Mi ripeto, lo so. Ma di fronte
allo spettacolo offerto dai grandi della terra oggi e da un Consiglio d'Europa
domani, dal quale è illecito attendersi grandi cose, non è facile non fare
commenti. Il G20, anche per sua natura, non può deliberare grandi cose, al
massimo, come avvenuto, l'allargamento del firewall del Fondo Monetario
Internazionale. E' in atto un penoso scaricabarile tra i reali colpevoli della
crisi (le banche americane, George Bush e Alan Greenspan che si sono voltati
dall'altra parte per non vedere quanto accadeva sotto i loro occhi), con Obama
che tenta senza troppa convinzione di accusare l'Europa di zavorrare gli USA, e
l'Europa che gli ricorda le sue responsabilità e non è disposta ad accettare
fervorini da nessuno. Ma l'appuntamento cruciale, lo sappiamo bene, è quello
del 28 giugno al Consiglio d'Europa: un probabilissimo nulla di fatto
pregiudicherebbe irreparabilmente la prosecuzione dell'Euro in quanto moneta e
dell'Eurozona in quanto espressione geografica. La Germania ha già delineato la
sua posizione: niente rinegoziazione (neppure dilatoria) del debito greco, niente eurobond, niente
project bond, niente mutamento delle prerogative della BCE sul versante delle
politiche monetarie, un no parziale all'unione bancaria, un no assoluto ad una
eventuale futura unione politica. L'unico sì che la Merkel è autorizzata a
pronunciare è quello relativo all'unione fiscale, il fiscal compact, perchè
presuppone comuni politiche e discipline di bilancio. Insomma, ancora e solo
sacrifici. Il Consiglio di Europa si chiuderà con il consueto nulla di fatto, a
parte qualche poco convinto annuncio di misure sempre differite ad un futuro
indecifrabile. Se le cose dovessero disgraziatamente andare così, il break up
dell'Euro sarebbe solo questione di tempo. L'unico modo per scongiurare quello
che, francamente, appare ormai ineludibile, sarebbe quello di pervenire ad una
unione politica. Gli Stati Uniti d'Europa, come sottolineato in un precedente
post, si troverebbero nella condizione di schiacciare gli USA, sia economicamente
che finanziariamente. Ma conoscendo Regno Unito, Germania e Francia, nazioni
dotate di una fortissima identità nazionale, l'ipotesi di una confederazioni di
stati europei appare piuttosto remota. I mercati, che hanno il fiuto buono
hanno perfettamente capito dove andremo a parare e, complice la bolla dei
derivati e la speculazione internazionale sui titoli di stato di mezza Europa,
decreteranno la fine dell'eurozona, Germania compresa. Se l'unica salvezza per
l'Euro e l'Unione Europea è costituita dalla creazione di una confederazione di
stati sul modello americano, possiamo esser certi che la fine è vicina. La
Spagna è un paese di fatto in fallimento, almeno in senso tecnico, considerata
anche la stretta connessione con le sue banche. Il problema è che, al pari o
quasi dell'Italia, non esiste denaro sufficiente per salvarla. Una volta
crollata la Spagna sarebbe la volta dell'Italia, poi della Francia ecc. Per
queste nazioni, troppo grandi per fallire, non esiste fondo salvastati al mondo
che possa correre in soccorso. Ecco perchè insistiamo sull'unione poitica,
perchè solo una confederazione di stati si può fondare sul principio della
mutualità e della sussidiarietà, e con una vera banca centrale sarebbe
possibile attuare una politica monetaria conveniente. Ma dal momento che tutto
ciò è impossibile per gli egoismi e i tornaconti personali dei singoli stati
membri, faremo (almeno lo spero) l'unica cosa sulla quale siamo d'accordo
tutti, Germania esclusa, (tanto per cambiare): uscire dall'euro tutti insieme.
Un ritorno alle valute nazionali ordinato e pilotato non sarebbe catastrofico,
e dopo un paio di anni di svalutazione inflattiva, i motori delle nostre
economie potrebbero ripartire. Solo la Germania, l'unico paese che ha realmente
avuto grossi benefici dall'euro, sarebbe penalizzata con una valuta troppo
apprezzata. Ma a questo punto, sia detto con il massimo rispetto, sono solo
fatti loro. Si sono messi per traverso davanti a qualsiasi tentativo per salvare
la moneta unica, hanno solo saputo imporre politiche lacrime e sangue, hanno
massacrato, imponendo i loro stupidi criteri mezza Europa, sarebbe auspicabile,
se non altro, un futuro fosco anche per loro. Insomma, in definitiva, non è
possibile stravolgere gli equilibri tra i vari poteri di uno stato sovrano: le
politiche non possono essere decise o pesantemente influenzate dai mercati
finanziari, non ci possiamo rassegnare a vivere in una dittatura finanziaria.
Non possiamo continuare a pendere dalle labbra dell’andamento delle Borse e dei
mercati, trasalire per ogni punto di spread in più o in meno. Ci dobbiamo
riprendere la nostra sovranità, non solo politica, ma anche economica e
monetaria, basta con i vassallaggi della Germania. Fa venire una grande
malinconia assistere a questa piena sottomissione, a questo presentarci con il
cappello in mano dinanzi la BCE o il FMI. Non ha fallito solo l’Euro per i
contrapposti egoismi degli stati membri, ha fallito il capitalismo. Nel
descrivere la sua parabola finale sprigiona il peggiore dei suoi veleni, la
recessione, la depressione. In cauda venenum.