «assolutamente» in favore di tutto e di tutti.
Assolutamente, come tutti quelli che non credono a quello che dicono.
E magari viene a dirti che lui gli omofobi e i razzisti li convoca in fama di reprobi, per esporli al pubblico ludibrio, alla gogna televisiva.
UTILE SOLO ALLA SHARE. Ma è una grandiosa palla, gli servono per far cassa e cassetta e del resto non gli importa, non si cura di eventuali conseguenze, di significati reconditi, della mortificazione di chi davvero ha ragione di soffrirne e non ha voce per protestare.
Lui è uno che da un quarto di secolo campa sulla schiuma e ci si trova alla grande.
Se capita una concorrente vistosa, che di cognome fa “Puppinato”, ci sguazza a forza di borbottii, occhiate sgranate, mezzi commenti: «Eh lo dicevo io...».
PESANTEZZA DEPRIMENTE. E la gente ride, lo trova simpatico e questo sarebbe il trash, che si è sdoganato per conto suo come una profezia che si autoadempie nel nome di una presunta leggerezza che non è mai esistita, questa spazzatura televisiva è di una pesantezza deprimente, non ha neppure l'autoironia delle commediacce Anni 70 con Lino Banfi e Alvaro Vitali.
Dopo un quarto di secolo il presentatore è alla frutta
Cosa significa selezionare gente che ce l'ha coi “froci”, i “negri”, le donne, gli immigrati, insomma per tutti i gusti, che mette insieme un rosario di cliché subculturali, e farli sfilare per un programma televisivo?
Far capire che l'Italia è ancora questa, fare della sociologia d'accatto, pretendere di far riflettere un pubblico che, al contrario, rischia di rispecchiarsi, perché il pubblico di Bonolis questo è?
TROVATINA STUPIDA. Sì, d'accordo, non sarà il caso di farla lunga come la Regione Piemonte, a suon di esposti e di segnalazioni all'Unar, che sarebbe l'ufficio contro le discriminazioni, non sarà il caso di istituzionalizzare una trovatina stupida, una provocazione che si commenta da sé.
Però è proprio il livello della pensata a lasciare sconcertati: uno che dopo un quarto di secolo di esperienza televisiva non sa trovare altro per rilanciare il suo programma, non è alla frutta?
VOLGARITÀ DELIRANTI. Non trascina ancora più giù una televisione che sembra non trovare limite al suo peggio, alle sue volgarità deliranti e del tutto autoreferenziali, lo sporco per lo sporco, la rissa per la rissa?
Succede nell'intrattenimento leggero come nell'informazione, nei talk show da gambetta accavallata come nei programmi sportivi, per non parlare dei reality dove la regola è alzare l'asticella dell'infame e dell'osceno altrimenti si va tutti a casa.
C'è un limite o il limite è solo l'inferno?
CORRIAMO VERSO LA MISERIA. Non sarà per Bonolis che gli italiani si riscopriranno migliori o peggiori, ma il Bonolis di turno si propone come punta avanzata di un livello che subito altri tenteranno di superare in una corsa ormai incontrollabile verso l'umana miseria.
Ma pare che le pulsioni più fisiologiche, più imbarazzanti (un tempo) siano particolarmente apprezzate, la mutazione genetica di chi la televisione la fa e la guarda è sempre più nel segno del “diciamoci tutto, facciamoci tutto”, la discrezione è ipocrita, il pudore borghese, la misura non paga, la decenza non porta da nessuna parte.
Insomma siamo alla regressione orgogliosa.
Ciao Darwin, ma alla rovescia. O meglio, alla lettera.