venerdì 6 dicembre 2013

L'IMPIETOSA FOTOGRAFIA DEL CENSIS



Il crollo non c'è stato, ma in questi anni di crisi si è avuto il dominio di un solo processo, quello della sopravvivenza. Il quadro tracciato dal 47° Rapporto Censis pubblicato oggi è quello di una società più sciapa "senza fermento, circola troppa accidia, furbizia generalizzata, disabitudine al lavoro, immoralismo diffuso, crescente evasione fiscale”. Alle difficoltà è stata di un adattamento continuato (spesso il puro galleggiamento) delle imprese e delle famiglie.

Contesto che ha determinato una vera e propria fuga all’estero. Negli ultimi dieci anni è praticamente raddoppiato il numero di italiani che hanno trasferito la propria residenza all’estero (106mila del 2012 dai 50mila del 2002). Un incremento rivelante si è però avuto nell'ultimo anno: +28,8% tra il 2011 e il 2012.

Il rapporto Censis vede nuovi spazi imprenditoriali e occupazionali in due ambiti: revisione del welfare e economia digitale con "il sistema che ha bisogno e voglia di tornare a respirare, oltre le istituzioni e la politica”.

Lotta a ogni tipo di spreco, meno svaghi  e tagli alla benzina
Le famiglie italiane hanno attuato una profonda ridefinizione dei consumi, attaccando sprechi ed eccessi in nome di una nuova sobrietà. Il 76% dà la caccia alle promozioni, il 63% sceglie gli alimenti in base al prezzo più conveniente, il 62% ha aumentato gli acquisti di prodotti di marca commerciale, il 68% ha diminuito le spese per cinema e svago, il 53% ha ridotto gli spostamenti con auto e scooter per risparmiare benzina, il 45% ha rinunciato al ristorante. Nonostante ciò, la pressione fiscale e le spese non derogabili comportano uno stato di tensione continua.
Per il 72,8% delle famiglie un'improvvisa malattia grave o la necessità di significative riparazioni per la casa o per l'auto sono un serio problema. Il pagamento di tasse e tributi (24,3%), bollette (22,6%), rate del mutuo (6,8%) mette in difficoltà una quota significativa di italiani. Sono poco meno di 8 milioni le famiglie che hanno ricevuto dalle rispettive reti familiari una forma di aiuto nell'ultimo anno. E 1,2 milioni di famiglie, che non sono riuscite a coprire le spese con il proprio reddito, hanno fatto ricorso a prestiti di amici.
Futuro con dilagante incertezza sul lavoro, cresce precariato e sottoccupazione

Dilagante incertezza sul futuro del lavoro
Secondo un'indagine del Censis condotta a settembre del 2013, un quarto degli occupati è convinto che nei primi mesi del 2014 la propria condizione lavorativa andrà peggiorando, il 14,3% pensa che avrà a breve una riduzione del proprio reddito da lavoro e il 14% di poter perdere l'occupazione. Il capitolo "Lavoro, professionalità, rappresentanze" del 47° Rapporto Censis rimarca come il sentiment di sfiducia sia alimentato dal deterioramento di un quadro di contesto che ha visto, soprattutto nell'ultimo anno, allargare il perimetro della crisi dalle fasce generazionali più giovani a quelle più adulte. Se anche nel 2013 è proseguita l'emorragia di posti di lavoro tra i giovani, con una perdita netta nel primo semestre di 476.000 occupati (-8,1%), che si sommano al milione e mezzo circa bruciati dall'inizio della crisi, anche nella fascia d'età successiva, tra i 35 e i 44 anni, il numero degli occupati è diminuito di quasi 200.000 unità, registrando una contrazione del 2,7%. E sono quasi 6 milioni gli occupati che nell'ultimo anno si sono trovati a fare i conti con una o più situazioni di instabilità e precarietà lavorativa. Un'area di disagio che rappresenta il 25,9% dei lavoratori e che può essere riconducibile all'instabilità lavorativa (che interessa una platea di 3,5 milioni di persone tra lavoratori a termine, occasionali, collaboratori e finte partite Iva) e alla sottoccupazione (relativa ai 2,8 milioni che vorrebbero lavorare più di quanto non facciano, ma non riescono per motivi che non dipendono da loro: tra questi vi sono 2.219.000 part-time involontari, ma anche cassaintegrati). Tra il 2007 e il 2012, mentre il numero totale degli occupati è diminuito (-1,4%), quello di quanti si trovano in una delle condizioni descritte è invece cresciuto dell'8,7%.

Compravendite abitazioni giù del 50% da picchi del 2007
Uno dei passaggio del 47° rapporto Censis è dedicato alla casa. "E' ora di guardare anche in Italia all'economia della trasformazione urbana e territoriale - rimarca il rapporto nel capitolo dedicato alla società italiana al 2013 - non più come un settore tradizionale in crisi di fatturato e occupazione, ma come un ambito in cui il ripensamento dei modelli può creare enormi opportunità". Dal 2007 al 2012 le compravendite di abitazioni sono diminuite del 45%, nel 2013 il calo potrebbe arrivare al 50% (400.000 abitazioni vendute). "Ma le famiglie che hanno manifestato l'intenzione di acquistare casa sono state 907.000 e solo il 53,5% è riuscito a realizzare l'acquisto - rimarca il Censis - Infatti, dal 2007 al 2012 il risparmio netto annuo per famiglia è passato da 4.000 euro a 1.300 euro". Il comparto in affitto riguarda oggi il 14,9% delle famiglie. I nuclei giovani sono il 23,8% degli inquilini. La parte più consistente degli inquilini è localizzata nel Mezzogiorno (39,2%) e nelle grandi città, con oltre 100.000 abitanti (31,4%). Il 40,8% ha un reddito netto mensile di 1.000 euro e un ulteriore 44,1% compreso fra 1.000 e 2.000 euro.