lunedì 11 maggio 2015

POLEMICA GRILLO - VERONESI: QUALCHE CONSIDERAZIONE



Anche il celebre oncologo ed ex ministro della Sanità Umberto Veronesi è finito nel mirino di Beppe Grillo. Secondo il leader M5s, «Veronesi pubblicizza in tivù le mammografie così, probabilmente, ha le sovvenzioni per il suo istituto».
E ha aggiunto: «Dice di farle ogni due anni ma la differenza percentuale di malattia fra chi le fa ogni due anni e chi le fa meno spesso è solo del due per mille».
PIÙ TRASPARENZA. «Questa è politica vera, io non sono un alieno», ha sostenuto Grillo durante la marcia del M5s Perugia-Assisi, chiedendo trasparenza per le norme che riguardano i rapporti con l'industria farmaceutica. «Ci vogliono leggi chiare e trasparenti come in Usa. Ci vuole trasparenza per sapere chi finanzia cosa». Grillo ha fatto anche l'esempio dei farmaci per curare l'epatite C: «Sono farmaci che costano troppo, bisogna costringere l'industria farmaceutica a fare dei costi più bassi».
LORENZIN: «PERICOLOSISSIMA DISINFORMAZIONE». Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha definito le parole di Grillo «un concentrato di pericolosissima disiformazione. La propaganda politica ha un limite invalicabile, la salute delle persone. Le dichiarazioni di Grillo sarebbero solo sconcertanti, se non toccassero un tema tanto delicato come quello del cancro, che non ammette leggerezze, specie da un leader politico».

E invece Grillo per una volta ha ragione. La mammografia è un esame sostanzialmente inutile, produce troppi falsi positivi e, soprattutto troppi falsi negativi. Non si tratta di un esame attendibile e predittivo per il tumore, come il tanto discusso PSA nell’uomo. Molto meglio passare direttamente ad una ecografia mirata al seno per la donna, e procedere ad una banale palpazione della prostata per l’uomo. In entrambi i casi i due esami citati, se positivi, suggeriranno una biopsia per il conseguente esame istologico. Veronesi non è un santo, la sua è una macchina per fare quattrini come tante altre. Sul prezzo dei farmaci si potrebbe scrivere un romanzo. Tutti i farmaci antineoplastici hanno costi da capogiro: i famigerati anticorpi monoclonali raggiungono prezzi fino a 20.000 euro a confezione, il tutto a carico del Servizio Sanitario Nazionale. E’ chiaro che, sebbene coperti da brevetto, i costi dei farmaci ospedalieri salvavita va ricontrattato e riformulato dal SSN, considerato lo strapotere della lobby del farmaco. Un malato oncologico, in Italia, costa mediamente 300.000 euro, tutto compreso. E il bello è che tali farmaci non sono appunto “salvavita”: hanno effetti collaterali del tutto simili a quelli tradizionali e allungano la vita del paziente solo di qualche mese: un magro risultato a fronte di un simile dispendio di denaro pubblico.