giovedì 14 aprile 2016

L’ARMATA BRANCALEONE DEL POPOLO DEL FAMILY DAY



Il nostro è anche il tempo dei dissensi plurali e privi di un orizzonte comune.
Ipotizzando per assurdo che un alieno sbarcasse sulla Terra o anche solo la osservasse dall’alto, vedrebbe con stupore, tra l’altro, che il villaggio globale si presenta come un crepitio infinito di voci discordi e di proteste, di antagonismi e di opposizioni.
Quel che forse il nostro alieno noterebbe anche è che questo infinito proliferare di proteste al plurale manca di un orizzonte unico, di una koinè direbbero gli antichi Greci, ossia di una “lingua” comune in grado di dare senso e unità alle proteste.
Ecco che c’è chi protesta in nome dell’acqua pubblica, chi in nome dei diritti delle donne, chi, ancora, per la famiglia oggi in fase di disgregazione a opera delle forze del mercato.
PRENDETEVELA COL CLASSISMO. Mai, tuttavia, queste proteste assumono la forma di un’unica, grande protesta contro la grande contraddizione, che è il fanatismo economico classista, la contraddizione da cui le altre derivano.
Esso privatizza i beni pubblici, umilia e sfrutta le donne, e non da ultimo disgrega la famiglia per lasciare in sua vece individui consumistici e senza nessi solidali.
E queste voci di protesta, anziché unirsi, stanno separate, magari facendosi pure la guerra tra loro.
Così è, tra l’altro, per l’armata Brancaleone del Family day, oggi costituitosi in partito della famiglia (“popolo della famiglia”).
Già il nome fa ridere, perché questi paladini della tradizione la tradiscono nell’atto stesso con cui abbandonano l’identità linguistica nazionale per consegnarsi stolidamente all’inglese dei mercati oggi imperante.
RIVENDICAZIONI GIUSTE, MA... Come se non bastasse, non sono in grado di porre le loro giuste rivendicazioni (difesa della famiglia dalle logiche del mercato, difesa dei figli dalla loro riduzione a oggetti di compra-vendita, lotta contro l’abominevole pratica dell’utero in affitto, eccetera) in un orizzonte unitario di tipo anticapitalistico, che faccia tesoro dell’insegnamento di Gramsci circa le necessità di unire e guidare tutte le forze anticapitalistiche che credono nella democrazia e nell’umanità offesa.
Ecco allora che i signori del Family day hanno addirittura assunto, come loro paladino, quel signore che difende la famiglia tuonando un giorno sì e l’altro pure dai talk show in cui dimora e poi, disinvoltamente, difende l’Unione europea e il neoliberismo, il Parito democratico e l’economia di mercato.
Che è come dire: critica gli effetti ed elogia le cause.
IL MERCATO ANNICHILISCE LA FAMIGLIA. La distruzione in atto della famiglia è un prodotto del neoliberismo in cui si identifica l’Unione europea amata dal leader del popolo della famiglia: è il mercato capitalistico ad annichilire la famiglia, per vedere ovunque solo atomi di consumo senza radici, senza identità, senza nessi comunitari e solidali.
Che senso ha, allora, criticare la distruzione della famiglia se poi se ne accettano le cause?
Come si possono criticare gli effetti se si amano le cause? Non è possibile, “per la contraddizion che nol consente”.
Che fare? Sperare che questi difensori della famiglia si sveglino, e pongano in relazione le loro battaglie con una più ampia battaglia contro il fanatismo classista economico, ossia contro il neoliberismo vincente.
COSÌ È IL CAPOLAVORO DEL POTERE. In caso contrario, continueranno a rimanere irrilevanti e, insieme con i loro oppositori (il partito delle “unioni civili” e del movimento Lgbt) a fare il gioco del capitale: e mentre si scontrano in piazza tra loro, l’economia finanziaria di mercato domina incontrastata, senza nemmeno essere menzionata e scalfita.
È il capolavoro del potere.