mercoledì 20 giugno 2012

NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE


Mi ripeto, lo so. Ma di fronte allo spettacolo offerto dai grandi della terra oggi e da un Consiglio d'Europa domani, dal quale è illecito attendersi grandi cose, non è facile non fare commenti. Il G20, anche per sua natura, non può deliberare grandi cose, al massimo, come avvenuto, l'allargamento del firewall del Fondo Monetario Internazionale. E' in atto un penoso scaricabarile tra i reali colpevoli della crisi (le banche americane, George Bush e Alan Greenspan che si sono voltati dall'altra parte per non vedere quanto accadeva sotto i loro occhi), con Obama che tenta senza troppa convinzione di accusare l'Europa di zavorrare gli USA, e l'Europa che gli ricorda le sue responsabilità e non è disposta ad accettare fervorini da nessuno. Ma l'appuntamento cruciale, lo sappiamo bene, è quello del 28 giugno al Consiglio d'Europa: un probabilissimo nulla di fatto pregiudicherebbe irreparabilmente la prosecuzione dell'Euro in quanto moneta e dell'Eurozona in quanto espressione geografica. La Germania ha già delineato la sua posizione: niente rinegoziazione (neppure dilatoria)  del debito greco, niente eurobond, niente project bond, niente mutamento delle prerogative della BCE sul versante delle politiche monetarie, un no parziale all'unione bancaria, un no assoluto ad una eventuale futura unione politica. L'unico sì che la Merkel è autorizzata a pronunciare è quello relativo all'unione fiscale, il fiscal compact, perchè presuppone comuni politiche e discipline di bilancio. Insomma, ancora e solo sacrifici. Il Consiglio di Europa si chiuderà con il consueto nulla di fatto, a parte qualche poco convinto annuncio di misure sempre differite ad un futuro indecifrabile. Se le cose dovessero disgraziatamente andare così, il break up dell'Euro sarebbe solo questione di tempo. L'unico modo per scongiurare quello che, francamente, appare ormai ineludibile, sarebbe quello di pervenire ad una unione politica. Gli Stati Uniti d'Europa, come sottolineato in un precedente post, si troverebbero nella condizione di schiacciare gli USA, sia economicamente che finanziariamente. Ma conoscendo Regno Unito, Germania e Francia, nazioni dotate di una fortissima identità nazionale, l'ipotesi di una confederazioni di stati europei appare piuttosto remota. I mercati, che hanno il fiuto buono hanno perfettamente capito dove andremo a parare e, complice la bolla dei derivati e la speculazione internazionale sui titoli di stato di mezza Europa, decreteranno la fine dell'eurozona, Germania compresa. Se l'unica salvezza per l'Euro e l'Unione Europea è costituita dalla creazione di una confederazione di stati sul modello americano, possiamo esser certi che la fine è vicina. La Spagna è un paese di fatto in fallimento, almeno in senso tecnico, considerata anche la stretta connessione con le sue banche. Il problema è che, al pari o quasi dell'Italia, non esiste denaro sufficiente per salvarla. Una volta crollata la Spagna sarebbe la volta dell'Italia, poi della Francia ecc. Per queste nazioni, troppo grandi per fallire, non esiste fondo salvastati al mondo che possa correre in soccorso. Ecco perchè insistiamo sull'unione poitica, perchè solo una confederazione di stati si può fondare sul principio della mutualità e della sussidiarietà, e con una vera banca centrale sarebbe possibile attuare una politica monetaria conveniente. Ma dal momento che tutto ciò è impossibile per gli egoismi e i tornaconti personali dei singoli stati membri, faremo (almeno lo spero) l'unica cosa sulla quale siamo d'accordo tutti, Germania esclusa, (tanto per cambiare): uscire dall'euro tutti insieme. Un ritorno alle valute nazionali ordinato e pilotato non sarebbe catastrofico, e dopo un paio di anni di svalutazione inflattiva, i motori delle nostre economie potrebbero ripartire. Solo la Germania, l'unico paese che ha realmente avuto grossi benefici dall'euro, sarebbe penalizzata con una valuta troppo apprezzata. Ma a questo punto, sia detto con il massimo rispetto, sono solo fatti loro. Si sono messi per traverso davanti a qualsiasi tentativo per salvare la moneta unica, hanno solo saputo imporre politiche lacrime e sangue, hanno massacrato, imponendo i loro stupidi criteri mezza Europa, sarebbe auspicabile, se non altro, un futuro fosco anche per loro. Insomma, in definitiva, non è possibile stravolgere gli equilibri tra i vari poteri di uno stato sovrano: le politiche non possono essere decise o pesantemente influenzate dai mercati finanziari, non ci possiamo rassegnare a vivere in una dittatura finanziaria. Non possiamo continuare a pendere dalle labbra dell’andamento delle Borse e dei mercati, trasalire per ogni punto di spread in più o in meno. Ci dobbiamo riprendere la nostra sovranità, non solo politica, ma anche economica e monetaria, basta con i vassallaggi della Germania. Fa venire una grande malinconia assistere a questa piena sottomissione, a questo presentarci con il cappello in mano dinanzi la BCE o il FMI. Non ha fallito solo l’Euro per i contrapposti egoismi degli stati membri, ha fallito il capitalismo. Nel descrivere la sua parabola finale sprigiona il peggiore dei suoi veleni, la recessione, la depressione. In cauda venenum.