venerdì 1 aprile 2016

LO STRANO CASO DELLA FACCIA DI BRONZO DEL SINDACO DI RIACE



Chi è quell’uomo vestito di bianco che appare accanto a Domenico Lucano? Il Papa. E quella donna con tailleur e sguardo duro? Angela Merkel. Se non li conoscete, pazienza: l’importante è che sappiate chi è lui, Mimmo detto U’Curdu, sindaco di Riace, ridente paesino della Calabria con meno di 2000 abitanti, improvvisamente assurto agli onori del pianeta e inserito nella lista dei 50 uomini più potenti del mondo. Accanto a Papa Francesco, per l’appunto, a Angela Merkel, a Bono degli U2, a Aung San Suu Kyi e all’ad di Apple Tim Cook. La rivista che ha effettuato la coraggiosa scelta è la prestigiosa Fortune.

Anche se, per la verità, sembra più roba da Settimana Enigmistica. Rubrica: «Dov’è l’errore?».
E come può il sindaco di Riace essere potente come la Merkel e il Papa? Come può piazzarsi 40esimo in classifica davanti al primo ministro del Canada o ai gestori della milionaria fondazione di Bill Gates?
Come può essere l’unico italiano preso in considerazione da cotanta rivista? Che cosa fa di così fondamentale? Semplice: ha ripopolato il suo paese sperduto sulla Locride aprendo le porte agli immigrati. Avanti c’è posto: da quando è sindaco ne ha già accolti 6mila; oggi sono circa 400, un quarto del totale degli abitanti del paesino. I quali, per altro, evidentemente non trovano di meglio che andarsene altrove. Compresi i figli del sindaco, che come confessa lui stesso, studiano a Roma. E la moglie, che vive a Siena.
Dunque la ricetta è chiara: cari sindaci, se volete diventare anche voi importanti nel mondo, se volete insidiare l’ad di Apple e Bono Vox, se volete essere presi in considerazione dalla rivista Fortune, smettetela di pensare ai vostri cittadini.
Fateli emigrare. E sostituiteli con gli immigrati. Non è meraviglioso? Poi quando vi intervistano parlate di «società multietnica», «turismo dell’accoglienza», «fratellanza», «pace», e «utopia della normalità». Ripetete che gli «immigrati sono la soluzione alla crisi», mettete qua e là un po’ di «linfa vitale», «integrazione», «le loro istanze» e «meccanismo di solidarietà collettiva». E il gioco è fatto: il vostro paese sarà diventato un pezzo di Terzo Mondo, i vostri concittadini saranno emigrati, l’invasione straniera dell’Italia avrà un dichiarato avamposto. Ma vuoi mettere che soddisfazione, la classifica dei top 50?
Mimmo U Curdu, ovviamente, è un figlio del Sessantotto, come racconta lui stesso a Repubblica. «Sognavo la costruzione di un mondo migliore», dice. E chissà se il suo paese in mano agli immigrati fa parte di quel progetto. Comunque all’accoglienza ci è arrivato per caso: alla fine degli anni Novanta era un gran sostenitore della causa curda, ricordate il Pkk e Ocalan?
Di qui gli arrivò il soprannome U’Curdu: quando nel ’98 sbarcò sulle coste un veliero pieno di curdi in fuga, lui ovviamente aprì le porte pensando ad Ocalan. «Di lì è nato tutto». Da quel momento, infatti, decise di erigersi a paladino degli immigrati.
Curdi, afghani, camerunensi, ivoriani, senegalesi, non fa differenza: chi guida il carretto degli asini? Chi cura le aiuole? Chi gestisce la panetteria? Chi pulisce la spiaggia? Chi raccoglie le olive? Tutti stranieri. «È il modello della città futura», dice lui. Meraviglioso: il modello città italiana futura è senza italiani. Top 50 del mondo, e olè. Il progetto, naturalmente, ha entusiasmato la gente chic.
Wim Wenders ne è innamorato e ci ha girato un film. Laura Boldrini qui è addirittura cittadina onoraria. È stata la prima a complimentarsi con Mimmo U’Curdu: poteva essere altrimenti? Pare che la segnalazione per Fortune sia partita da una studentessa che ha fatto una ricerca da queste parti.
O forse da una tv americana.
Non importa. Quel che conta è che la rivista Fortune ci si è buttata a capofitto pur di elaborare la pregiata graduatoria, la classifica du jour, l’hit parade della minchiata quotidiana. È noto, infatti, che ogni giorno bisogna sfornare la top ten dell’idiozia planetaria.
Com’è classificata oggi l’Italia in felicità? 50esima dietro l’Uzbekistan. E il cibo più pericoloso del mondo? Il casu marzu della Sardegna, dopo il cervello di scimmia e le vongole di Shanghai. E il trattamento di bellezza più strano? Il balsamo allo sperma di toro, ma dopo l’antiruga alla bava di chiocciola.
Giuro che queste ultime sono classifiche uscite davvero negli ultimi giorni. Ne detengo la prova cartacea. C’è anche la classifica dei piatti più costosi del mondo (meloni yubari e angurie nere), quella delle gare più bizzarre (gara di alluce di ferro e a chi mangia più scarafaggi), le feste più strane, le strade più pericolose e le attività più incredibilmente legali (fra cui lanciare missili veri e inviare in giro la foto del proprio pene).
E poi le classifiche dei luoghi più attraenti, quella dei luoghi più spremuti, quella dei luoghi più allucinanti, persino quella dei luoghi più maleducati, poi gli uomini più interessanti, le donne più rifatte, i bambini più viziati, gli anziani più rincoglioniti. E avanti il prossimo, tanto chi verifica?
Una classifica non si nega a nessuno e può dire tutto: che il massaggio al cactus è il più ricercato del mondo, che il Nicaragua è un Paese felicissimo, che la rana toro della Namibia è un piatto assai prelibato. E che il sindaco di Riace è potente come il Papa e come Angela Merkel perché, dopo aver perso le meravigliose statue del V secolo avanti Cristo, pescate in questo paese e subito trasferite a Reggio Calabria, ha pensato di farsi invadere dagli immigrati. E se ne vanta pure. Si capisce, no? C’erano una volta i veri bronzi. Adesso, al massimo, qualche faccia di.
Mario Giordano