martedì 12 maggio 2015

CHI HA FATTO ENTRARE L'ITALIA NELL'EURO, PROVOCANDO IL NOSTRO SUICIDIO ECONOMICO?



Ogni tanto si torna a parlarne, ma saranno i libri di storia, forse, a riportare fedelmente quanto accaduto in quegli anni, al momento è troppo presto, per ora dobbiamo accontentarci delle versioni “edulcorate” che escono dagli apparati burocratici.
Sto parlando dell’inclusione dell’Italia nell’area euro.
Forse, però, la vera storia non la conosceremo mai e non perché non ce la vorranno far sapere, bensì perché è talmente intrisa di cose sapute e non dette, conosciute e sottaciute, note ma fintamente ignorate, che diventa poi praticamente impossibile una ricostruzione storica obiettiva.
Ci sono naturalmente dei fattori noti ed unanimemente riconosciuti sui quali non si può minimamente discutere, era palese ed evidente a tutti, ad esempio, che l’Italia non avesse i requisiti economici per essere ammessa fra i Paesi che potevano adottare la moneta unica fin dalla sua nascita.
Altre cose, invece, rimangono ancora nel dubbio, ad esempio: furono davvero Prodi e Ciampi ad implorare Kohl affinché l’Italia entrasse nell’eurozona (dimostrando così di essere incapaci di intendere e di volere), oppure furono “comprati” dai “poteri forti occidentali” e quindi sapevano perfettamente che l’adozione nel nostro Paese della moneta unica per noi equivaleva ad un suicidio?
E’ una domanda, questa, che ufficialmente non ha ancora una risposta definitiva, il mio parere personale è che la verità abbia una doppia lettura, ossia Ciampi era ben conscio di quello che sarebbe accaduto e si vendette, la sua carriera successiva (Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica) furono il compenso. Prodi, invece, poverino, non ci arrivava ed un po’ come i soldati giapponesi nella giungla continua tutt’oggi a ripetere che l’adesione alla moneta unica ha salvato il nostro Paese da una catastrofe, mentre sappiamo tutti che la verità è proprio all’opposto, ci siamo infognati in una spirale distruttiva.
C’è poi la storia dell’aver truccato i conti, ed anche in quel caso la verità non è ancora venuta a galla. Probabilmente le cose sono andate in questo modo: Kohl deve aver detto ai nostri due “io voglio farvi entrare, ma non posso fare la figura di colui che avalla una evidente violazione dei trattati, quindi, fate qualcosa (tipo la tassa sull’Europa) so che non basterà, ed allora, per quel che non riuscite a fare, abbellite un po’ i conti, sì insomma, truccateli un po’ … io chiuderò un occhio … e magari anche tutti e due, e vi farò entrare nell’euro”.
Ed allora qualcosa è stata fatta pagare subito agli italiani, la tassa sull’Europa ad esempio, ma non solo, si è fatto di peggio, qualcosa per cui gli italiani non hanno ancora pagato il conto per intero: operazioni finanziarie utilizzando i cosiddetti derivati.
Insomma volete capire con un semplice esempio cosa è accaduto?
Semplice! La Germania, in combutta con la finanza anglosassone, che non poteva essere esclusa dalla partita, ha venduto all’Italia un anello di bigiotteria spacciandolo per un diamante di valore.
Ed ora, per quanto entrare nell’euro fosse una cavolata madornale, una volta dentro non si può più uscirne, pena il default entro due mesi. Grazie a Ciampi e a Prodi, soprattutto a quest’ultimo che nelle interviste, sarà solo un impressione, appare sempre più catatonico: le pause si allungano, la parola rallenta, i concetti fanno fatica a liberarsi, l’ideazione è confusa e contraddittoria. Non c’è che dire: abbiamo messo il paese nelle mani giuste.