venerdì 15 luglio 2016

ORA LO ABBIAMO CAPITO: NON ESISTE L’ISLAM MODERATO: ESISTONO MUSULMANI VIOLENTI E MUSULMANI NON VIOLENTI



Un concetto, che faticava a farsi strada, emerge prepotentemente dalla strage di Nizza: non esiste Islam moderato, è una leggenda metropolitana messa in giro dai pochi o tanti musulmani non violenti delle nostre città e dei nostri paesi, musulmani che non praticano il terrorismo ma che non prendono posizioni nette, prese di distanza, non fanno manifestazioni contro i massacri di cristiani, lasciano unicamente che sia qualche imam italiano a criticare blandamente l’opera e la strategia dell’Isis, nulla di più. Si ripete quello che abbiamo conosciuto molto bene noi italiani negli anni settanta, con il terrorismo delle Brigate Rosse. Ufficialmente tutti erano contro gli omicidi delle BR, ma esisteva anche allora una minoranza silenziosa, quella del “né con lo Stato, né con le BR” che, in cuor suo, lontano dai microfoni, pensava, dinanzi all’esecuzione di quel politico o di quel giudice “Beh, in fondo hanno fatto bene.”. Questo rapporto di collaborazione passiva, di cooperazione silenziosa, rientrava in pieno in quello che allora si definì il “fiancheggiamento alle Brigate rosse”. Qualcosa di simile accade presso i nostri cari fratelli musulmani pacifici. Apertamente, se interrogati, criticano queste barbare azioni, ma poi, nel silenzio delle loro case e delle loro moschee, tollerano quando non si compiacciono di questi atti, di queste gesta, dell’eroe che si immola sull’altare di Allah facendo strage di cristiani. Non sottovalutiamo questo aspetto, perché l’Isis, che sta perdendo sempre più terreno sul campo, in medio Oriente come in Africa, si affiderà sempre di più ai “gesti isolati” di cani sciolti, di musulmani insospettabili, perfettamente integrati, magari benestanti, come le belve che hanno compiuto l’eccidio di Dacca. E’ ovvio per tutti che siamo in guerra, ma trattandosi di terrorismo, non possiamo combattere contro un nemico ben definito, con tanto di uniforme e di gerarchia militare. Si tratta allora di un nemico invisibile, magari il tuo stesso vicino di casa, che, da mite islamico “moderato”, se un giorno, gli gira il boccino, potrebbe decidere di scendere in strada, le nostra strade di tutti i giorni, e sparare all’impazzata imbracciando un mitra. Non è facile combattere un simile nemico. E non ci veniamo a raccontare le solite balle del “non cambieremo le nostre abitudini per non darla vinta ai terroristi”, le cambieremo, eccome. D’ora in poi sarà necessario evitare accuratamente i raduni, i luoghi affollati, gli assembramenti, tutto ciò che possa offrire un massacro su di un piatto d’argento. Dobbiamo rivedere i nostri stili di vita, il nostro esercito sarà costretto a presidiare tutte le zone o le aree nelle quali si svolgeranno o avranno luogo manifestazioni, celebrazioni ecc. Non bastano 4 poliziotti e 5 carabinieri. Il nostro esercito dovrà, con discrezione, essere presente ovunque, come negli stati semi totalitari come quello turco: tu non vedi il militare, ma lui è lì, pronto ad intervenire con il mitra imbracciato. Dobbiamo abituarci alla loro presenza, rinunciare ad una parte della nostra libertà di movimento in nome della salvaguardia di un numero imprecisato di vite umane. Il gioco vale la candela. D’ora in poi guarderemo al nostro fornitore di frutta e verdura, di origini marocchine, il buon Mohamed con il quale scherzavamo fino al giorno prima, con diffidenza, se non con fastidio: anche lui fa parte di quella “minoranza o maggioranza silenziosa” che non prende posizione con il cuore e con l’intelletto, che condanna solo a parole, ma dentro di sé, nel segreto dei suoi pensieri, dice “beh, in fondo se la sono cercata, sono degli infedeli smidollati, degli edonisti con il complesso di superiorità”. Questo penserà il vostro erbivendolo di fiducia. Vogliono imporci una guerra : bene dobbiamo accettare quello che non possiamo evitare. Nel Catechismo degli adulti della Chiesa Cattolica ci sono solo due casi in cui il magistero acconsente il ricorso alla violenza e l’uso delle armi: l’invasione del proprio paese da parte di terzi e l’autodifesa personale. Bene, noi ricadiamo nel secondo caso. Abbiamo anche la benedizione della Chiesa. Dal momento che i francesi non sono codardi come gli italiani, questa notte stessa o domani al più tardi, partiranno i raid dei loro caccia nelle aree del medio oriente e della Libia dove l’intelligence sa che sono asserraglianti i pazzi omicidi dell’Isis, e lì sganceranno le proprie bombe. Certo, periranno anche dei civili e questo è naturalmente doloroso, ma, come ricordava Mao Tse Tung, la guerra non è un pranzo di gala, la guerra è un atto violento. La vedova del povero Emmanuel, che abbiamo pianto amaramente fino a ieri, ha confessato che a sradicare dal suolo il palo che reggeva un cartello stradale per colpire l’ultrà di Fermo, il razzista bastardo Mancini, è stato proprio Emmanuel. Insomma, ad alzare le mani ha iniziato lui. Questo non assolve quel somaro di Mancini, ma cambia di molto la dinamica del delitto. E noi a strapparci le vesti, con la Boldrini in prima linea, e lo svenimento, questo sì fasullo, della povera vedova, sembrava un prefica del nostro mezzogiorno. L’insulto era razzista, quindi cretino, ma l’alzare un palo contro qualcuno significa passare dalle parole alle vie di fatto. E ve li ricordate quei giovani, definiti dalla stampa di regime (Repubblica, il Corriere, La Stampa, il Messaggero)”teppisti”, “giovinastri”, che malmenarono a San Benedetto due bengalesi perché non conoscevano il Vangelo? Li hanno solo malmenati, nel senso che non hanno neppure dovuto ricorrere alle cure del Pronto Soccorso, eppure i giornalisti li hanno subito stigmatizzati come “fascisti razzisti”. Eppure, pensandoci bene, quei giovani non avevano tutti i torti. Quello che vogliamo dire è che non si può rispondere alla violenza con l’arma della persuasione e del dialogo. Anche perché non esiste un solo musulmano disposto ad ascoltare le nostre ragioni. La loro è una furia cieca, una guerra di religione, sì proprio di religione, dal momento che molti di loro non sono i soliti morti di fame, ma provengono da famiglie agiate o comunque normali, vogliono metterla a tutti i costi sul piano della fede, islam contro cristianesimo. E sia, se dobbiamo reagire, e lo dobbiamo fare per forza, non servono questa volta le fiaccolate, i fiori sparsi sul luogo dell’eccidio, le solite litanie sulla solidarietà, allora applicheremo anche noi la legge biblica del “dente per dente”, combatteremo con le armi benedette dal nostro Antico Testamento, sotto le insegne di Cristo. Dobbiamo imparare molto dal Mossad, il servizio segreto israeliano. E’ una combinazione virtuosa tra intelligence e vertici militari, lo adotta un paese abituato da sempre a convivere con il terrorismo palestinese. Andiamo in Israele e impariamo una buona volta come ci si difende dal terrorismo, non riusciremo ad evitare tutti gli attentati, è vero, ma potremo certamente sventarne molti e salvare così una parte dei nostri figli, quei poveri bambini straziati e lacerati dalle gomme del camion impazzito di Nizza. Non c’è più posto per le lacrime, la pietà per i poveri immigrati non ha più cittadinanza presso le nostre menti e i nostri cuori. Ci dobbiamo difendere, e a volte offendere. Ma è la guerra, non si combatte un conflitto con le armi spuntate del buonismo  e della comprensione. Non sappiamo se “Dio lo vuole”, come ai tempi delle crociate, ma certamente possiamo combattere in nome di Cristo, dello stesso Cristo che, pur essendo un mansueto, è venuto sulla terra a “portare la spada”.  Matteo:  34 «Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a mettervi la pace, ma la spada. 35 Perché io sono venuto a mettere disaccordo tra figlio e padre, tra figlia e madre, tra nuora e suocera, 36 e i nemici dell'uomo saranno quelli di casa sua. 37 Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. 38 E chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me. 39 Chi avrà trovato la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la ritroverà. 40 Chi riceve voi, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato. (R.T.)