martedì 26 aprile 2016

6 BUONE RAGIONI PER OPPORSI ALLA RIFORMA DEL SENATO



Di fronte alla prospettiva di sottoporre a referendum la legge modificativa della Costituzione, e, in specie, alla possibilità di superare il cosiddetto bicameralismo perfetto attribuendo alla sola Camera dei deputati il compito di dare o revocare la fiducia al Governo i costituzionalisti hanno detto no.
"Pur essendo noi convinti dell'opportunità di interventi riformatori che investano l'attuale bicameralismo e i rapporti fra Stato e Regioni, l'orientamento che esprimiamo è contrario, nel merito, a questo testo di riforma. Non siamo fra coloro che indicano questa riforma come l'anticamera di uno stravolgimento totale dei principi della nostra Costituzione e di una sorta di nuovo autoritarismo. Siamo però preoccupati che un processo di riforma, pur originato da condivisibili intenti di miglioramento della funzionalità delle nostre istituzioni, si sia tradotto infine, per i contenuti ad esso dati e per le modalità del suo esame e della sua approvazione parlamentare, nonché della sua presentazione al pubblico in vista del voto popolare, in una potenziale fonte di nuove disfunzioni del sistema istituzionale e nell'appannamento di alcuni dei criteri portanti dell'impianto e dello spirito della Costituzione".
Questo parte del del PDF firmato da autorevoli costituzionalisti come Enzo Cheli, Valerio Onida, Ugo De Siervo, Gianmaria Flick, Gustavo Zagrebelsky, Lorenza Carlassarre, Antonio Baldassarre, Francesco Paolo Casavola, Andrea Manzella, Guido Neppi Modona, Luigi Mazzella, Paolo Maddalena.
Ma perché questa grande preoccupazione sul testo della riforma? Cosa non convince i costituzionalisti? L'abbiamo schematizzato per voi:
1) Perché il testo della riforma si presenta come risultato raggiunto da una maggioranza parlamentare anziché di un consenso maturato fra le forze politiche. Il fatto che esso sia poi sottoposto addirittura ad un referendum per approvazione si presenta come decisione determinante ai fini della permanenza o meno in carica del Governo con il rischio di strumentalizzare (ancora una volta) il referendum. La Costituzione, non è (e non dovrebbe essere) espressione di un indirizzo di governo o del prevalere di alcune forze politiche su altre ma espressione delle reali esigenze del Paese. Già nel 2001 la riforma del titolo V (approvata in Parlamento con una ristretta maggioranza) e avallata poi dal referendum, è stato riconosciuto da molti come un errore... Non si dovrebbe imparare, forse, dal passato?
2) Perché l'obiettivo di un superamento del cosiddetto bicameralismo perfetto e l'attribuzione alla sola Camera dei Deputati del compito di dare o revocare la fiducia al Governo darebbe vita ad un Senato estremamente indebolito.
3) Perché si andrebbero a configurare una pluralità di procedimenti legislativi differenziati a seconda delle modalità di intervento del Senato con evidenti rischi di incertezze e conflitti.
4) Perché alle Regioni verrebbe tolto quasi ogni spazio di competenza legislativa, rendendole prive di reale autonomia anche sul piano finanziario e fiscale (mentre si lascia intatto l'ordinamento delle sole Regioni speciali!). Non è stato infatti considerato che manca una coerente legislazione statale di attuazione del riparto di competenze Stato-Regioni. Si tende, sostanzialmente, (a soli quindici anni di distanza dalla riforma del 2001 ) a rovesciare l'impostazione attuale di decentramento "stato-regioni" con il conseguente svilimento del sistema.
5) Perché il buon funzionamento delle istituzioni non è un problema di costi bensì di equilibrio fra organi diversi che non si può risolvere tout court limitando il numero di senatori e sopprimendo tutte le Province. Non bisognerebbe, forse, rivedere e razionalizzare le dimensioni territoriali di tutti gli enti in cui si articola la Repubblica per ridurre i costi?
6) Perché l'elettore sarebbe costretto ad un voto unico, su un testo non omogeneo, facendo prevalere, in un senso o nell'altro, ragioni politiche estranee al merito della legge: se invece ci fosse la possibilità di votare separatamente sui singoli grandi temi in esso affrontati non sarebbe, forse, un voto più ragionato ed opportuno?